di Pietro Barbini

ROMA, martedì, 31 gennaio 2012 (ZENIT.org) - Oggi la Chiesa commemora San Giovanni Bosco, canonizzato da Pio XI nel 1934. Un Santo particolare, di grande umiltà e generosità, che svolse il suo ministero sacerdotale in un modo altrettanto particolare, che spese la sua vita al servizio dei bambini, e dunque, in difesa dei più deboli e indifesi.

Don Bosco, così da tutti chiamato e conosciuto, visse un’infanzia difficile. Ultimo di cinque figli, nacque a Castelnuovo d’Asti, nel 1815, da una famiglia di contadini e, a soli due anni perse il padre. Fu così cresciuto dalla mamma e dalla nonna paterna in una situazione familiare non facile.

Fin dalla tenera età Giovanni si dimostrò un bambino intelligente, sveglio e volonteroso. Con un discernimento che andava al di là dei suoi anni, ebbe subito ben chiara quale fosse la sua vocazione, grazie anche ad un sogno premonitore, avuto all’età di 9 anni.

Il piccolo Giovanni fece veramente di tutto per riuscire ad entrare in seminario. Per potersi pagare gli studi svolse innumerevoli lavori, lottando ininterrottamente, e strenuamente, con tutte le sue forze senza mai arrendersi nonostante le innumerevoli difficoltà che incontrò nel lungo percorso verso il tanto desiderato sacerdozio.

Da subito il suo ministero si caratterizzò per la cura e la difesa dei più piccoli, per i quali nutrì sempre un profondo amore. Si racconta, e lui stesso lo confermò nelle sue memorie, che per attirare i suoi coetanei alla preghiera, imparò giochi di prestigio, trucchi di magia e acrobazie da saltimbanco, organizzando dei piccoli spettacoli in parrocchia, naturalmente solo dopo aver recitato tutti assieme il rosario e aver ascoltato la lettura del vangelo.

Il sacerdote nel corso della sua vita salvò molti ragazzi dalla “strada”, orfani, ex detenuti e diseredati, difendendoli dallo sfruttamento minorile, molto diffuso in quegli anni, dando loro un “tetto”, un’istruzione, insegnando loro un mestiere ed avvicinandoli alla Chiesa. Con questo scopo, nel 1854 fondò la Società Salesiana e, nel 1872, con Santa Maria Domenica Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice (dette anche Salesiane di don Bosco).

Don Bosco può essere definito un eroe dei nostri tempi. La sua figura e il suo operato invita tutti ad una profonda riflessione sul tema sociale dei giovani, e la domanda che bisognerebbe porsi è una sola: cosa stiamo facendo veramente per il loro futuro? Ma non solo.

Se in quegli anni il problema era la povertà e l’abbandono di questi “piccoli”, lasciati girovagare per le strade, abbandonati, maltrattati e sfruttati da dei veri e propri padroni-aguzzini, che approfittavano della loro situazione di povertà, debolezza e vulnerabilità (cosa che succede tuttora nei paesi del terzo mondo), oggi la più grande piaga che sta invadendo l’Occidente è l’abbandono, e l’assoluta omertà di fronte al fenomeno dei cosiddetti bambini non-nati, ossia l’aborto.

In questo giorno don Bosco con la sua opera ci ricorda quello che fu il messaggio di Cristo: “Qualunque cosa fate a uno di questi piccoli, l’avete fatta a me”, spronandoci tutti a lavorare per questi piccoli, in particolare, sostenendo quelle mamme che molto spesso si trovano in una situazione di disperazione tale da non vedere altra soluzione che quella di abortire.