di Giuseppe Adernò
ROMA, domenica, 8 gennaio 2011 (ZENIT.org) – Di Papa Giovanni XXIII è a tutti noto il discorso della luna e della “carezza del Papa”, la sera dell’apertura del Concilio Vaticano II, del quale si celebra quest’anno il cinquantesimo anniversario.
Benedetto XVI al termine dell’omelia della solennità dell’Epifania, “festa della luce”, si è soffermato sul significato della stella che guidò i Re Magi, i quali, attraverso il linguaggio della creazione, hanno trovato il Dio della storia.
Commentando la narrazione evangelica del cammino dei Magi verso Betlemme e di che genere fosse quella stella, il Papa ha detto: “Si pensa ad una congiunzione di pianeti – ha spiegato – ad una Super nova, cioè ad una di quelle stelle inizialmente molto deboli in cui un’esplosione interna sprigiona per un certo tempo un immenso splendore”.
Ed ecco la cometa, segno e simbolo che ha guidato il cammino dei Magi verso Gesù, vera Super nova, “esplosione dell’amore di Dio” che fa splendere sul mondo il grande fulgore del suo cuore.
Seguendo la stella i Re Magi, come pure generalmente tutti i Santi “sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio”. Il contatto con la Parola di Dio ha, per così dire, provocato un’esplosione di luce, mediante la quale lo splendore di Dio illumina questo nostro mondo e ci indica la strada. I Santi possono essere quindi considerati “stelle di Dio”, dalle quali ci lasciamo guidare verso Colui al quale anela il nostro essere.
Spesso, quando si perde una persona cara, la mamma, un figlio piccolo, un educatore significativo si usa l’espressione: “una nuova stella brilla adesso nel cielo” ed è proprio vero, perché il cielo è la meta da raggiungere e coloro che vi arrivano prima fanno luce a chi viene dopo.
Diventare, sentirsi ed essere costellazioni di Dio, essere stelle di Dio per gli uomini, è il nuovo compito che il Santo Padre affida a ciascun credente in questo speciale anno della Fede. Un compito non facile, specie in questo momento storico nel quale “la civiltà occidentale sembra aver smarrito il suo cammino e “naviga a vista”, la Chiesa, “grazie alla Parola di Dio, vede attraverso queste nebbie e anche senza “soluzioni tecniche”, tiene lo sguardo rivolto alla meta, e offre la luce del Vangelo a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque nazione e cultura”.
Ai due nuovi vescovi, consacrati in Basilica, Benedetto XVI, ha augurato di “essere stelle di Dio per gli uomini, e guidarli sulla strada verso la vera Luce, che è Cristo”. Tale invito augurale è rivolto non solo ai sacerdoti, ma a tutto il popolo di Dio, in cammino verso la meta che è la santificazione e il Paradiso.
Il cammino verso la santità, come afferma Santa Teresa del Bambino Gesù, infatti “non è una salita verso la perfezione, ma una discesa verso la vera umiltà”, come ha più volte ripetuto il Santo Padre in questo Natale: chinarsi per entrare nella Grotta; scendere dal cavallo della propria sicurezza relativista.
Ed è proprio l’umiltà coniugata alla semplicità che consente di fare grandi cose e di raggiungere mete elevate di santità “facendo le cose ordinarie in modo straordinario”.
Ci sono tante stelle in cielo e a ciascuna di esse si vorrebbe dare un nome, alcuni addirittura vorrebbero anche comprarle, ma il loro compito è quello di essere luce nella notte della vita e guida per il cammino verso la nuova aurora.La stella del mattino, che “non conosce tramonto” brilla il giorno di Pasqua, annuncia il compimento del mistero redentivo e fa apparire il luminoso orizzonte della risurrezione.
Tra le letture della Veglia pasquale, quella del profeta Baruc descrive come le stelle chiamate per nome, “brillano di gioia per Colui che le ha create” ed esse rispondono: “eccomi”. Da quella risposta, come dal fiat di Maria, il corso della storia personale e sociale si avvia per una nuova direzione, seguendo la scia della luce che ha origine da Cristo “luce del mondo”.
Le stelle, sentinelle del mattino, richiamano l’immagine del “miles Christi” il soldato coraggioso che difende e testimonia il Vangelo, avendo accettato attraverso i sacramenti di far parte della falange degli “araldi della fede e arditi nell’amore”, ma oggi si constata che quelli che dovrebbero essere i “soldati di Cristo” spesso si accontentano soltanto di fare i “turisti della religione”: guardano, osservano, ammirano e poi… continuano per la loro strada, senza lasciarsi conquistare dalla luce che, una volta accolta, rende tutto luminoso e incandescente per sé e per gli altri.
I turisti della fede sono destinati a restare sempre inquieti ed insoddisfatti, a cercare cose e forme nuove, rinnegando la preziosità della tradizione e la pienezza della fede che si alimenta di preghiera e di amore verso gli altri.
Preghiera, azione e sacrificio, motto e slogan dell’Azione cattolica di un tempo, restano sempre le tre punte luminose della stella, che brilla nel cielo della storia e non solo nel periodo di Natale.
Seguire la stella ed entrare nella scia della cometa, per diventare “uomini luce” è oggi un impegno ed un dovere di testimonianza per tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di incontrare Cristo, vera Luce del mondo.
Quando nel mondo accresceranno le piccole luci degli uomini, riflesso della Luce di Cristo, anche le stelle dal cielo, come la luna, stanno a guardare e allora, come ha scritto Dante, si va insieme verso “l’amore che muove il sole e le altre stelle”.