di Ann Schneible
ROMA, martedì, 31 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Lo scorso weekend, il Venerabile Collegio Inglese ha celebrato i suoi 650 dalla fondazione. Si tratta della più antica istituzione inglese fuori dall’Inghilterra e fu originariamente istituito come luogo d’accoglienza per i pellegrini inglesi e gallesi a Roma.
La struttura fu convertita in seminario nel 1579, anno in cui l’Inghilterra dichiarò illegale la formazione e l’ordinazione dei sacerdoti cattolici. Durante quel periodo di persecuzione, almeno 44 degli studenti del Collegio furono martirizzati poco dopo il loro ritorno in patria. Al giorno d’oggi il Collegio prosegue nella sua missione di servire la Chiesa d’Inghilterra, conservando le sue funzioni storiche: ospitalità ai pellegrini e formazione dei sacerdoti.
In occasione del 650° anniversario, Zenit ha intervistato padre Anthony Milner, tutore accademico del Venerabile Collegio Inglese, in merito alla storia della struttura.
Padre Milner, può spiegarci l’importanza dei pellegrinaggi, in particolare per i cattolici inglesi?
Milner: La storia dei pellegrinaggi affonda le radici negli anni compresi tra il 1300 e il 1350. A quel tempo, a Roma, era già attiva una sorta di confraternita che radunava uomini d’affari. Molti di loro, infatti, furono coinvolti nel servizio ai pellegrini, in special modo vendendo rosari, come attestano le documentazioni, ed altri oggetti religiosi. Costoro, però, crearono problemi – ci sono anche storie di pellegrini maltrattati – così la confraternita decise di procurarsi una nuova struttura dove i pellegrini inglesi sarebbero stati accolti al sicuro. Quindi, misero su un ostello per la ricezione dei pellegrini; i meno abbienti avevano diritto a 8 giorni di vitto e alloggio, mentre i più ricchi potevano averne 3.
In quegli anni l’Inghilterra era un paese cattolico e la Riforma era ancora lontana. Perciò molta gente viaggiava da e verso Roma, per farvi pellegrinaggio, in un’epoca in cui la città tornava a riempirsi dopo essere rimasta deserta per buona parte del XIV secolo.
Arrivavano, quindi, molti pellegrini dall’Inghilterra, sebbene, come sappiamo, il loro numero iniziò nuovamente a ridursi, a partire dalla Riforma protestante. Fu allora, nel XVI secolo, che il Collegio Inglese divenne un seminario. Tuttavia, per 200 anni, rimase principalmente un punto di accoglienza per pellegrini.
Infatti, nonostante non siamo in grado di ricevere tutti i pellegrini che vorremmo, a causa delle poche stanze, ne abbiamo ancora molti. Mi ricordo che nel 1987, quand’ero studente, in occasione della beatificazione di un gruppo di martiri inglesi, molti gruppi giunsero e noi li ospitammo, celebrammo messa qui: scoprirono una parte di loro, un pezzo d’Inghilterra, per così dire… Trovare un volto amichevole che parlava la loro lingua, li fece sentire a casa.
Di certo l’abitudine di accogliere i pellegrini in Roma è qualcosa che consideriamo parte della nostra eredità. In termini di formazione degli studenti, c’è un aspetto legato all’accoglienza degli altri, come una sorta di cura pastorale in senso lato. E agli studenti piace farlo, così come alla gente piace essere ricevuti da loro.
Che ruolo svolge l’eredità del Collegio nella formazione dei suoi studenti?
Milner: Durante i suoi primi cento anni come seminario, nel 1579, gli studenti che tornavano in Inghilterra, lo facevano mettendo a repentaglio le loro vite. Almeno 44 di loro furono giustiziati in patria e oggi sono considerati martiri: 10 di loro sono stati canonizzati, altri 26 beatificati. In totale, quindi, 36 di questi martiri sono stati elevati agli altari: si tratta quindi, indubbiamente, di una preziosa eredità e di una storia che ancora delinea il modo in cui noi formiamo gli studenti.
Fortunatamente i seminaristi di oggi non devono patire ciò che avvenne in passato, ma permane sempre l’idea di trovarsi missionari in mezzo ad un ambiente ostile. Questa predisposizione ad andare e predicare il Vangelo, anche quando la gente non vuole ascoltarlo, non è affatto un dato negativo.
La positività di Roma, come luogo di fede, della predicazione e del martirio di Pietro e Paolo e di molti altri santi e martiri, giunti ad limina apostolorum, è qualcosa di cui gli studenti sono fortemente consapevoli. Di certo loro comunicano quel tipo di fede a chi viene da noi come pellegrino. Quindi, quando la gente viene qui, non è per turismo; vengono in un luogo dove la fede Cattolica può essere come qualcosa di “molto inglese”. C’è gente che percepisce il cattolicesimo come una fede straniera, lontana; invece, fino alla Riforma, si trattava della religione di tutti gli inglesi. C’è davvero qualcosa di molto inglese qui al Collegio. Ed è davvero una parte significativa di ciò che siamo.
Qual è il significato del Te Deum per il Venerabile Collegio Inglese?
Milner: Abbiamo un’importante dipinto nella nostra chiesa, conosciuto come “il dipinto del martire”, realizzato da Durante Alberti nel 1581, due anni dopo la fondazione del seminario. Ogni volta che gli studenti apprendevano del martirio di un loro collega, si radunavano in Chiesa, davanti al dipinto del Signore, cantando il Te Deum di ringraziamento per la vita di quello studente. Per commemorare ciò, si prosegue questa tradizione. In questi anni si ripete in particolare ogni 1 dicembre, anniversario del martirio di Ralph Sherwin, primo dei nostri martiri di quel 1581. Inoltre, quando iniziamo un anno solare, cantiamo il Te Deum e, infine, riteniamo appropriato, in questo 650° anniversario della nostra presenza inglese, concludere la messa, nel giorno esatto dell’anniversario.