CARACAS, lunedì, 8 gennaio 2012 (ZENIT.org) – È iniziata sabato 7 gennaio e si concluderà mercoledì 12, l’Assemblea Plenaria Ordinaria della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV). I lavori sono iniziati con il discorso inaugurale del presidente uscente della Conferenza Episcopale, monsignor Ubaldo Santana, arcivescovo di Maracaibo, che ha riflettuto sulla realtà ecclesiale del paese e ha chiesto ai governanti che abbandonino le formule politiche totalitarie in un anno, il 2012, in cui sono previste le elezioni, mentre permane l’incertezza sulla salute del presidente della Repubblica, Hugo Chavez.
Monsignor Santana ha salutato cordialmente il nunzio apostolico Pietro Parolin. “Attraverso la sua attenta e fraterna vicinanza al Collegio Episcopale, a ognuno di noi e alle nostre chiese locali, avvertiamo la paterna sollecitudine del Santo Padre”, ha dichiarato il presule.
Il presidente della CEV ha sottolineato, analizzando il tempo trascorso, che l’inizio del secondo decennio del XXI secolo è stato particolarmente travagliato. Ha quindi ricordato alcuni del principali avvenimenti mondiali per poi concentrarsi sulla realtà venezuelana.
“Eviteremmo molti disastri e conflitti – ha proseguito il presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana – se apprendessimo dagli errori commessi nel passato e ci incammineremmo verso nuovi paradigmi: alternanza nel governo, abbandono delle formule totalitarie, costruzione di democrazie sociali e partecipative che lottino effettivamente per la giustizia sociale, il superamento della povertà e il godimento effettivo dei diritti umani universali per tutti gli uomini del e le donne del pianeta”.
Santana ha denunciato che “a causa del gran malcontento, è cresciuta in modo incontrollabile la spirale di violenza, trasformandosi nel problema che più terrorizza i venezuelani”. Tutto ciò avviene “senza che si veda un’azione congiunta, energica ed efficace da parte dei governanti, dei corpi specializzati, delle organizzazioni civili e religiose per affrontare, o quanto meno frenare, questa deriva”, ha sottolineato il presule.
Come primo passo “è importante disarmare la popolazione civile, lottare in modo più diretto contro il narcotraffico ed eliminare i corrotti dalle istituzioni pubbliche”, ha aggiunto monsignor Santana.
Il presidente dei vescovi venezuelani ha pertanto proposto un progetto che si articola “su architravi di forza trasformatrice e aggregante come l’educazione, la famiglia, lo sport, il lavoro onesto, l’utilizzazione dei mezzi di comunicazione sociale e delle piattaforme tecnologiche per la trasmissione dei valori e di principi etici e morali come l’esistenza e l’avvertimento dell’altro, la responsabilità, la solidarietà, il bene comune, la sussidiarietà, l’attenzione all’ambiente, l’amicizia e la convivenza”.
Monsignor Santana ha preso atto che “la conflittualità politica e sociale è in costante aumento. Si sono moltiplicate le proteste in tutto il paese le proteste per la carenza di servizi pubblici adeguati, di prodotti di prima necessità, per lo scandaloso aumento dei prezzi, la spudorata collezione di commissioni, il cattivo stato della viabilità e dei trasporti, l’insicurezza nelle istituzioni educative”.
Tutti questi reclami “non hanno ricevuto la risposta sperata e non poche volte sono stati repressi con brutalità”, ha aggiunto il vescovo, sottolineando che “le numerose e continue elezioni alimentano la corsa forsennata al potere da parte dei nostri governanti e li allontanano dai problemi della quotidianità. Dobbiamo alzare pacificamente ma energicamente le nostre voci, perché i politici ascoltino di più il popolo e si impegnino per la risoluzione dei loro problemi”.
Il presidente dei vescovi si è soffermato anche sulla salute del presidente Hugo Chavez (malato di cancro), dichiarando che “la cosa più auspicabile per le nostre istituzioni e lo sviluppo pacifico dei comizi di quest’anno è che il presidente recuperi pienamente le proprie forze per affrontare questi impegni”.
In merito ai diritti umani, monsignor Santana ha ricordato che il mese scorso si sono celebrati i 500 anni del famoso sermone che il religioso domenicano Anton de Montesinos pronunciò nell’attuale Repubblica Dominicana, “difendendo la dignità umana delle popolazioni indigene e condannando lo sfruttamento e il maltrattamento che infliggevano loro i coloni spagnoli. La denuncia profetica del frate domenicano, sostenuta dalla Sacra Scrittura, segnò il punto di partenza di un nuovo modo di evangelizzare ‘apostolicamente’ e senza la presenza di gente armata, basato sulla dignità umana degli indigeni e sul loro conseguente diritto di essere trattati come persone libere”.
Rispetto alla chiesa venezuelana, il presidente della Conferenza Episcopale ha affermato che “nella sua breve vita (poco più di 40 anni) la CEV è rimasta fedele alla sua natura collegiale e alla sua missione”.
“Non sono mancate – ha aggiunto – pressioni da parte di correnti secolariste o ideologiche per confinare la nostra azione alle sacrestie o alle coscienze individuali come unico ambito di incombenza. Abbiamo appreso ad assimilare positivamente queste pressioni attraverso la preghiera, l’ascolto reciproco e il discernimento comunitario”.
“La grande sfida che abbiamo davanti – ha proseguito il presule – è quella di concretizzare il grande progetto della Nuova Evangelizzazione, secondo il modello proposto dal Concilio Plenario del Venezuela, ratificato dalle Conclusioni di Aparecida”.
Si è trattato dell’ultimo discorso da presidente della CEV, da parte di monsignor Santana, in carica dal 2006.
La giunta direttiva della Conferenza Episcopale ha infatti eletto stamattina, in qualità di nuovo capo dei vescovi venezuelani, monsignor Diego Padron, arcivescovo di Cumana.
Il successore di Santana ha dichiarato che “in questo momento Dio mi chiede un servizio per la Chiesa e me lo chiede attraverso i fratelli vescovi della CEV; come tale l’ho assunto e lo accetto”.
“Sono convinto si tratti di un lavoro di squadra, semplicemente vado a presiedere un gruppo dove terrò conto dei miei predecessori, i cui membri hanno svolto un eccellente lavoro. Confido che, con l’esempio di chi mi ha preceduto, con la preghiera e l’appoggio dei fratelli, l’organo che vado a presiedere possa rispondere a ciò che Dio vuole in questo momento”, ha aggiunto monsignor Padron.
Il nuovo presidente dei vescovi venezuelani sarà affiancato nella giunta direttiva da monsignor José Luis Azuaje, vescovo di San Carlos del Zulia, in qualità di primo vicepresidente, e da monsignor Maria del Valle Moronta come secondo vicepresidente. Nuovo segretario generale della CEV è monsignor Jesus Gonzalez de Zarate, vescovo ausiliario di Caracas.