"Dal benessere della famiglia dipende la serenità dei bambini, cittadini del futuro"

La professoressa Chiara Palazzini interviene al convegno della Lateranense “Quale famiglia per quale società”

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CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 12 gennaio 2012 (ZENIT.org) – La serie di interventi che ha arricchito, ieri, il convegno “Quale famiglia per quale società”, tenutosi alla Pontificia Università Lateranense, si è concluso con la relazione della professoressa Chiara Palazzini.

La docente, vice presidente del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis presso lo stesso Ateneo, organizzatore dell’incontro insieme al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia, è intervenuta su “Le relazioni familiari tra realtà e fiction”. Riportiamo qui il suo discorso.

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Le relazioni sono aspetti di legame e di riferimenti di senso che legano i membri della famiglia tra loro in una dimensione intergenerazionale.

La relazionalità familiare ha una dimensione comunitaria (superamento della prospettiva individualistica), le cui caratteristiche sono la coerenza, l’apertura e l’accoglienza.

Per relazione di coppia si intende l’accoglienza dell’altro come dono gratuito affidatomi e che sono impegnato a far crescere e a sviluppare. Le sue caratteristiche sono il rispetto, il prendersi cura reciprocamente e lo scoprire e vivere la diversità non come un ostacolo, ma come una ricchezza.

Quindi né contrapposizione né simbiosi, ma una dialettica tra identità e alterità, un equilibrio fra intimità e distacco.

Ancora: la relazione  tra genitori e figli è un processo di identità e separazione che implica una responsabilità educativa e un orientamento valoriale.

La famiglia è anche il luogo privilegiato della differenza, di quella fra adulti e adolescenti e, prima ancora, fra maschio e femmina.

Non c’è simmetria né parità tra genitori e figli; è dunque una relazione asimmetrica.

Le relazioni tra fratelli includono, invece, un codice fraterno dato da collaborazione e competizione. Sono un “laboratorio sociale” fatto di relazioni orizzontali.

Per quanto riguarda le relazioni con i nonni infine: essi sono custodi e narratori della storia familiare nella prospettiva del tempo e della memoria. Essi trasmettono il senso di appartenenza generazionale e sono soprattutto figure educative di sostegno.

La famiglia, come già accennato è il primo nucleo della società. In essa avviene la formazione dell’individuo in tutte le sue dimensioni: psicologica, affettiva, sociale, relazionale e cognitiva.</p>

L’educazione familiare funziona, perciò, essenzialmente attraverso l’esempio delle figure genitoriali.

Nell’ambito delle recenti trasformazioni culturali e sociali, si nota come si siano modificati i rapporti tra natalità, genitorialità e socializzazione: famiglie ricostituite, nuclei monogenitoriali, incremento delle separazioni coniugali mettono a dura prova la definizione della famiglia come agenzia educativa e di promozione dei diritti dell’infanzia.

Vi è dunque una crisi, data dalla deresponsabilizzazione degli adulti e dall’adultizzazione dell’infanzia.

E’ importante, nel processo educativo, la “narrazione” che contribuisce alla valenza nella formazione del sé. Le storie, infatti, raccontano problematiche e avvenimenti che possono indirizzare verso una migliore comprensione delle proprie esperienze di vita. 

Alle “vecchie” storie come racconti, fiabe, miti e leggende si accostano oggi nuove storie, come le fiction televisive, che veicolano modelli comportamentali ed educativi 

A questo punto, è bene mostrare il confronto tra la finzione e la realtà.

Innanzitutto c’è da dire che la famiglia di riferimento – tanto nella finzione quanto nella realtà – non è più quella “tradizionale”, dal momento che assistiamo a realtà familiari diversificate.

I genitori della fiction:

– sono aperti al dialogo e attenti all’ascolto dei bisogni e delle esigenze dei figli;

– vivono con i figli uno scambio reciproco di opinioni, confidenze e consigli;

– a volte i ruoli si invertono e sono i figli a far da genitori;

– eccessiva presenza nella vita dei figli fino all’età adulta o al contrario,  totale assenza (più spesso riferita alla figura paterna);

– molte volte ai genitori si affiancano i nonni, con interventi educativi aggiuntivi e, spesso,  sostitutivi (totale o parziale delega da parte dei genitori).

Oggi la genitorialità assume caratteristiche peculiari che solo in parte vengono rappresentate dalle fiction; per esempio:

– i genitori spesso vivono la nascita del primo figlio con grande ansia da prestazione; 

– i figli rappresentano per i genitori un investimento; 

– il fatto stesso che si tenda a diventare padri e madri sempre più tardi testimonia le    crescenti attese, aspettative e attenzioni che si riversano sul bambino;

– nella famiglia oggi prevalgono sempre più le necessità di tipo affettivo, relazionale e  di soddisfazione emotiva;

– la famiglia si trova costantemente sottoposta ad un doppio messaggio contraddittorio e  paradossale: da una parte si ribadisce  il suo ruolo centrale come pilastro fondamentale  della società, dall’altra i genitori  vedono continuamente ridotto il riconoscimento sociale  del proprio ruolo e lo spazio e l’efficacia della loro azione educativa;

– sembra stia emergendo una nuova figura di padre, più in sintonia e  in grado di entrare  in contatto con le esperienze quotidiane e di utilizzare le componenti femminili della  propria personalità;

– lo stile educativo adottato dai genitori evidenzia in molti casi una diffusa modalità  permissiva, dovuta all’incapacità o all’impossibilità di questi di esercitare correttamente la  propria autorevolezza;

– i genitori sono sempre più presi dai loro impegni extrafamiliari, hanno sempre meno  tempo da trascorrere con i propri figli e a volte pensano che garantendo loro il benessere  materiale possano adempiere alla propria funzione educativa;

– spesso accade che la famiglia diventa il luogo dei silenzi e dei mutismi, dietro ai quali  si  nascondono paure, insofferenze e bisogno di esprimersi che non trovano occasione di  confronto (silenzio dei sentimenti).

Dico sempre che nel rapporto tra genitori e figli sono necessarie “radici” e “ali”: radici per avere l’energia e la forza per crescere e trovare il senso della vita, integrandosi nell’ambiente familiare e sociale; ali per diventare autonomi e liberi di volare in alto.

Dal benessere della famiglia e dalle relazioni positive instaurate tra i suoi membri dipendono il futuro e la serenità di tutti i cittadini, cioè dei bambini di oggi che saranno gli adulti di domani.

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ZENIT Staff

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