ROMA, lunedì, 30 gennaio 2012 (ZENIT.org).- Il monastero di Santa Colette in Assisi, in cui vive una comunità di clarisse francesi, si presenta come un luogo nevralgico di collegamento tra la Chiesa particolare in Francia e la Chiesa universale unita attorno al successore di san Pietro a Roma.
Tale vocazione è ben raffigurata dalla vicenda di santa Colette che la comunità si appresta a celebrare in modo particolarmente solenne quest’anno, in cui ricorre l’VIII Centenario da quando Chiara d’Assisi lasciò la propria casa per vivere il Vangelo sull’esempio di san Francesco, dando inzio a quella particolare forma di vita che diverrà l’ordine delle Clarisse.
Infatti domenica 5 febbraio monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, presiederà nella cappella del Monastero una solenne celebrazione eucaristica alle ore 11,00 adurante la quale sarà benedetta una nuova icona istoriata di santa Colette, di cui diamo di seguito una spiegazione.
Una nuova icona istoriata di santa Colette (cm 120×150) è stata commissionata in occasione dell’ottavo Centenario della consacrazione di santa Chiara, dal monastero delle clarisse francesi di Assisi, le Colettine, come è usuale chiamarle in terra umbra.
Questo titolo Colettine rispecchia una storia e un’identità specifica, ma nel frattempo s’inserisce nella grande tradizione dell’Ordine di Santa Chiara. Infatti, la riforma condotta da santa Colette aveva come fine di ritrovare il vigore spirituale della Regola di Chiara d’Assisi, in un’epoca in cui ormai pochi monasteri facevano riferimento ad essa.
All’epoca regnavano la carestia, la violenza e la miseria: è il periodo della “guerra dei Cento Anni”, in cui è coinvolto il regno di Francia. La Chiesa è lacerata a motivo dello Scisma d’Occidente: vi sono due papi, in alcuni anni persino tre! Gli ordini monastici attraversano un periodo di decadenza, mentre i frati Minori sono divisi in diverse osservanze.
Colette Boëllet (1381-1447) era una giovane donna di 25 anni che viveva in Picardia. Ebbeuna visione che le ingiunge di rinnovare l’eredità francescana. Il papa Benedetto XIII, che incontrò a Nizza, le donò il velo nero di clarissa e la nominò abbadessa delle religiose che volevano compiere una riforma dell’ordine clariano. In mezzo a pericoli e violenze, in quaranta anni, fondò diciotto monasteri da Besançon fino a Gand.
Tutto questo grazie all’appoggio delle case reali di Savoia, di Bourgogne, degli Armagnacs… Mistica, rivive la Passione ogni giorno; una vita ascetica, estasi, lacrime, rapimenti nel momento dell’Eucaristia! Coraggiosa nelle difficoltà, lotta contro il demonio e le sofferenze. Taumaturga, pacifica, è umile, e si denomina “la piccola ancella del Signore, indegna ed inutile serva”. Muore a Gand (Belgio) nel 1447.
Colette non cerca di compiere un’opera originale; voleva semplicemente essere fedele al pensiero dei fondatori. Così a Nizza aveva chiesto al Papa di poter “tenere la Regola che il glorioso padre san Francesco aveva dato alla gloriosa donna santa Chiara”. E questo era di una portata considerevole, perché la Regola di Urbano IV aveva quasi dappertutto soppiantato quella della fondatrice.Il grande merito di Colette è di avere, in qualche modo, ridato alle clarisse la loro Regola!
Dopo il Concilio Vaticano II, le clarisse francesi di Assisi hanno adottato le nuove Costituzioni Generali dell’Ordine delle Sorelle Povere, ma, come la maggior parte delle clarisse, rimane profondo il loro attaccamento a santa Colette, e sono consapevoli di essere responsabili di questo patrimonio ed esperienza ecclesiale: con grande sapienza, infatti, Colette ha saputo accogliere il carisma di Chiara e ridargli una forma istituzionale, che gli ha permesso di attraversare i secoli.Anche gli anni terribilmente difficili della Rivoluzione Francese non hanno potuto spegnere la fiamma che era stata così alimentata.
A proposito della nuova icona di santa Colette, suor Angela Emmanuela Scandella ha scritto: «Questa opera di Paolo Orlando è particolarmente eloquente nel comunicare che cosa è nella Chiesa l’autentica Tradizione, la trasmissione del Vangelo e la trasmissione di quel Vangelo vivente che è nella Chiesa un carisma.Chiara consegna la sua Forma de vita a Colette. Siamo riportate al tempo fecondissimo che corrisponde in Italia al movimento dell’Osservanza francescana. Rivestite di uno stesso abito, che rende riconoscibile la loro identità nella Chiesa, Chiara e Colette sono rivolte l’una verso l’altra: un dialogo silenzioso ed eloquente.
Al centro della tavola il gesto della consegna, dell’affidamento di ciò che è più prezioso per Chiara: la ‘sua’ Regola, quella che aveva sospirato credendo senza vedere sino all’ultimo della sua vita, affidata come figlia alla custodia premurosa della santa madre Chiesa.Figlia, sempre, del Padre celeste, della Chiesa e di Francesco, ma sempre tenacemente consapevole della sua identità: Io, Chiara.
Un passaggio di testimone: il rotolo passa di mano in mano senza soluzione de continuità: tutto in Chiara e altrettanto tutto in Colette e in tutte coloro che lo vorranno stringere quanto la madre Chiara continuamente porge, affidando, come già nel Testamento il suo carisma alla responsabilità e alla fedeltà delle sorelle presenti e future.E’ lo stesso gesto raffigurato nell’arte paleocristiana, nei sarcofagi, in Santa Costanza a Roma: Cristo consegna con questo gesto il Vangelo a Pietro e Paolo. Un’intuizione bellissima. Vi è una perfetta analogia fra trasmissione – tradizione appunto – nella Chiesa e trasmissione di un carisma.
Chiara con l’indice della mano sinistra indica un punto preciso, in basso: un luogo, un tempo precisi, in cui un carisma prende forma. Non è Colette, è Chiara ad indicare il ‘qui e ora’ del carisma, simbolo dell’attualità di un carisma: dal carisma all’oggi, non viceversa: attualità, non attualizzazione».
Nella icona commissionata dalle Collettine di Assisi l’immagine di santa Colette è circondata dalla raffigurazione dei più significativi episodi della sua vita, ed esattamente:
– Colette nasce il 13 gennaio 1381 per grazia ricevuta da S. Nicola;
– Il 17 settembre 1402 si consacra come reclusa in una cella vicina alla chiesa di Corbie;
– Nel 1405 le appare S. Francesco che le chiede la riforma degli Ordini francescani;
– Recatasi a Nizza il 14 ottobre 1406, riceve dal papa Benedetto XIII la Regola di S. Chiara;
– La piccola ancella vive nella penitenza e la preghiera, infiammata di amore per Gesù crocifisso;
– Muore nel monastero di Gand (Belgio) circondata dalle sorelle, il 6 marzo 1447;
– Il culto popolare e i numerosi miracoli porteranno alla sua canonizzazione nel 1807.
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