Egitto: una copta a capo del partito Dostour

Hala Shukrallah si batte da anni per i diritti della donna, in famiglia e nella società

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“L’importante è esserci. Di fatto non importa che tu sia copto o musulmano, uomo o donna, se credi nei diritti del cittadini e hai una visione per la società nel suo insieme”. Queste le parole pronunciate da Hala Shukrallah, in un’intervista al quotidiano egiziano Al Ahram, a seguito della propria elezione alla guida del partito liberale al-Dostour.

Nonostante l’affermazione della Shukrallah non si può fare a meno di sottolineare l’eccezionalità dell’evento: si tratta della prima volta che nella storia della politica egiziana non solo una donna, ma una donna copta, viene eletta a capo di un partito, ottenendo ben 107 voti su 204, seguita da un’altra donna Gamila Ismail con 57 voti e dal medico Hussam Abd al-Ghaffar con 23 voti. Una vittoria schiacciante che la vede succedere al fondatore del partito Mohammed El Baradei, che continuerà a essere il Presidente onorario.

Ebbene, il Partito al-Dostour nasce il 28 aprile 2012 con il motto “Pane, libertà, giustizia sociale” e con l’intenzione di attirare a sé parte del contesto liberale egiziano, puntando su attivisti e giovani. Dal novembre 2012 è entrato a fare parte del Fronte di Salvezza Nazionale ovvero di quel contenitore variegato e polimorfo di idee liberali nato per opporsi allo strapotere di Mohammed Morsi e dei Fratelli musulmani.

Hala Shukrallah è nata nel 1954, quindi è cresciuta nell’Egitto laico di Gamal Abd al-Nasser in cui la cittadinanza prevaleva sull’appartenenza religiosa. Ben presto diventa un’attivista politica nel movimento al-Ahaly, studia all’estero in Canada e Gran Bretagna, ma conclusi gli studi rientra nel proprio paese e si dedica all’attività sociale e alla promozione dei diritti umani.

L’operato della neo-presidente del Dostour ricorda quello di Mona Mina, la prima donna, anche lei copta, a capo del sindacato dei medici egiziani, eletta lo scorso dicembre. Entrambe si sono conquistate rispetto e fiducia partendo dal basso, aiutando e proteggendo i cittadini egiziani. Non a caso, la Shukrallah, in una delle tante interviste rilasciate negli ultimi giorni, ha ribadito il proprio desiderio di proseguire in questa direzione: “Questo è un partito che si baserà sulla partecipazione costruita sul consenso. Ci svilupperemo nei vari governatorati. Non sarà un partito che avrà come base Il Cairo”.

Siffatta affermazione conferma la lucidità negli obiettivi nella convinzione che non sia sufficiente il consenso della popolazione della capitale e dei grandi centri urbani. La Shukrallah ha compreso appieno che il terreno da sottrarre ai Fratelli musulmani è quello delle aree rurali e dei piccoli centri. Non solo, ma ha altresì chiaro in mente che il fronte liberale deve fare fronte comune ed emergere per opporsi a quello che oggi in Egitto sembra l’unico binomio esistente: vecchio regime-Fratelli musulmani. E in vista delle prossime elezioni presidenziali che si terranno nei prossimi mesi, afferma che il partito sosterrà il candidato che proporrà un’agenda e una visione democratiche.

Dalle sue parole e dalla sua biografia emerge l’immagine di una donna risoluta e con le idee ben chiare. Proprio come Mona Mina che il 9 febbraio scorso ha sconvolto l’opinione pubblica annunciando le proprie dimissioni dal sindacato dei medici denunciando quanto segue: “Il sindacato ha bisogno di un esercito di persone unite, se questo esercito non c’è o è diviso e lacerato internamente invece di agire in sinergia per vincere la nostra battaglia, allora non sarò io a guidare quella battaglia”.

Ebbene, il 22 febbraio ha ritirato le dimissioni dopo che l’assemblea generale del sindacato le ha riconfermato la fiducia e si è ricompattata. Mona Mina, soddisfatta, ha quindi commentato: “Posso affermare che l’esercito cui facevo riferimento quando mi sono dimessa, ora si sta formando. Quindi ho dovuto ritirare le dimissioni per unirmi all’esercito dei medici che deve combattere battaglie epocali”.

Ebbene, se a tutto ciò si aggiunge l’importanza conferita alla donna nella nuova costituzione, si può affermare che gli egiziani posso intravedere la luce in fondo al tunnel. All’articolo 53 la nuova costituzione si ribadisce: “Tutti i cittadini sono uguali innanzi alla legge, hanno pari diritti, libertà e doveri generali, non è ammessa discriminazione in base alla religione, al credo, al sesso, all’origine, alla discendenza, al colore, alla lingua […] o qualsiasi altra ragione”. Non solo, l’articolo 11 rappresenta un enorme passo in avanti e una conferma della volontà dei legislatori di superare i limiti imposti dalla sharia: “Lo Stato si impegna a garantire l’uguaglianza tra donna e uomo in tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali in base ai principi previsti dalla costituzione. Lo Stato si adopererà per assumere misure volte a garantire alla donna una rappresentanza adeguata nelle assemblee rappresentative, in seno ai limiti previsti dalla legge, così come a garantire alla donna il diritto ad assumere incarichi pubblici e incarichi amministrativi di rilievo nello Stato, nelle alte cariche giudiziarie senza discriminazione. Lo Stato si impegna a tutelare la donna contro ogni genere di violenza e si impegna a sostenere la donna al fine che possa conciliare la gestione della famiglia e le esigenze del lavoro. Così come si impegna a provvedere alla tutela e alla difesa della maternità, dell’infanzia, della donna con una famiglia numerosa, della donna anziana e delle donne più abbienti”.

Ed è sicuramente grazie a donne come Mona Mina e Hala Shukrallah che l’inchiostro della costituzione egiziana, potrà trasformarsi in passi concreti verso una vera uguaglianza che corrisponde altresì nel riconoscimento dell’autorità femminile non solo nella famiglia, ma soprattutto nella società.

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Valentina Colombo

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