"La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, per eliminare una persona”, scrive il Pontefice. E sottolinea che “la più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore”.
Il Vescovo di Roma spiega poi che nelle nostre società si riscontra e addirittura viene promosso “il dominio tirannico” di una logica economica e della cultura dello scarto che “esclude e a volte uccide”. Non si tratta solo del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: il fatto, cioè che - come già denunciava nella Evangelium Gaudium - nel contesto attuale “gli esclusi non sono solo ‘sfruttati, ma rifiutati, considerati come 'avanzi'”.
Il crollo demografico, con una piramide che vede crescere il numero degli anziani rispetto a quello dei giovani, rivela, secondo il Papa, “l’esclusione della persona anziana, specie se malata, con disabilità”. A questo proposito il Pontefice ha precisato che “alla base delle discriminazioni e delle esclusioni vi è una questione antropologica” ed ha quindi domandato: "Quanto vale l’uomo e su che cosa si basa questo suo valore?”.
“La salute è certamente un valore importante”, afferma il Santo Padre, “ma non determina il valore della persona"; inoltre la salute "non è di per sé garanzia di felicità”, dal momento che ci si può sentire realizzati anche una salute precaria. Una persona anziana può soffrire molto più per l'abbandono e "la privazione di amore” che per una malattia.
Come risposta a questa mancanza d’amore, il Papa indica la famiglia che - scrive - "è maestra di accoglienza e solidarietà”. E' infatti “in seno alla famiglia che l’educazione attinge in maniera sostanziale alle relazioni di solidarietà”. E “nella famiglia – rimarca - si può imparare che la perdita della salute non è una ragione per discriminare alcune vite umane”. Da questo punto di vista, la famiglia è effettivamente una 'cellula fondamentale della società', perché "insegna a non cadere nell’individualismo e ad equilibrare l’io con il noi”.
Il Papa conclude infine il suo Messaggio ribadendo che “una società è veramente accogliente nei confronti della vita", quando insegna "che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità”. “È questo - esorta Francesco - il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere”.