È raro che a Palermo piova nel mese di aprile e ancor più si abbatta sulla città un autentico nubifragio. Ma questo non ha scoraggiato il “popolo della vita” che anche quest’anno ha attraversato allegramente il centro cittadino a sostegno dei principi non negoziabili, vita-famiglia-educazione sui quali deve fondarsi una società a misura d’uomo. Sì, flagellato dalla pioggia ma allegramente, sulle note dell’Inno alla Gioia e della… Primavera di Vivaldi.
La marcia della vita è partita puntualmente al suono dello shofar, lo strumento a fiato fatto di un corno vuoto di ariete. Usato dagli antichi ebrei per suonare l’allarme e convocare le assemblee, questa volta ha dato il segnale con il quale il “popolo della vita” ha iniziato ad attraversare il deserto della “cultura della morte “del nostro tempo. Apriva infatti il corteo un passeggino vuoto con un cartello “Volevo esserci anch’io”, a ricordo dei sei milioni di italiani che non sono venuti alla vita da quando è in vigore la legge 194 che ha legalizzato l’aborto. L’unica nota mesta ma doverosa.
Poi una folla di bimbi riparati sotto i teloni sostenuti dai genitori facevano sentire la loro presenza gridando i “propri” slogan oltre a quelli della marcia. E ancora gli scout, il gonfalone del comune di Palermo, sacerdoti cattolici e pastori evangelici, e il variopinto mondo delle 70 associazioni che hanno aderito alla Marcia per la Vita, costellato di striscioni, ombrelli aperti, palloncini e cartelli multicolori.
Nonostante l’acquazzone si intensificasse, gli slogan, le preghiere, le musiche e il suono dello shofar facevano a gara a sovrapporsi. La folla, che ha sfiorato le duemila unità, ha così raggiunto Piazza Verdi, dove Lea, una splendida mamma di 10 figli, ha testimoniato della gioia che ha riempito la sua attività di madre e di moglie. Ha parlato della sua rinuncia ad un ottimo lavoro e relativo stipendio, necessaria ad accudire i figli, e di alcune problematiche mediche che hanno accompagnato le sue gravidanze e la sua vita. E ancora: dei medici che a volte volevano indurla ad abortire e della sua determinazione a difendere la vita. Ha taciuto pudicamente dei tanti sacrifici perché in lei la nota dominante è la gioia di essersi consacrata allo splendido ruolo di mamma (una parola che taluni vorrebbero sostituire con “genitore n…”) nell’assenza quasi totale di sostegni ed incentivi da parte delle pubbliche amministrazioni. Una gioia testimoniata dalla presenza del forte sposo e dei figli (tutti in ottima salute) che le facevano corona intorno. Sono stati infine comunicati i messaggi di benedizione di due pastori evangelici e di cinque vescovi siciliani.
A marcia conclusa, nella vicina chiesa di Sant’Ignazio, stracolma di un popolo bagnato, è stata celebrata la Santa Messa dai sacerdoti partecipanti al corteo. L’omelia è stata un autentica lectio: dalla resurrezione di Lazzaro al gender alla società liquida e ai danni collaterali di Bauman. E nonostante l’ora ormai tarda e l’umidità che impregnava i presenti non è fuggito nessuno; anzi… la lode a Dio si è levata maestosa sulle note dell’organo e dei canti, in un clima di grande concentrazione, suggellando così una giornata spesa nella difesa della vita, ma anche di una “promozione della famiglia sempre più oggetto di approssimative valutazioni socio-culturali e di una non adeguata attenzione politica da parte della classe dirigente”, come ha trasmesso il card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nel suo messaggio ai manifestanti.