"Abbiamo avuto un incontro personale con Cristo e vorremmo che anche altri lo facciano" (Prima parte)

Padre Eduardo Robles-Gil, LC, racconta come guiderà i Legionari di Cristo e il Regnum Christi in questa nuova fase della loro storia

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I Legionari di Cristo stanno vivendo una svolta epocale nella loro settantennale storia. Dopo la sua elezione da avvenuta lo scorso 20 gennaio durante il Capitolo Generale, e dopo la conferma da parte di papa Francesco, padre Eduardo Robles-Gil, LC, avrà il compito di guidare una congregazione rinnovata, con nuove costituzioni e un carisma meglio definito, come richiesto dopo la visita apostolica avviata da papa Benedetto XVI.

Termina così un periodo in cui la congregazione è stata guidata da un Delegato Pontificio, il cardinale Velasio De Paolis. Un percorso durato quattro anni e segnato dal pesante scandalo, svelato nel 2009, sulla “doppia vita” del fondatore, Marcial Maciel. Il carisma della Legione e del Regnum Christi, però, non si identifica con il fondatore, né tantomeno con le sue azioni più o meno malvagie.

La storia dei Legionari di Cristo e del movimento Regnum Christi è qualcosa che va molto al di là delle sue ombre. Tantissime sono le luci e il futuro pone molte sfide tanto difficili quanto stimolanti.

A colloquio con ZENIT, padre Eduardo Robles-Gil ha raccontato la sua storia personale di vocazione sacerdotale e come affronterà l’incarico appena ricevuto.

Padre Eduardo, come è nata la sua vocazione sacerdotale? Perché ha scelto di entrare nella Legione di Cristo?

Padre Eduardo Robles-Gil: Possiamo dire che la mia vocazione è davvero nata con la mia vita cosciente. Ho compiuto i miei studi elementari all’Istituto Cumbres, quindi i primi sacerdoti che ho conosciuto da vicino sono stati i Legionari di Cristo. Pur avendo avuto due zii sacerdoti – cugini di mia madre, un gesuita e un marista – e, anche se andavo a messa e a confessarmi dai domenicani in parrocchia, i sacerdoti con cui più avevo a che fare erano i Legionari di Cristo.

Poi ho iniziato gli studi all’Università Anahuac, anch’essa dei Legionari di Cristo, e sono entrato nel Movimento Regnum Christi. Quindi non ho mai immaginato il sacerdozio fuori dalla Legione, perché è in questo movimento che ho incontrato Cristo e scoperto la sua chiamata.

Nel 1969 stavo iniziando l’ultimo anno di baccellierato e fu l’anno in cui fu avviata la sezione giovanile del Regnum Christi a Città del Messico. Quando iniziai l’università, un amico – che ha un fratello che oggi è legionario ed è anche padre capitolare – entrò nel movimento e, nel 1972, mi invitò a farne parte. Nel 1975 completai gli studi di ingegneria e mi consacrai a Dio come laico nel Regnum Christi, due anni prima di entrare nella Legione.

Si aspettava di poter essere eletto a questo incarico di grande responsabilità?

Padre Eduardo Robles-Gil: In realtà all’inizio non pensavo affatto che sarei stato eletto. Molti di noi pensavano a padre Sylvester Heereman, che, a mio avviso, ha fatto un ottimo lavoro nel periodo in cui ha sostituito padre Alvaro Corcuera l’anno scorso. Tuttavia Papa Francesco ci ha chiesto di eleggere il superiore generale, secondo le Costituzioni del 1994 che fissano l’età minima per questa carica a 40 anni. Padre Sylvester ne ha 39, quindi non era eleggibile.

Iniziai a pensare di poter essere eletto per questa carica soltanto quando, alla mia partenza dal Messico, qualcuno scherzando iniziò a dire che sarei stato come il Papa quando va in Vaticano per il conclave. Nessun cardinale sa con certezza se sarà eletto papa o se tornerà a casa. Per questo motivo mi sono domandato: che succederà se mi eleggono? Nella Legione, però, ho imparato: “Ti seguirò, Signore, ovunque tu vada, ti seguirò ovunque tu mi porti”. E mi sono toccati incarichi o paesi cui avrei preferito rinunciare, perché ero già contento di quelli che ricoprivo. In fondo sapevo che dovevo accettare. Anche perché, come prescrivono le costituzioni, abbiamo l’obbligo dell’obbedienza e il Capitolo è la suprema autorità dell’Istituto.

In questa nuova fase della storia della congregazione, come vivrà (o rivivrà) il carisma dei Legionari di Cristo, specie ora che avete definitivamente rinnegato la figura del fondatore? In particolare come vivrà lei questo carisma, in qualità di direttore generale?

Padre Eduardo Robles-Gil: Dobbiamo tener conto che il Vangelo di San Giovanni (cfr. Gv 15,16) ci dice chiaramente che non siamo noi ad aver scelto Lui ma è Lui ad aver scelto noi e ad averci inviato perché diamo frutto, in quanto mandati da nostro Signore. La Chiesa, i discepoli, gli Apostoli, i fondatori, tutti i soggetti della pastorale sono mandati dal Signore. In una congregazione, il carisma è una realtà soprannaturale in cui ti senti identificato, chiamato: nel mio caso, io sono entrato nel movimento Regnum Christi, un movimento di apostolato, che punta a trasformare la vita delle persone e della società attraverso un incontro personale con Cristo vivo e lasciando che sia Lui a fare di ogni persona un apostolo e un missionario. Quando ricevi un carisma, comprendi che Dio ti ha incontrato e tu hai risposto alla sua chiamata. Si può sempre approfondire di più perché è una realtà che non è semplicemente un’idea umana. C’è una dottrina della chiesa che è dogmatica e che si applica ai sacramenti: può capitare che ci sia un sacerdote indegno, tuttavia il sacramento che ci conferisce è valido poiché la grazia attua ex opere operato. E in qualche modo Dio Nostro Signore lo fa anche con noi. Guardando alla storia della Chiesa, abbiamo avuto papi indegni, eppure la Chiesa ha continuato ad esistere e a compiere la sua missione perché è opera di Dio. A noi Legionari è capitato qualcosa del genere.

Come si armonizza l’obbedienza con il carisma?

Padre Eduardo Robles-Gil: Quanto all’obbedienza, la Chiesa oggi ci insegna – come spiega il magistero del Concilio Vaticano II e anche quello successivo – che è un discernimento, in cui superiore e sottoposto cercano insieme la volontà di Dio. Io non mi ritrovo nell’idea di una obbedienza cieca: nella Legione abbiamo imparato che essa viene motivata dalla fede. Nel dialogo fiducioso con il superiore, il sottoposto può avere delle perplessità che può esporre liberamente, ma l’obbedienza non cambia: il modello è Cristo nelle mani di suo Padre: “Non sia fatta la mia volontà ma la Tua”. Se questo non avviene, non c’è vera obbedienza. Il discernimento è fare quello che ha fatto Gesù nel Getsemani. È anche importante capire che il superiore non è un padrone, ma che anche lui deve cercare sempre il volere di Dio e agire secondo le norme del diritto.

Il Santo Padre si è fatto presente con qualche indicazione per la configurazione del nuovo governo dell’Istituto. Cosa vi ha chiesto?

Padre Eduardo Robles-Gil: A dicembre, il Santo Padre ci ha chiesto di eleggere il direttore generale e due consiglieri generali. Inoltre si è riservato la nomina del vicario generale e di un consigliere. Ha poi indicato che le elezioni fatte dal Capitolo venissero confermate dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. Abbiamo riferito al Santo Padre l’elezione così come è avvenuta e lui ha confermato me come direttore generale e due dei consiglieri generali: padre Sylvester Heereman e padre Jesús Villagrasa. Egli ha nominato, secondo quanto aveva indicato tramite il Delegato, padre Juan José Arrieta vicario generale e padre Juan Sabadell consigliere generale. Il 6 febbraio Sua Eccellenza Mons. José Rodriguez Carballo, segretario della Congregazione, ci ha comunicato la conferma delle elezioni e i nominativi dei consiglieri prescelti dalla Santa Sede. Lo abbiamo accolto con un grande applauso in aula.

[La seconda parte sarà pubblicata domani, giovedì 13 febbraio]

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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