La Chiesa USA è minacciata da un "secolarismo radicale"

Benedetto XVI riceve i vescovi americani in visita “ad limina apostolorum”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 19 gennaio 2011 (ZENIT.org) – La più grande minaccia per il Chiesa Cattolica nordamericana arriva dal secolarismo radicale. Lo ha detto stamattina papa Benedetto XVI nel corso della visita ad limina apostolorum dei vescovi statunitensi, ricevuti nella Sala del Concistoro.

Dopo aver ricevuto singolarmente molti dei presuli americani nei giorni scorsi il Santo Padre si è rivolto loro collettivamente, ricordando in primo luogo la sua ultima visita pastorale negli Stati Uniti che fu “l’opportunità per riflettere sull’esperienza storica della libertà religiosa in America e, nello specifico, sui rapporti tra religione e cultura”.

Nel cuore di ogni cultura c’è un consenso di fondo sulla “natura della realtà e del bene morale, quindi sulle condizioni per la prosperità umana”. In America tale consenso si edifica “non solo attraverso la fede ma rappresenta un impegno verso certi principi etici derivanti dalla natura e dalla natura di Dio”.

Oggi, tuttavia, il medesimo consenso è minacciato seriamente da “nuove correnti culturali che non solo si oppongono direttamente agli insegnamenti basilari della tradizione giudaico-cristiana ma di fatto sono sempre più ostili alla Cristianità”.

Benedetto XVI ha poi spiegato che molte delle tendenze culturali attuali “contengono elementi che potrebbero ridurre la proclamazione di queste verità, costringendole entro i limiti di una razionalità puramente scientifica o sopprimendole in nome del potere politico o di un principio di maggioranza”.

Esse, quindi, rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per “la profonda verità del nostro essere e della vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio”.

“Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo – ha proseguito il Santo Padre – chiudendo le porte alla verità trascendente, diventa inevitabilmente impoverita e cade preda, come chiaramente intuì il compianto Papa Giovanni Paolo II, di letture riduzionistiche e totalitarie della persona umana e della natura della società”.

La tradizione cattolica, tuttavia, non è articolata sulla “fede cieca” ma si affida in egual misura alla ragione, con “l’impegno di costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera per la nostra sicurezza definitiva”.

La difesa della Chiesa – e della legge naturale che essa promuove – non rappresenta, quindi, una “costrizione”, quanto una “liberazione” ed una “base per costruire un futuro sicuro”, attraverso “un linguaggio che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, così da formare un mondo più giusto e umano”.

La “legittima separazione tra Chiesa e Stato” non deve quindi fornire alibi per pretendere che la chiesa debba “tacere su determinate questioni”, né che lo Stato possa rinunciare ad impegnarsi nel “rispetto alle voci dei credenti impegnati nel determinare i valori che formano il futuro della nazione”.

La comunità cattolica americana deve dunque rendersi conto delle “gravi minacce” che arrivano dal “secolarismo radicale”, a danno persino della “più cara delle libertà americane, la libertà di religione”, ha proseguito Benedetto XVI.

Tra le minacce più grandi esposte nei giorni scorsi dai vescovi al Santo Padre, figurano la negazione del “diritto all’obiezione di coscienza” sull’aborto ed altri temi eticamente sensibili, senza trascurare il tentativo di “ridurre la libertà religiosa alla semplice libertà di culto, senza garanzie di rispetto della libertà di coscienza”.

Il Pontefice ha quindi auspicato la necessità di un laicato cattolico “impegnato, articolato e ben formato”, in grado di mantenere un “forte senso critico nei confronti della cultura dominante”, in particolare contro l’idea di una “laicità riduttiva”.

Il ringraziamento finale del Papa ai vescovi americani è andato per il loro impegno a “mantenere i contatti con i cattolici impegnati nella vita politica e per aiutarli a comprendere la loro responsabilità personale a offrire una testimonianza pubblica della loro fede, soprattutto per quanto riguarda le grandi questioni morali del nostro tempo: il rispetto della vita donata da Dio, la tutela della dignità umana e la promozione dei diritti umani autentici”.

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ZENIT Staff

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