ROMA, giovedì, 12 gennaio 2012 (ZENIT.org) – In Cina, la polizia ha ultimamente aumentato le pressioni sul vescovo della diocesi di Tianshui (nel Gansu), monsignor John Wang Ruowang. Il presule – ordinato di recente – e molti dei suoi sacerdoti sono stati costretti infatti a partecipare a cosiddette “sessioni di studio”, durante le quali agenti della pubblica sicurezza hanno cercato di ottenere delle informazioni sull’ordinazione di Wang, avvenuta in clandestinità con mandato papale alla fine dello scorso anno. A diffondere ieri la notizia sono state le agenzie UCA News e Eglises d’Asie.
Secondo fonti ecclesiastiche locali, citate dalle agenzie, il vescovo è stato fermato il 30 dicembre 2011, mentre stava uscendo da una chiesa parrocchiale, per essere trasferito in un primo momento in una pensione della polizia di Tianshui. Monsignor Wang, 50 anni, che ha potuto rimanere in possesso del telefono cellulare, è stato contattato dai suoi parenti, ai quali ha detto di essere “in buona salute” e “su di morale”.
Il presule ha detto di essere stato sottoposto a delle “conversazioni e sessioni di formazione” e di temere che la stessa sorte tocchi ad un certo numero dei suoi sacerdoti. Infatti, dal 4 gennaio scorso, sette presbiteri della diocesi di Tianshui sono stati portati via dalla polizia per essere sottoposti a loro volta a delle “sessioni di studio”. Due di loro sono già tornati in libertà, con la consegna però di studiare a casa “dei documenti”.
Come ricorda Eglises d’Asie, già nell’agosto scorso simili arresti erano stati condotti tra il clero diocesano di Tianshui. Secondo quanto riferisce l’agenzia di informazione delle Missioni Estere di Parigi, sembra che l’azione della polizia sia legata all’ordinazione stessa del vescovo Wang. Il presule appartiene infatti alla parte “sotterranea” della diocesi di Tianshui, la quale conta 20.000 fedeli ed una trentina di sacerdoti, divisi equamente tra “clandestini” ed “ufficiali”.
Per il bene dell’unità, la Santa Sede aveva nominato l’anno scorso monsignor Wang vescovo titolare di Tianshui e padre Bosco Zhao Jianzhang vescovo “coadiutore”. L’ordinazione di quest’ultimo, che era a capo della parte “ufficiale” della diocesi, non ha ancora avuto luogo. Invece quella di mons. Wang è avvenuta alla fine dello scorso anno all’insaputa delle autorità cinesi. È questa segretezza che, a quanto pare, sta mobilitando ora la polizia, che mediante le pressioni sta cercando di ottenere informazioni precise sulla data e sulle circostanze dell’ordinazione.
Nel Gansu, remota provincia del nord-ovest della Cina, la diocesi di Tianshui presenta secondo Eglises d’Asie un “quadro contrastato”. La comunità clandestina è stata guidata fino al 2003, cioè l’anno del suo ritiro, da mons. Casimir Wang Milu. Da allora, la diocesi è stata amministrata da padre John Baptist Wang Ruohan (Wang Milu, Wang Ruohan e Wang Ruowang sono tre fratelli). Da parte “ufficiale”, la diocesi è stata amministrata fino alla sua morte, nel 2004, da mons. Augustine Zhao Jinglong. Da allora, l’amministratore “ufficiale” di Tianshui è stato padre Bosco Zhao Jianzhang, nipote di mons. Augustine Zhao.
Nel contesto attuale, caratterizzato dalle ordinazioni illegittime degli ultimi mesi, sembra che le autorità del Gansu stiano cerando di promuovere padre Bosco Zhao Jianzhang a vescovo ordinario di Tianshui. Infatti, come ricorda Eglises d’Asie, un documento del Dipartimento del Fronte Unito del Gansu chiama l’elezione di un nuovo vescovo per Tianshui una priorità. L’ordinazione episcopale di mons. Wang, invece, ha colto tutti di sorpresa.