"Come un aquilone nel vento"

Trentatre poesie alla ricerca del vero amore

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di Carlotta Macerollo

ROMA, sabato, 28 gennaio 2012 (ZENIT.org).- “Come un aquilone nel vento”: una raccolta di 33 poesie che Marianna Russo ha scritto in un periodo preciso della sua vita, dai 15 ai 22 anni, il periodo dell’adolescenza e del passaggio verso l’età adulta.

Una volta scritti, questi versi sono rimasti in un cassetto per tanto tempo, quasi dieci anni, perché nel frattempo l’autrice si è laureata in Giurisprudenza, è diventata avvocato, e dal 2006 è in servizio come ispettore del lavoro presso la Direzione Territoriale del Lavoro di Roma.

È arrivato però, per fortuna, il consiglio di qualcuno che ti ha spinto a rileggere i versi che avevi composto, a metterli in ordine e poi … il gruppo Albatros Il Filo ha pubblicato il libro nella sezione Nuove Voci (tutte le info sul sito-web www.ilfiloonline.it o sulla pagina facebook www.facebook.com/pages/Come-un-aquilone-nel-vento-di-Marianna-Russo/299437376764378).

Per capire il valore e il senso della poesia nella vita moderna ZENIT ha intervistato Marianna Russo.

Perché la poesia? Come mai hai scelto questo genere letterario? C’è qualche autore a cui ti sei ispirata?

M.R:Non sono io ad aver scelto la poesia: è la poesia che ha bussato alla porta del mio cuore, perché ho iniziato a scrivere quando ero davvero troppo piccola per poter scegliere un genere letterario nel quale esprimere le mie emozioni. La poesia, nella mia esperienza personale, è qualcosa che sgorga in maniera spontanea ed incontrollabile, che non si può costruire a tavolino o su richiesta. Non ti chiede il preavviso: all’improvviso scatta qualcosa dentro, irrompe un’emozione, un’immagine, e ovunque ti trovi, su un autobus, per strada o a letto, sei costretta a tirar fuori un pezzettino di carta e ad annotarla… perché è insistente, prorompente, non ti dà tregua perché vuol venire alla luce… e tu sei solo lo strumento per darle corpo! La poesia scava il cuore per far emergere quelle poche parole, vere, limpide, quasi delle pennellate… E questo è in linea con i miei poeti preferiti, Ungaretti e Montale, i grandi “ermetici” del secolo scorso, e con i miei pittori prediletti, gli Impressionisti, Monet in primis, come si può intuire dalla copertina del mio libro e dalle bellissime immagini racchiuse al suo interno.

Le poesie sono legate da un filo conduttore, che è la ricerca del vero Amore. Come un aquilone che nel vento cerca la via, la giusta corrente d’aria per continuare il suo cammino e per non cadere, così Marianna affronta nei versi ciò che poi si affronta nella vita: la scoperta e il desiderio, il dolore, la nostalgia, la gioia. Tutte le sfaccettature dell’amore. La raccolta inizia con una poesia intitolata “Tu”: qui sei alla ricerca di un “volto senza nome”, di una“pagina bianca” che vuole essere riempita di inchiostro … sei quasi impaziente. A chi ti riferisci con questo “Tu”?

M.R: Ora sarebbe troppo facile dare un Nome, il Nome a quel TU! Onestamente, quando l’ho scritta non sapevo chi fosse, ma ero sicura della sua esistenza e vivevo con fiducia e speranza nell’attesa di quell’Amore che riempie il cuore e la vita. Ed ero già pronta con la penna in mano per raccontarne ogni emozione, passo dopo passo!

L’amore è passione, allegria ma, si sa, può anche ferire. E lo si capisce da alcune poesie, come ad esempio “Stella prigioniera”…

M.R: Raccontare i momenti belli viene spontaneo, naturale. Più difficile è portare alla luce le ferite, le aspettative deluse, le amarezze, perché guardarle in faccia vuol già dire fare i conti con il fatto di non essere perfetti, super-eroi, ma piccoli e fragili. Talvolta ci sembra di avere il mondo tra le mani, di volare alto… ma quante volte ci capita di scontrarci con i nostri limiti, di provare dolore per i lividi che le batoste della vita ci lasciano!

E in quei momenti cosa ti ha spinto a ripartire, a sperare ancora?

M.R: Sono proprio i momenti “no”, le piccole e grandi sconfitte a costringerci a riconoscere che anche le situazioni e le persone che ci fanno soffrire sono insegnamenti preziosi, indispensabili, che ci hanno aiutato a diventare ciò che siamo, a formare la nostra personalità, a trovare la grinta giusta. Sono tasselli del mosaico meraviglioso ed unico che è la nostra vita. E riconciliarci con i limiti nostri e altrui ci fa riscoprire ciò che conta davvero e così recuperiamo il sorriso e la fiducia, la voglia di ricominciare sempre, ogni giorno.

Ne “I glicini”, che è anche la mia poesia preferita, si intravede il potere del ricordo: una pianta che riporta agli “anni bambini”, agli anni dell’infanzia, una pianta che fa sentire a casa… Dov’eri quando hai scritto questa poesia?

M.R: Non ricordo esattamente dov’ero quando l’ho scritta, perché si perde nella notte dei tempi, ma posso dirti dov’è quel cancello sul quale ogni Maggio ancora dondolano i glicini: è a Salerno, nella mia bella città natale, proprio davanti alla mia casa… e per me è ancora il simbolo della mia infanzia, il perimetro sicuro e protetto del mio piccolo mondo fatto di affetti familiari, di persone care, di colori, sapori e profumi che sono impressi nella mia mente e nel mio cuore, ovunque io mi trovi. Davvero grande è il potere del ricordo: il tempo passa, ma l’amore dato e ricevuto resta!

Ad un certo punto, nei tuoi versi inizi a parlare di eternità: stava cambiando qualcosa dentro di te?

M.R: Diciamo che la mia ricerca dell’amore, quello vero, con la “A” maiuscola, stava prendendo poco alla volta forma e direzione. Citando una frase del film “Uomini di Dio”, che nel 2010 ha vinto il premio della giuria al Festival di Cannes, potrei dire: “Mi sono innamorata tante volte, e poi ho incontrato un Amore più grande e da allora sono fedele a quell’Amore”.

Eh sì, perchè la ricerca dell’Amore ti ha portato ad una scelta di vita importante: da quattro anni Marianna è sposa di Cristo sulle vie del mondo, consacrata nell’Ordo Virginum, una forma di consacrazione che risale ai primi secoli del cristianesimo ed è stata ripristinata dal Concilio Vaticano II. Quindi, non hai scelto la vita monastica, ma continui a lavorare e sei inserita nel tessuto della comunità cristiana locale, “nel mondo senza essere del mondo”. E nella poesia “Sposa” viene descritto questo legame unico, indiviso, per sempre. A questo punto abbiamo capito a chi ti riferivi con quel “Tu”!

M.R: Ora sì, quel “Tu” ha un Nome e un Volto: l’aquilone della mia vita (tornando al titolo del libro) ha trovato la Mano salda e sicura che lo lancia nel vento per farlo brillare nel sole.

Il 7 ottobre del 2007 Marianna si è consacrata al Signore. E il “caso” ha voluto che proprio il 7 ottobre di quest’anno sia uscito “Come un aquilone nel vento”. Una coincidenza?

M.R: Sicuramente un dono. E un promemoria: tutto con Lui, in Lui e per Lui!

La raccolta si chiude con un vero e proprio inno alla gioia, per aver trovato quello che stavi cercando. Il cuore è talmente “pieno” che se avesse il dono della voce canterebbe a squarciagola. È così?

M.R: Sì, perché è l’Amore a dare senso e significato ad ogni cosa. Il vero Amore valorizza, dona libertà e bellezza, dà gioia. E la gioia non va tenuta nascosta, non può essere riservata per se stessi: è incontenibile e traboccante, contagiosa. E va condivisa: ecco la ragione di questo mio piccolo libro.

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ZENIT Staff

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