Cosa significa essere genitore adottivo di un adolescente

Anche le mamme e i papà sono chiamati a maturare insieme ai loro figli

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L’adozione è un missione fondata sui pilastri dell’accoglienza, dell’ascolto, dell’educazione e della testimonianza. I genitori adottivi, quando compiono i primi passi insieme ai figli, qualunque età essi abbiano, sono chiamati ad una accoglienza che introduce i figli nella loro vita familiare, attraverso un ascolto silenzioso ed attento che racchiude una duplice finalità: quella di conoscere la storia dei loro figli e quella di permettere ai figli di farsi conoscere dai loro genitori.

Il filo sottile dell’ascolto cuce il tessuto familiare attraverso una conoscenza reciproca. Con il passare del tempo si rischia di cadere nella tentazione di conoscere l’altro e conseguentemente di prestare scarso ascolto alle loro esigenze. Questa disattenzione trova il suo aggravio proprio nell’adolescenza, un tempo di cambiamenti per tutta la famiglia.

Un adolescente nella sua crescita vive contemporaneamente due esperienze contrastanti: da un lato cerca la propria autonomia e dell’altro si scopre debole ed insicuro nell’operare le scelte della vita.

Il giusto dosaggio tra queste due dimensioni è la sapiente formula per vivere bene l’adolescenza. Ma questo discernimento sul presente, la memoria del passato e l’utopia verso il futuro è ancora in fase di maturazione. La realtà, che gli adolescenti vivono, è molto diversa: l’esagerazione, l’esuberanza e l’estremizzazione sono elementi caratteristici di questa età adolescenziale.

E se questo è valido per tutti gli adolescenti, diventa ancora più forte per i figli adottivi adolescenti, che oltre a vivere con slancio la proiezione verso il loro futuro, sono ancorati ad un passato segnato da piaghe dolorose, che gli impedisce di avere quel giusto discernimento sul presente.

I figli adottivi hanno una speranza verso il futuro maggiore rispetto ai loro coetanei, e questo è dovuto principalmente alle privazioni, ai sacrifici e alle rinuncie che hanno vissuto nel passato. Per questa ragione, non solo la loro irruenza è molto più accentuata, ma anche le loro pretese sono maggiori.

Questo induce facilmente a pensare alle difficoltà maggiori che un genitore adottivo deve affrontare, perchè è chiamato a vivere nell’arco della stessa giornata cambiamenti repentini dell’umore dei propri figli. E’ facile assistere a situazioni nelle quali i figli manifestano gioia verso i loro genitori, e dopo qualche minuto sentire parole di disprezzo o sentimenti d’incomprensione.

In questi casi l’atteggiamento di ascolto da parte di un genitore diventa molto difficile da vivere. Normalmente si reagisce con tante forme di oppressione e divieti che la maggior parte delle volte risultano inutili e controproducenti.

Anche se queste situazioni sembrano apparire fallimentari, questi sono momenti basilari nella vita della famiglia, perchè se si trova la forza e il coraggio di non rispondere alla provocazione e di rimane nel silenzio, i genitori stanno compiendo la loro missione educativa.

Educare significa permettere ai figli di essere sinceri con se stessi e con gli altri, per tirare fuori tutto quello che gli passa nel loro cuore. Putroppo, è opinione comune che educare significhi solo dare regole e controllare che vengano rispettate. Questo è sicuramente importante che avvenga, ma l’educazione non si può limitare solo all’impartire regole, altrimenti si rischia di condurre i figli ad una obbedienza formale ed esteriore. Educare significa arrivare al cuore dei figli, per conoscere la profondità dei loro pensieri.

E una volta avvenuta questa conoscenza del loro animo, non serve dare tante spiegazioni che spesso si trasformano in pesi che un adolescente non è in grado di portare.

L’educazione è efficace quando passa attraverso la testimonianza di un genitore verso il figlio, una testimonianza vera nella quale non devono essere esaltate le proprie virtù, ma vengono condivise le proprie debolezze e i propri fallimenti.

Quanto è bello per un adolescente sentirsi dire dal genitore: “Sai, anch’io ho avuto la tua stessa difficoltà, il tuo stesso problema, e quanto ho sofferto. Per questo ti capisco e tua papà ti è vicino, e tu puoi parlarmi quando vuoi, io sarà sempre acconto a te per ascoltarti”; oppure: “quante volte non ho ascoltato mio padre e mia madre, e ti capisco quando vuoi decidere da sola, senza consultarmi, quello che è meglio per te; ma se vuoi possiamo parlarne insieme”

La testimonianza non ha nulla a che fare con l’autoritarismo. La testimonianza è una condivisione di esperienze per cercare di invogliare il figlio ad aprire il proprio cuore. Non è semplice trovare il giusto dosaggio tra autorità e testimonianza, tra ascolto e rimprovero, tra regole e comprensione.

Proprio perchè non esiste un manuale di istruzioni da cui attingere, non è possibile fare le cosidette casistiche, molto gradite ai genitori troppo rigoristi o troppo lassisti. Essere genitore di un adolescente non è semplice, così come è molto complicato per il figlio vivere l’adolescenza. Questa difficoltà può trasformarsi in una possibilità di crescita e maturazione per tutti. Non dimentichiamoci mai che non solo i figli devono crescere, ma anche i genitori sono chiamati a maturare insieme ai figli.

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Osvaldo Rinaldi

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