Il libro si presenta come un glossario ragionato di bioetica con testi brevi e piacevoli, facili da leggere. I contenuti sono frutto di meditazioni ragionate e approfondite. Il fine è quello di cogliere il senso della pratica bioetica. Sostiene l’autore che il problema non è se “questo si può fare” o “questo non si può fare”, ma capire cosa “è meglio e giusto fare”.
Non si parla di norme, ma si cerca d’introdurre chi legge al ragionamento senza sopraffare la dignità ed il cuore umano. Per ogni voce del glossario ci sono dei riferimenti bibliografici per approfondire il significato del termine.
Bellieni insegna Terapia Neonatale alla Scuola di Specializzazione in pediatria dell’Università di Siena. È membro della European Society of Pediatric Research, del Direttivo Nazionale del gruppo di Studio sul Dolore della Società Italiana di Neonatologia, della Pontificia Accademia Pro Vitaed è stato membro del Comitè Scientifique des Journèes Francophones de Rècherche en Nèonatologie. È membro del direttivo nazionale dell’associazione Scienza e Vita ed è Segretario del Comitato di Bioetica della Società Italiana di Pediatria.
È editorialista de L’Osservatore Romano, scrive sul quotidiano Avvenire, collabora con ZENIT, Il Sussidiario, L’Occidentale. Da anni è impegnato nella ricerca nel campo della neurofisiologiae della sensorialitá feto-neonatale. Ha brevettato apparecchi elettromedicali per la valutazione del dolore del neonato e per l’insonorizzazione delle termoculle neonatali. Dirige la collana di bioetica dell’editore Cantagalli. ZENIT lo ha intervistato.
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Perchè questo libro? Crede che non ci sia abbastanza conoscenza vera dei termini di bioetica?
Bellieni: C’è tanta confusione sui termini della bioetica, e questo richiede di puntualizzarli; questo libro è un contributo a questo lavoro che, rivolgendosi ad un pubblico vasto, può poi trovare maggior approfondimento in testi specifici. ma bisogna rifondare le basi, perché se domandate in giro cosa è un feto, che ocsa è l’eutanasia troverete tante risposte spesso sbagliate magari non moralmente ma almeno scientificamente.
Quale criterio ha usato per scegliere i 28 termini di cui dà una lettura originale?
Bellieni: Sono i termini più usati nel dibattito sui temi etici, un ABC per imparare le prime parole. Perché per ricostruire un vocabolario non si può poretendere tutto e subito. La maggior parte dei termini sono stati scelti per la contiguità col mio lavoro di medico e neonatologo di oltre vent’anni.
Nell’introduzione al libro, lei parla di tre chiavi di lettura e cioè realismo, ragione ed empatia. Può spiegarci che cosa intende dire?
Bellieni: Che oggi si pensa a torto che la bioetica sia solo quella delle norme: “Si fa”, oppure “Non si fa”. Invece l’etica, la morale, nasce in primis dall’amore: un gesto può essere anche innocuo, ma se non è basato sull’interesse per l’altro, sull’amore per l’altro, allora nasce male, è un gesto burocratico. Ma l’amore non basta, perché deve basarsi anche sulla ragione e sul realismo: infatti per amore si rischia di fare del male, se non si considerano tutti i dati della questione (realismo) e non si considera il significato del gesto che si compie o del soggetto che si ha davanti (ragione).
In conclusione afferma che la cultura dello scarto va superata da una cultura dell’amore e della ragione. Può dirci di più?
Bellieni: Respiriamo tutti la cultura dello scarto, che è proprio la negazione dell’amore e della ragione, dato che tramuta la creazione o una sua parte in qualcosa che si può o si deve buttar via. Bisogna ricostruire una cultura dell’amore e della ragione, entrambe ali di una buona etica. Senza l’una o l’altra, un gesto anche nobile resta zoppo.
Tra l’altro, è stata proprio ZENIT ad ospitare e diffondere molte delle sue osservazioni e suggestioni, anche per quanto riguarda “L’ABC della bioetica”…
Bellieni: Sono grato a ZENIT per la possibilità che mi ha offerto in questi anni di pubblicare le mie osservazioni e le storie che reputavo di commentare. Tuttavia, ZENIT – come altri giornali in cui scrivo – non compare citato in questo libro perché la bibliografia è volutamente scarna, mi autocito veramente pochissimo (solo 3 volte), e – oltre al catechismo e alcuni discorsi papali – cito solo testi scientifici laici. ZENIT ha avuto la cortesia di pubblicare periodicamente le pagine di questa raccolta, e in questo ha fatto un regalo a me, e spero gradito ai lettori.
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Facoltà di Bioetica: Emmanuele Di Leo edileo@upra.org