Con Francesco, per promuovere dialogo e pace contro violenza ed estremismo

L’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, nell’anniversario della Rivoluzione del ’79, richiama alla necessità di una “diplomazia religiosa” e auspica un incontro tra il Papa e il presidente Hassan Rouhani

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Quest’oggi, nel giorno del 35° anniversario della Rivoluzione che portò l’Iran a trasformarsi da monarchia in Repubblica Islamica, l’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede, Mohammad Taher Rabbani, ha incontrato la stampa italiana per discutere dei rapporti con il Vaticano e di altre questioni di stringente attualità.

Nella breve presentazione del suo Paese, l’ambasciatore ha ricordato che nel corso di questi trentacinque anni il popolo iraniano ha dato dimostrazione di grande maturità democratica recandosi costantemente alle urne, “caso unico in tutto il Golfo Persico”. Ultima testimonianza in tal senso sono state le elezioni presidenziali, che lo scorso maggio hanno portato al governo Hassan Rouhani. Il corso intrapreso dal nuovo leader è sulla linea di uno sviluppo dei rapporti diplomatici con l’estero. Specialmente, con la Santa Sede l’obiettivo che ci si prefigge è quello di “lavorare nei campi di comune interesse”. Uno di questi è la risoluzione della crisi siriana. A tal proposito, l’ambasciatore ha confermato che la Santa Sede rappresenta “un ottimo interlocutore per l’Iran”.

“Grande attenzione”, ha detto l’ambasciatore, “è rivolta dal popolo e dagli intellettuali iraniani nei confronti di Papa Francesco, per via della sensibilità mostrata dal Santo Padre verso gli indigenti e per il suo forte senso di giustizia”. Per questo in Iran si nutre grande fiducia nei confronti di papa Francesco, “una personalità ricolma di moralità e modestia”, l’ha definito l’ambasciatore Rabbani. Papa Bergoglio “cerca nel suo cammino e nel suo magistero di dare giustizia e combattere la discriminazione tra i popoli, sostituendo la libertà e il benessere all’autoritarismo; la pace, lo sviluppo e il progresso alla guerra e al versamento di sangue; la tolleranza alla violenza. Tutto ciò nel nome del benessere del mondo e nel rispetto della dignità umana”.

“In circa un anno della mia missione presso la Santa Sede – ha proseguito -, avendo avuto modo di conoscere da vicino il pensiero di Papa Francesco, posso dire che egli rappresenta un prezioso patrimonio di conoscenza e di scienza religiosa nel mondo contemporaneo”. L’ambasciatore ha dunque affermato che quotidianamente prega per papa Francesco, “affinché Dio gli conceda salute e lunga vita”. Il suo auspicio, inoltre, è che “in una circostanza favorevole si possa programmare un incontro tra il Santo Padre e il presidente iraniano Hassan Rouhani”.

Del resto, nel quadro di una cosiddetta “diplomazia religiosa”, l’Iran di Rouhani ha tutto l’interesse a rafforzare ulteriormente le relazioni con la Santa Sede. I due Stati, ha spiegato l’ambasciatore, “possono pianificare un programma mondiale contro la violenza e l’estremismo, al fine di far prevalere il dialogo e la pace”. La “diplomazia religiosa”, ha poi precisato, “si ispira agli insegnamenti delle religioni monoteistiche per tenere sempre aperto il canale della speranza”. Il mondo contemporaneo, che a parere dell’ambasciatore sta attraversando “condizioni molto critiche”, ha bisogno di questo tipo di diplomazia. L’ambasciatore ha dunque ricordato che una dimostrazione pratica di questo modus operandi a livello diplomatico “si è avuta lo scorso novembre, quando si è raggiunto l’accordo tra l’Iran e i Paesi del gruppo 5+1”. In un arco più lungo, con la buona volontà, “altri risultati in questo senso si potranno avere, grazie all’appoggio divino”.

Parlando della situazione dei cristiani nella Repubblica Islamica dell’Iran, l’ambasciatore ha spiegato che “in base agli articoli 12 e 13 della Costituzione iraniana, tutte le minoranze religiose possiedono alcuni diritti; la libertà di culto negli edifici religiosi, la libera associazione, la possibilità di essere giudicati secondo le loro norme religiose”. L’ambasciatore ha poi ricordato che in Iran ci sono cinque arcivescovi e che i cristiani hanno due rappresentanti (uno della Chiesa caldea e l’altro della comunità armena) all’interno del Parlamento iraniano.

Infine, l’ambasciatore ha spiegato che in questo momento in Iran si sta erigendo la Carta di cittadinanza, “di cui Rouhani ha parlato in campagna elettorale, nella quale vengono sanciti in modo chiaro i diritti di tutte le minoranze”.

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Federico Cenci

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