CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 8 gennaio (ZENIT.org) – Ricevendo il battesimo, l’uomo attinge alle sorgenti della salvezza. Lo ha ricordato papa Benedetto XVI, durante la celebrazione della festa del Battesimo del Signore, in occasione della quale il Santo Padre ha amministrato il sacramento a 16 neonati nella Cappella Sistina.
La scelta di battezzare i propri figli è stata indicata da Benedetto XVI come la “prima scelta educativa come testimoni della fede” da parte dei genitori e dei padrini. Si tratta di una scelta “fondamentale”, e di un compito “arduo” e “molto impegnativo”, viste le capacità umane “sempre limitate”.
Educare, tuttavia, “diventa una meravigliosa missione se la si compie in collaborazione con Dio, che è il primo e vero educatore di ogni uomo”, ha osservato il Santo Padre.
La prima Lettura della liturgia odierna (Is 55,1-11) “mette in guardia gli israeliti dal pericolo di cercare di dissetarsi e di sfamarsi alle fonti sbagliate”. Ciò significa che, sebbene Dio ci offra “cose buone da bere e da mangiare”, spesso l’uomo è portato a utilizzare male le proprie risorse, spesso per finalità inutili o “addirittura nocive”.
È così che l’uomo finisce per perdersi, ritrovarsi in difficoltà e addirittura perdere la propria “dignità umana”; il Padre, però, è sempre pronto a riaccoglierlo nella propria casa come fece con il figliol prodigo.
“Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12,2-6), afferma il Salmo odierno. Queste sorgenti, ha detto il Pontefice, sono “la Parola di Dio e i Sacramenti”. I primi a doversi alimentare a queste fonti sono gli adulti, per diventare la guida dei propri figli. I genitori sono quindi tenuti a “dare tanto, ma per poter dare hanno bisogno a loro volta di ricevere, altrimenti si svuotano, si prosciugano”.
Né i genitori, né i sacerdoti sono la fonte: essi sono piuttosto dei “canali, attraverso cui deve passare la linfa vitale dell’amore di Dio”. È Lui infatti la fonte alla quale se non attingiamo “non siamo più in grado di educare gli altri”, ha aggiunto Benedetto XVI.
Citato nella seconda Lettura (1Gv 5,6) e nel Vangelo (Mc 1,7-11), San Giovanni Battista è stato “un grande educatore dei suoi discepoli – ha affermato il Papa – perché li ha condotti all’incontro con Gesù, al quale ha reso testimonianza. Non ha esaltato se stesso, non ha voluto tenere i discepoli legati a sé”.
Il vero educatore, infatti, “non è possessivo” e ha a cuore soprattutto che il figlio o il discepolo imparino a “conoscere la verità” e stabiliscano con essa “un rapporto personale”.
Benedetto XVI ha poi sottolineato che nell’educazione alla fede ci è sempre di conforto lo Spirito Santo che va costantemente accolto “mediante la preghiera e i Sacramenti”. Questi ultimi, in particolare l’Eucaristia e la Penitenza, “ci permettono di compiere l’azione educativa in unione con Cristo, in comunione con Lui e continuamente rinnovati dal suo perdono”.
“La preghiera e i Sacramenti ci ottengono quella luce di verità grazie alla quale possiamo essere al tempo stesso teneri e forti, usare dolcezza e fermezza, tacere e parlare al momento giusto, rimproverare e correggere nella giusta maniera”, ha aggiunto il Santo Padre, prima di concludere l’omelia, invocando la discesa dello Spirito Santo sui battezzandi.