Il 10 aprile avrebbe compiuto 76 anni. E invece alle 8 di questa mattina, mentre si prendeva cura del suo piccolo giardino, padre Frans van der Lugt è stato prelevato da due uomini armati e ucciso con due colpi alla tempia. La brutale esecuzione è avvenuta di fronte agli abitanti di Homs, che in questi tre anni di guerra civile siriana il gesuita non aveva mai voluto abbandonare.
A raccontare l’accaduto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre è padre Ziad Hilal, gesuita responsabile dei progetti per i rifugiati ad Homs e appena rientrato in Siria da un viaggio in Europa, a sua volta informato da un cristiano che si trovava con padre van der Lugt nel centro storico della città. Soltanto tre mesi fa l’appello del religioso olandese postato su Youtube era stato ripreso dai media di tutto il mondo. «Noi cristiani e musulmani non accettiamo di morire ad Homs», aveva esclamato, lui unico europeo rimasto nella martoriata città siriana.
Padre Franz era giunto in Siria nel 1967 e fino qualche settimana fa, nell’antico e semidistrutto monastero in cui viveva, dava rifugio a ottantanove cristiani. Poi lo scorso febbraio una tregua fulminea di soli tre giorni ha permesso ad alcuni fedeli di fuggire. Ad Homs sono rimasti appena venticinque cristiani, ma padre Franz non ha voluto abbandonarli.
«Padre Franz era per me l’incarnazione di Gesù in terra – afferma padre Ziad – pronto a morire per gli altri, si preoccupava di tutti eccetto se stesso. Era una fonte inesauribile di speranza per ognuno di noi».
Padre Hilal aveva parlato per l’ultima volta con il suo confratello via web a fine marzo, mentre si trovava a Bruxelles per un incontro organizzato da ACS con alcuni rappresentanti dell’Unione europea. «Abbiamo parlato dell’incontro al Consiglio europeo con i rappresentati e anche del prossimo compleanno di padre Franz, che pensavamo di festeggiare insieme».