Il grido della vita

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

L’episodio del Vangelo odierno è inserito in un contesto in cui Gesù stesso corre il rischio di essere messo a morte. Il brano precedente, infatti, si conclude con il tentativo di lapidazione di Gesù da parte dei Giudei, mentre il brano seguente registra una riunione del Sinedrio che delibera la morte di Gesù. Egli è in pericolo: la sua vita precipita ormai verso la morte, eppure decide di esporsi andando a Betània per ridare la vita all’amico morto. Il testo si divide in tre parti seguendo il filo della narrazione, che presenta tre scene ambientate in tre luoghi diversi: al di là del Giordano, nei pressi di Betània, davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. 

Meditazione

Nella prima scena, al di là del Giordano (Gv 11,1-16), di Lazzaro si dice che è malato, addormentato, morto. Abbiamo così un crescendo: dalla malattia al sonno, simbolo di morte, fino alla morte reale. Ma Lazzaro è colui che ami (il verbo greco è filein), cioè un uomo a cui Gesù è legato da un profondo sentimento di amicizia. Mentre nei confronti di Marta e Maria l’evangelista scrive che Gesù le voleva molto bene (il verbo greco è agapao, cioè amore gratuito e incondizionato di Dio). E pur amandole con tale amore, Gesù non risponde subito alla loro chiamata, aspetta che l’amico muoia e venga sepolto. Insensibilità? Paura di essere ucciso? I tempi di Dio non corrispondono mai alle nostre attese e alle nostre logiche. Troppo spesso inchiodiamo il Cristo alle nostre pretese, invece di inchiodare le nostre attese e pretese alla croce di Cristo! E dopo qualche giorno Gesù affronta con amore e coraggio il rischio della morte per mantenere fedeltà all’amicizia.

Nella seconda scena, appena fuori Betania (Gv 11,17-37), Gesù viene rimproverato per il suo ritardo ben due volte e con le stesse parole dalle due sorelle. Marta, però, fa una profonda professione di fede in Gesù Messia e Figlio di Dio. Maria, invece, scoppia a piangere. E le sue lacrime toccano il cuore di Gesù a tal punto da farlo scoppiare in pianto. Dio piange! Dio si turba, non è indifferente al nostro dolore, anzi va in collera, prova un forte sdegno di fronte alla morte. La terza scena, davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11,38-44), presenta una preghiera, un grido e una chiamata alla vita da parte di Gesù. Il grido viene espresso con il raro verbo greco krazein: quattro volte la folla griderà: «Crocifiggilo!»; una volta Gesù grida: «Lazzaro, vieni fuori!». In bocca agli uomini è un grido di morte. In bocca a Gesù è un grido di vita… 

Preghiera

Signore Gesù, amico di intima amicizia, di libertà infinito respiro, sii ogni giorno fedele compagno nell’inquieta notte della fede per restituire la gioia a chi in te crede. 

Agire

Oggi cercherò di essere amorevole compagnia nell’ascolto accogliente di chi vive situazioni difficili, di chi versa lacrime di dolore…

Meditazione del giorno a cura di monsignorMario Russotto, vescovo di Caltanissetta, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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