Seduto sull’aereo fermo in pista, con i motori al massimo, attendo il decollo. Il tempo è piovigginoso, c’è una fitta nebbia stagnante: mi pervade un senso di pigrizia e di sonnolenza. E’ l’alba.
Siamo pregati di spegnere il telefonino: lo ricevo come un invito a tagliare il rapporto con gli uomini per privilegiare quello con Dio. Alla successiva raccomandazione di allacciare le cinture, avverti che sei chiamato a deciderti per Dio, a legarti a Lui, qualunque cosa accada.
Sono tutti momenti, passaggi che mi scuotono, mi svegliano per fare attenzione alla meraviglia che accade, in pista e soprattutto nel tuo animo, quando ci si fida e ci si abbandona.
Sulla pista l’aereo ha una partenza decisa, perentoria, determinata e con una progressione di velocità tale da farti schiacciare la schiena contro il sedile…
Poi il balzo, il decollo…Meno male…perché a quella velocità non si può stare sulla terra; è il cielo la pista per quella velocità; l’aereo è fatto per abitare l’altezza; salendo s’inerpica, s’impenna, aggredisce il cielo con determinazione, in un rumore inizialmente assordante.
Su, su, vola per qualche minuto fra nuvole, nebbia e acqua. Vorresti quasi aiutarlo nell’operazione faticosa dello stacco. Al serbatoio è chiesto di donare un notevole consumo di carburante per abitare il cielo.
A te è chiesto di spendere, per amore, il tuo io, ottimo carburante che ti consente di possedere e godere Dio.
Ciao da p. Andrea
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