Il Papa riconsidera il modello della famiglia

Bergoglio pone il problema della convivenza e del dialogo tra le diverse generazioni

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Il Papa ha pubblicato il documento contenente le sue proposte per il prossimo Sinodo sulla famiglia: coerentemente con la concezione del  governo collegiale della Chiesa, non si tratta di una sorta di direttiva volta a delimitare o a condizionare il dibattito, ma di un contributo che Bergoglio trasmette ai confratelli nell’Episcopato come “primus inter pares”; in ogni loro assemblea, è naturale che trovi posto anche il parere del Vescovo di Roma.

Sul merito del documento, vale la pena di soffermarsi laddove pone un problema insito nello stesso modello di famiglia coniugale. In essa, la convivenza, per non parlare della condivisione dei mezzi di sostentamento, è sempre più spesso limitata al marito, alla moglie e ai figli.

L’isolamento degli anziani, e di conseguenza l’isolamento dagli anziani, è determinato, oltre che dall’emigrazione e dalla impossibilità di occuparsene, anche dal tipo stesso di abitazioni proprio delle città, completamente diverso da quello tradizionale degli insediamenti agricoli. Pensiamo al fatto che le scelte compiute dalle grandi società immobiliari sono state a volte condizionate da una loro convergenza di interessi con le imprese che gestiscono le case di riposo private.

L’atomizzazione dei nuclei familiari costituisce comunque  certamente una della cause – benchè non  l’unica, nè probabilmente la più importante – della crisi di tante coppie, che finiscono per considerare come esclusivo e fine a sè stesso il rapporto tra marito e moglie.

Soprattutto, però, l’assenza degli anziani, cioè dei nonni, dalla educazione dei bambini ha fatto venir meno nelle nuove generazioni la trasmissione della memoria collettiva, che aveva sempre costituito un elemento essenziale sia della socializzazione, sia della educazione.

Se pensiamo all’esperienza, alla saggezza, all’umanità che ci è derivata dal contatto con i vecchi e dalla loro narrazione, ci rendiamo conto del danno subito dalle nuove generazioni, che ne sono ormai prive.

L’attuale crisi economica e sociale ha però aggiunto a questa situazione un ulteriore elemento paradossale: gli anziani sostengono, grazie alle loro pensioni e alle minori necessità personali, i giovani, sempre più spesso disoccupati o sotto occupati.

Se la famiglia, intesa come nucleo economico, tende di nuovo ad allargarsi, dopo avere scontato fin dall’inizio dell’industrializzazione la tendenza a restringersi, perchè non trarre da questa situazione una opportunità per ristabilire anche un rapporto di carattere culturale ed affettivo?

Monsignor Paglia, commentando in televisione l’intervento del Papa sull’attuale condizione dei nuclei familiari, l’ha efficacemente descritta come un edificio in cui non vi sono nè scale, nè ascensori che colegano tra loro i diversi piani, intendendo come tali le diverse generazioni. Non dimentichiamo che ristabilendo il rapporto tra giovani ed anziani, si rafforza anche quello tra i collaterali, che condividono una stessa discendenza.

Questo nuovo contributo del Papa costituisce un’altra importante manifestazione della sua appartenenza ad una cultura extraeuropea, propria cioè di una realtà in cui la memoria della famiglia patriarcale è più recente, o dove addirittura essa, almeno in parte, sopravvive.

Non dimentichiamo che esistono anche modelli sociali in cui l’antitesi tra famiglia coniugale e famiglia patriarcale non è sentita negli stessi termini completamente alternativi che noi conosciamo. La tradizione confuciana, che si estende a tutti i Paesi dell’Estremo Oriente, trasferisce il rapporto gerarchico proprio del patriarcato praticamente in tutte le aggregazioni sociali, dalle imprese fino allo Stato.

Ciò permette in primo luogo una minore conflittualità, una maggior integrazione e collaborazione tra capitale e lavoro, ma anche tra governanti e governati, come pure una maggior capacità di resistere ai contraccolpi della crisi economica.

Si discute tanto con superficialità e provocazione sul problema dell’ammissione ai Sacramenti dei divorziati risposati e se esso verrà posto nel Sinodo, ma è altrettanto indubbio che la situazione in cui ci troviamo può anche portare ad un rafforzamento dei vincoli coniugali, e più in generale dei rapporti familiari.

La Chiesa si conferma capace di affrontare la contingenza, ma nel contempo di cogliere le tendenze storiche che nel lungo periodo potrebbero permettere di superarne le conseguenze e le manifestazioni più estreme.

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Alfonso Maria Bruno

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