Non c'è storia senza amore né famiglia

Fondamento del matrimonio non è una “attrazione romantica” ma un patto di fedeltà fatto davanti a un Altro

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«Sempre si litiga nel matrimonio, ma il segreto è che l’amore è più forte del momento in cui si litiga».

All’udienza di mercoledì scorso Papa Francesco ha richiamato l’attenzione sulla famiglia, con la chiarezza ed il coraggio di sempre, partendo dal matrimonio e dalla sua audace pretesa: l’essere, quell’uomo e quella donna che nel sacramento si uniscono, immagine di Dio. È la differenza che permette ad un’unione di andare oltre se stessa e diventare molto di più del semplice incontro tra due persone.

L’amore cui fa riferimento il Santo Padre non è l’attrazione romantica o istintiva da giorno di san Valentino, che svanisce ancor più rapidamente di quanto non sia nata. Dio, ha ricordato Papa Bergoglio, davvero fa di un uomo e una donna una sola carne, e il suo disegno «si attua nella fragilità della condizione umana: il legame infatti è sempre con il Signore».

Nel rapporto a due, dunque, c’è un Altro, un garante, nella fedeltà al quale si trova la forza e la pazienza per andare avanti, cioè quelle leve mancando le quali possono nascere drammi e sofferenze indicibili, sempre più spesso sui bambini. Nell’ultimo rapporto Caritas sulla povertà, False partenze, è contenuta un’indagine su un campione significativo di 466 persone intercettate nei centri di ascolto, nelle mense, nei dormitori e nei consultori familiari. Il 15% di esse risulta separato, il 12% ha anche figli. Al femminile il fenomeno si declina con l’indigenza per disoccupazione e per la mancata corresponsione degli alimenti  da parte dell’ex marito. Ma nel caso dei papà si aggiunge la mancanza di un alloggio. La ricerca prova inoltre che la separazione peggiora fino a quattro volte l’emergenza abitativa, costringendo gli ex coniugi a tornare a casa dai genitori oppure ad essere ospitati da amici o a cercare ricovero nei dormitori, l’accesso ai quali, dopo la rottura di un legame, passa dall’1,5% al 18,3%. Infine, il rapporto Caritas documenta l’aggravamento dei problemi relazionali con i figli per entrambi i genitori e l’insorgenza di disturbi psicosomatici. 

Perché accade tutto ciò? Perché tanti nuclei familiari, e sempre più matrimoni, anche cattolici, vanno in frantumi? Probabilmente perché s’è smarrita la memoria e la consapevolezza di quel Terzo, garante. Ne è rimasto uno sbiadito ricordo, da tirar fuori a Natale o magari alla Cresima dei figli, insieme al vestito elegante, ma avulso dalla vita quotidiana, travolta da concretissimi dolori, guai e rancori.

Di fronte a questi fenomeni la famiglia cristiana è chiamata a non rinchiudersi dietro le porte blindate, perché non è una monade ma la prima cellula della società. E questo la carica di responsabilità. «Nella fragilità della natura umana – ha ammonito d’altra parte il Pontefice – l’importante è mantenere vivo un rapporto con Dio». Non è facile, dal momento che per arrivare a Lui, come ricordava Simone Weil, «dobbiamo attraversare lo spessore infinito del tempo e dello spazio». Eppure, è necessario: «Nei rapporti fra Dio e l’uomo, l’amore è il più grande possibile. È grande come la distanza che dev’esser superata».

Per sognare ancora un futuro, perché continuino ad esistere l’uomo, la famiglia, la società.

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Vincenzo Bertolone

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