“Sai, Andrea, ho letto alcuni tuoi libretti. Mi piacciono proprio”. E mi sottolineò alcuni brani e qualche parabola che maggiormente lo ha colpito, definendoli particolarmente: contemplazione carmelitana.
E’ proprio un vedere Dio sotto le cose e gli avvenimenti; lasciarsi sorprendere da fatti e da episodi all’apparenza normali, leggere ogni cosa, piccola o grande; riceverne un insegnamento, una riflessione, una scintilla di vita. E’ comunione dei carismi anche scrivere e donare alla chiesa e al mondo la vita e i frutti del proprio carisma.
“Gli episodi e le parabole che vi leggo – continua p. Emilio – si potrebbero incastonare qua e là nei vari scritti dei nostri santi, si avverte il gusto d’un contemplativo che li esprime.”
“Grazie Emilio; sono particolarmente lusingato da questi apprezzamenti e soprattutto dalla tua rassicurazione sul mio essere carmelitano”. E gli ho manifestato il mio pensiero:
“Sono contento che anche dai miei scritti si deduca che sono carmelitano. Mi convince una volta in più che l’impegno più importante non è mostrare il proprio carisma, ma annaffiare la radice della carità.
Vivere la carità, carisma di tutti i carismi, fino alla sua massima espressione dell’Unità. Questa radice coltivata permette all’albero della chiesa di irrobustire e armonizzare tutti i rami dei suoi vari carismi donando molti frutti distinti e specifici.”
“Sono contento – conclude – di scrivere la presentazione di uno dei tuoi prossimi libretti”.
Ciao da p. Andrea
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