Camerun, nessun contatto con i rapitori dei religiosi sequestrati

I tre religiosi, due preti italiani e una suora canadese, sono stati prelevati nella notte tra venerdì e sabato scorsi

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In Camerun, tutto ancora tace. Non si hanno notizie dei preti italiani don Gianantonio Allegri e don Giampaolo Marta e della canadese suor Gilberte Bussier, sequestrati da non meglio identificati uomini armati nella notte tra il 4 e il 5 aprile nella diocesi di Maroua-Mokolo, nel nord del Paese africano. “Fino a questo momento non è giunta alcuna richiesta da parte dei rapitori dei due sacerdoti Fidei Donum italiani e della religiosa canadese”, dicono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa del Camerun.

Il governatore della regione dell’Estremo Nord, Awa Fonka Augustine, assicura che “tutte le uscite dal Paese sono state bloccate poco dopo il rapimento. Le Forze di sicurezza stanno rastrellando la zona con tutti i mezzi a disposizione”.

Sebbene non vi siano state rivendicazioni ufficiali, molti osservatori indicano come responsabile del rapimento il gruppo armato Boko Haram, giunto dalla confinante Nigeria. È per questo che non è esclusa l’ipotesi per cui i sequestrati siano stati trasferiti in una zona oltrefrontiera. “Gli investigatori – rivela inoltre una fonte di Fides – sospettano che i rapitori abbiano beneficiato di complicità locali che hanno permesso di eludere i controlli”.

“Speriamo di poter avere presto buone notizie, anche se sappiamo che questa zona non è certo la più pacifica del mondo”: dice all’agenzia Misna padre Leopoldo Rossi, sacerdote Fidei Donum vicentino contattato a Maroua dopo il sequestro dei missionari in servizio in questa diocesi del Camerun. “Il sequestro – dice padre Leopoldo – ci ha colti di sorpresa perché nonostante questo sia un posto difficile nei giorni precedenti non c’erano stati motivi di preoccupazione particolare”.

Non trapela alcuna informazione nemmeno dalla diocesi di Vicenza, da cui provengono i due sacerdoti italiani nelle mani dei rapitori. “Della sorte dei missionari rapiti – ha sottolineato mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza – non sappiamo davvero nulla di certo; non si può dire se stiamo bene, se siano salvi o nelle mani di chi”.

Facendo proprio l’invito al riserbo del Ministero degli Esteri italiano, il vescovo afferma: “Ogni illazione potrebbe risultare dannosa rispetto alla speranza da tutti condivisa di arrivare a una soluzione positiva; ogni comunicazione ufficiale e diretta è interrotta e alcune ipotesi circa il gruppo che potrebbe aver sequestrato i religiosi o il ritrovamento di un deposito di armi al momento non trovano conferme”.

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ZENIT Staff

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