di Piero Gheddo
ROMA, sabato, 7 gennaio 2012 (ZENIT.org) - A tutti gli amici lettori auguro Buon Anno nel Signore Gesù. E incomincio con una “buona notizia”. Nei giorni del Natale sono stato a Torino dal fratello Mario e parlando con i familiari dicevo che nel 2012 si svolgerà a Roma, in ottobre, il Sinodo generale sulla “Nuova Evangelizzazione” dei popoli cristiani, quindi anche della nostra Italia.
E chiedevo, per sentire i pareri di laici credenti e praticanti: “Cosa pensate si debba fare per contribuire a riportare la fede e la pratica della vita cristiana nel popolo italiano?”. La prima risposta della nipote Chiara ha spiazzato un po’ tutti, me compreso: “Secondo me, bisogna anzitutto pregare di più Poi anche tutto il resto, ma l’obiettivo di rievangelizzare i nostri compatrioti è così superiore non solo alle nostre forze, ma alla nostra stessa fantasia, che ci sentiamo tutti impotenti. Ma Dio sa come si può fare e può realizzare questo ideale. Per cui bisogna pregare molto”.
E Chiara citava l’esempio della parrocchia torinese di periferia del Santo Nome di Maria SS., nella quale lei stessa abitava nell’anno 2000. In quell’anno del Giubileo il parroco, don Benito Rugolini, ebbe coraggio e lanciò l’idea dell’adorazione continua per tutti i giorni e le notti dell’anno giubilare. L’iniziativa suscitò incredulità e risposte negative, all’interno della parrocchia e della città. Nessuno pensava possibile una simile esperienza. Invece si è rivelata un successo”.
Ecco come il sito della parrocchia ricorda: “La gente ha bisogno di segni”: da questa riflessione di don Benito è nata un’iniziativa straordinaria che si è protratta per tutto il Giubileo. La proposta rivolta alla comunità era di dedicare l’intero Anno Santo all’adorazione eucaristica continua e di devolvere il corrispettivo di quattro ore di lavoro per la costruzione di una scuola nel Bengala Occidentale.
Aperta dall’Arcivescovo di Torino, Severino Poletto il 26 dicembre 1999, l’adorazione continua fu stata accolta con entusiasmo: tutti i giorni, 24 ore su 24, senza interruzioni, si è pregato e meditato davanti al Santissimo, per un totale di 8.880 ore e circa 30-40mila fedeli che sono passati in cappella. L’adorazione, organizzata a turni (almeno una persona presente ogni due ore) non ha mai subito battute d’arresto, nemmeno nel cuore della notte o in giorni “critici” come Ferragosto. Con un’opera di passaparola sono arrivati numerosi fedeli anche da altre parrocchie, anche loro pronti ad impegnarsi gioiosamente e costantemente. I maggiori organi di informazione, laici e cattolici, si sono occupati dell’adorazione con toni rispettosi e anche ammirati per una partecipazione così vasta ed assidua.
L’Arcivescovo aveva chiesto di pregare in modo particolare per le vocazioni e... Dio ha risposto con generosità! Infatti, due ragazzi hanno preso i voti, due adulti sono entrati in seminario e una ragazza ha maturato la decisione di farsi suora.
Per quanto riguarda la seconda parte dell’iniziativa, cioè la solidarietà per l’India, sono state organizzate delle serate che hanno permesso di familiarizzare con la cultura, l’arte e anche la cucina indiane. Sono stati raccolti 25 milioni che padre Anselmo Morra ha provveduto a consegnare personalmente, recandosi sul luogo, ai responsabili della costruzione della scuola. Questi ultimi hanno risposto inviando fotografie della scuola in costruzione, lettere e piccoli doni.
La stupenda esperienza dell’adorazione è terminata il 6 gennaio 2001 con una solenne messa dell’Arcivescovo, tornato appositamente per concludere questa iniziativa da lui stesso definita “unica”. La fine dell’adorazione ha creato rammarico tra i parrocchiani, che hanno chiesto con insistenza a don Benito di prolungarla. Adesso è possibile partecipare all’adorazione dal giovedì sera, a partire dalla messa delle 18,30, fino al venerdì notte alle 23,30 quando si canta Compieta, si esegue una processione solenne fino all’esterno della chiesa e si prega per tutte le intenzioni dei fedeli”.
Non c’è nulla da aggiungere, ma ricordo che nel 2000, l’anno in cui il Pime compiva 150 anni, il superiore generale padre Franco Cagnasso propose a tutte le case e le missioni del Pime un anno speciale di preghiere per l’Istituto e le vocazioni missionarie. Ebbene, si sono prese diverse iniziative comunitarie e proprio in quell’anno abbiamo registrato in Italia un buon aumento di giovani che entravano da noi per studiare e diventare missionari e quattro o cinque sacerdoti di varie diocesi si sono associati all’Istituto per andare in missione e oggi tre di essi sono membri del Pime.