Secondo una relazione svolta da mons. Vojtěch Cikrle al Pontificio Consiglio per la Famiglia anche nella Repubblica Ceca, la Chiesa deve fare i conti con la crisi della famiglia. Le statistiche sui divorzi, gli aborti, le convivenze e le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso non si differenziano da quelle dei Paesi dell’Europa occidentale.
A ciò si aggiunge la mancanza di politiche adeguate a sostegno della famiglia.
La Chiesa ceca ha cercato rispondere a questi mutamenti adeguando la pastorale familiare ai tempi. A cominciare dalla preparazione al matrimonio delle giovani coppie: i corsi pre-matrimoniali organizzati nelle parrocchie sono sempre più oggi corsi interdisciplinari che si avvalgono del contributo di teologi, giuristi, psicologi, medici e coppie sposate che portano le loro testimonianze.
Sono stati inoltre promossi vari programmi specifici: dalla creazione di associazioni giovanili per educare al valore della castità pre-matrimoniale, alle cosiddette “scuole di vita per fidanzati”, a vari programmi per fidanzati promossi dai movimenti ecclesiali. La Chiesa locale si occupa inoltre dell’assistenza alle coppie sposate in crisi attraverso la sua rete di consultori familiari.
In un intervista che ci è stata fornita dal SEDOC ed è stata tradotta in italiano dal Programma Ceco della Radio Vaticana, mons. Dominik Duka OP, Presidente della Conferenza Episcopale Ceca ha spiegato:
“Non credo che la secolarizzazione della societá ceca sia da attribuire esclusivamente ai quarant’anni di dittatura comunista. L’area geografica della ex-Cecoslovacchia aveva cominciato a subire questo processo già a partire dall´Ottocento. Il XX secolo ha portato cambiamenti drammatici per la Chiesa cattolica locale: tra queste la nascita della Chiesa cecoslovacca hussita, conseguenza della crisi di fede causata dalla Prima Guerra Mondiale, e dell’affermarsi di un patriottismo radicale, con una forte componente nazionalistica. Un ulteriore duro colpo alla Chiesa cattolica nell’allora Cecoslovacchia sono stati gli effetti della Seconda Guerra Mondiale, in particolare l’espulsione dal Paese, nell’immediato dopoguerra, di un quarto dei cattolici di lingua tedesca (Benes Dekrete, ndr). La Regione dei Sudeti, dalla quale i tedeschi furono espulsi, perse la sua identità culturale, economica e religiosa. Giá prima della salita al potere dei comunisti nel 1948, quindi, la Chiesa cattolica aveva già perso circa 40% dei suoi fedeli. A questo vanno aggiunti la chiusura dei seminari e l’invio nei campi di concentramento nazisti del 12% di sacerdoti cecoslovacchi durantela guerra. Conla salita al potere dei comunisti sono crollati i pilastri su cui si reggeva anche la Chiesa in Cecoslovacchia: le comunitá contadine, la borghesia urbana e l‘aristocrazia. Sotto il comunismo, inoltre, ci sono state due grandi ondate emigratorie, una nel 1948 (dopo la salita al governo dei comunisti, ndr) e una nel 1968 (durante Primavera di Praga, ndr). A tutto questo va aggiunta evidentemente l´ateizzazione forzata condotta dal regime (da non confondere peraltro con la secolarizzazione).
Oggi, le statistiche a livello nazionale non indicano una diminuzione dei fedeli che partecipano alle funzioni religiose. L’urbanizzazione ha indubbiamente modificato la gestione tradizionale nelle parrocchie delle aree rurali, con conseguenti nuovi modi di partecipazione alla vita religiosa (ad esempio tramite la radio o la televisione). É vero che, dopo il boom registrato negli anni ´90, c´é stato un calo considerevole delle vocazioni, ma questo non significa chela Chiesa Cecaabbia meno vocazioni rispetto ad altri Paesi europei. Per quanto riguarda la frequenza alle Messe, nelle aree con un’alta densità demografica non si nota una sostanziale differenza di partecipazione tra le varie generazioni.
Negli ultimi 25 anni di libertà, La Chiesa ceca ha intrapreso un significativo processo di rinnovamento. Sono state riorganizzate tutte le parrocchie con il necessario accorpamento di quelle rurali; abbiamo cappellani nelle carceri, negli ospedali e nelle caserme Questo servizio spirituale è molto apprezzato dalla società e porta i suoi frutti. É stata rinnovata la vita religiosa nei conventi maschili e femminili e l´insegnamento nelle scuole cattoliche. Le scuole gestite dalla Chiesa godono di un grande prestigio e non sono scuole solo per le elite. Importante l’impegno nelle opere caritative: la Caritas ceca é la piú grande organizzazione non governativa e la sua opera è apprezzata da tutta la societá (basti guardare al successo dell’annuale Colletta dei Tre Magi che, da quando è stata istituita, 14 anni fa, registra ogni anno un nuovo record di fondi raccolti. Tra i progetti più riusciti, inoltre, c’è la pastorale giovanile nelle scuole e nelle diocesi. La catechesi nelle aree rurali, invece, richiede nuove strategie a causa dello spopolamento delle campagne.
Infine, la Chiesa é molto presente e apprezzata nei mezzi di comunicazione. Sono stati creati un canale televisivo privato cattolico, Tv Noe, e una emittente radiofonica, Radio Proglas. Notevole la presenza della Chiesa nell’editoria.
Alla domanda circa l’invito di Papa Francesco ad andare nelle “periferie esistenziali“ del mondo per portare il Vangelo. Come recepisce la Chiesa ceca questa esortazione? Monsignor Duka ha risposto: “Da diversi anni ormai la Chiesa ha messo in campo varie iniziative per la nuova evangelizzazione. A partire dal Sinodo per l’Europa, in molte comunità e movimenti è stato introdotta l’idea della pre-evangelizzazione Molti di questi programmi sono sostenuti da fondazioni cattoliche come Aiuto alla Chiesa e Renovabis. Tra questi progetti: le missioni dei bus dei campi scuola estivi; corsi di etica tenuti da educatori nelle scuole in occasione delle feste cristiane (Natale, Pasqua, Ognissanti, Festa di San Venceslao). Inoltre in molte città, da alcuni anni ci sono le Missioni cittadine”.
Come si sta preparando la Chiesa ceca al prossimo Sinodo Straordinario sulla famiglia? Qual’è la situazione della famiglia oggi nel Paese?
“Il questionario sui temi della famiglia é stato distribuito in tutte le parrocchie. Ora stiamo procedendo alla raccolta e analisi dei dati.(...). Le sfide ala famiglia oggi nella Repubblica ceca vengono dai modelli negativi proposti dai media e dalle iniziative legislative (v. box sotto, ndr). Mi riferisco, ad esempio, alle unioni civili, di fatto equiparate al matrimonio anche per i finanziamenti, ai danni delle famiglie tradizionali. Sono temi affrontati dagli organismi ecclesiali nelle sedi istituzionali A questo si aggiungono le iniziative dei del movimento Pro Vita”.
Come sono i rapporti ecumenici con le altre Chiese cristiane ceche?
“Penso che i 40 anni di persecuzione delle Chiese cristiane siano rimaste nella memoria ecumenica e portino alla reciproca fiducia e collaborazione. Questa nostra esperienza comune si é espressa durante la preparazione della Legge n.428/2012 sulla gestione patrimoniale tra lo Stato, le Chiese e le comunità religiose.La Repubblica Cecaé stata l´unico Paese al mondo dove le Chiese cristiane e le comunità ebraiche siano riuscite a trovare un accordo. Come cattolici eravamo consapevoli del fatto (..) che il perdono e la riconciliazione non si debbano esprimere solamente nei gesti, ma nell´impegno concreto verso la giustizia storica”.
“La questione della restituzione dei beni confiscati in passato alle Chiese ha inciso sui rapporti con nuovi governi democratici? Come sono questi rapporti?
“I rapporti tra la Chiesa e lo Stato, dopo 1989, non sono stati tesi. Possiamo valutare gli ultimi 25 anni li come un modello di collaborazione. Sin dall’inizio ci sono state trattative bilaterali con tutti i governi democratici che si sono succeduti in questi anni, quali che fosse l´orientamento politico delle coalizioni al potere. Il testo finale della Legge n.428/2012 é nato dal dialogo e dal reciproco rispetto tra i Governi legittimi che rappresentato lo Stato e le Chiese. La legge è stata approvata dal Parlamento, eletto democraticamente ed è stata confermata dalla sentenza della Corte costituzionale. L´accordo impegna lo Stato non solo legalmente , ma anche giuridicamente ad applicare la legge approvata. Occorre capre che un compromesso era necessario. In una democrazia le controversie si risolvono discutendo, non con lo scontro. Non bisogna dimenticare che l´attuale processo di restituzione parziale del patrimonio ecclesiastico deve regolare quello che è stato fatto per tutto il XX secolo”.