di Marianna Russo*
ROMA, domenica, 15 gennaio 2012 (ZENIT.org).- L’Ordo Virginum di Roma sta per arricchirsi di un altro “sì”:la diocesi si prepara ad accogliere la consacrazione verginale di Giuliana Savi, che verrà solennemente celebrata da S. E. R. Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo Ausiliare di Roma e Delegato per l’Ordo Virginum, nella Basilica del SS. Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Laterano sabato 21 gennaio alle ore 16.
“E’ motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi a fiorire l’antico Ordine delle Vergini, testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici”, scriveva il beato Giovanni Paolo II nell’esortazione post-sinodale Vita Consecrata: infatti,questo carisma antico, risalente ai primi secoli del cristianesimo, e riportato alla luce dal Concilio Vaticano II, è oggi presente in ben 109 diocesi italiane con circa 450 consacrate, donne che scelgono di dedicare a Cristo l’intera esistenza pur vivendo nel mondo. E proprio a Roma, nel 1973, appena tre anni dopo il ripristino del rito consecrationis virginum, è stata celebrata la prima consacrazione in Italia: segno di grande fiducia nei confronti delle donne e di speranza nel prezioso contributo del “genio femminile” per la Chiesa e per il mondo! Da allora questo germoglio di vita consacrata è cresciuto notevolmente e oggi può contare a Roma quaranta consacrate e una quindicina di donne in formazione, sotto la guida attenta e amorevole della Chiesa, espressa attraverso il Delegato per l’Ordo Virginum Mons. Marciante e il Direttore dell’Ufficio per la Vita Consacrata padre Agostino Montan.
Qual è il “segreto” di questa forma di vita consacrata, che ha come caratteristiche essenziali la sponsalità e la diocesanità?
La risposta più efficace l’ha data il Santo Padre Benedetto XVI in occasione dell’Incontro Internazionale dell’Ordo Virginum tenutosi proprio a Roma il 15 maggio 2008: “Il vostro carisma deve riflettere l’intensità, ma anche la freschezza delle origini”. La verginità consacrata è la profezia dei cieli nuovi e della terra nuova già qui su questa terra, nella novità inaudita della donazione sponsale a Cristo: come ha evidenziato il Santo Padre, si tratta di un “ideale in se stesso veramente alto, che non esige tuttavia alcun particolare cambiamento esteriore. Normalmente ciascuna consacrata rimane nel proprio contesto di vita”, immersa nel respiro della Chiesa e, al tempo stesso, impegnata a rimboccarsi le maniche tra le pieghe e le piaghe della società. Proprio come Giuliana, la prossima consacrata romana, che ha una vita molto piena tra il lavoro come farmacista in ospedale e l’impegno nell’associazione dei Farmacisti Cattolici, tra il servizio in parrocchia e la preghiera quotidiana, tra la passione per lo studio e la filiale attenzione per la famiglia d’origine…
E proprio a lei, che – dopo un serio percorso di discernimento vocazionale e di formazione – si sta accingendo alle “mistiche nozze con Cristo” (canone 604 del Codice di Diritto Canonico), chiediamo “Perché scegliere di consacrarsi al Signore?”. Risponde con un sorriso: “E’ come chiedere a marito e moglie: perché sposarsi? Forse perché ti accorgi che quello è l’uomo o la donna giusta ed è con lui o con lei che pensi e sogni di condividere tutta la tua vita. Perché nessuno più di Lui ti conosce così bene e sa starti vicino in ogni momento, bello o brutto che sia: le gioie si raddoppiano e i dolori si dividono. Lui è così: non puoi farne a meno, non sai starGli lontano”.
Tutti i fedeli sono invitati a partecipare, con la presenza e la preghiera, a questo momento di festa che unisce Cielo e terra, perché “ogni volta che qualcuno dice di sì al Signore, nella terra di Dio entra un seme e tutto l’universo aspetta con impazienza di perdersi con gli occhi in quel fiore, di vedere il frutto, di gustarne il sapore. Ogni volta che un sì sale al Signore, incondizionato e per sempre, il Signore di tutti i tempi ha sulla terra nuove mani, un nuovo volto, un nuovo sorriso” (dagli scritti di Ernesto Olivero).
*Marianna Russo, di formazione avvocatessa, lavora al Ministero del lavoro e scrive da anni per il bollettino della diocesi di Salerno (Campania), “Agire”.