Non abbiate paura delle nuove vite

Un papà racconta la storia di un bambino che non sarebbe dovuto nascere

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di Gianni Lavopa

ROMA, domenica, 1°gennaio 2012 (ZENIT.org).In questi giorni si parla tanto di previsioni astrali per il 2012, come se la nostra vita dipendesse, non dal nostro Creatore e Signore, ma dalla posizione degli astri da Lui creati. Per questo motivo vorrei raccontarvi la mia esperienza con il mio ultimo figlio Daniele. 

Nel 2005 la mia famiglia era così composta: io avevo 48 anni, mia moglie Angela 42, mio figlio Gianluca 16 e Cristina 10 anni. Con Cristina, l’ultima, non pensavamo di avere altri figli, invece mia moglie scoprì di essere incinta. Per lei non fu una dolce sorpresa, un pò perché a 42 anni aveva sentito dire che le gravidanze sono più a rischio rispetto alla norma, e poi perché trattandosi del terzo figlio aveva paura di seguire la sorte di sua madre. Mia suocera infatti ha il terzo figlio portatore di un handicap mentale. A questi timori si aggiunse la presenza di un mioma di 2 cm nel liquido amniotico (riscontrato nell’ecografia). Cominciarono così le discussioni tra me (da sempre contrario all’aborto) e mia moglie (incoraggiata da mia suocera) che voleva interrompere la gravidanza (secondo loro) a rischio. Accompagnai mia moglie dal ginecologo del consultorio famigliare, per consigliarci e far vedere l’ecografia con il mioma.

Quel sabato mattina la dottoressa del consultorio vide gli esami fatti da mia moglie e rivolgendosi a lei, disse queste testuali parole: “Signora questo mioma con il passare del tempo si ingrandirà e creerà dei grossi problemi sia a lei che al bambino, inoltre c’è il rischio che il bambino subisca malformazioni fisiche o mentali. Lei passerà tutto il tempo della gravidanza a letto (potrebbe avere delle forti perdite di sangue) e ogni giorno potrebbe aver bisogno di una persona che l’accudisca. Se oltre a suo marito non c’è nessun’altro in famiglia come farà? Se suo marito è al lavoro come farà a cavarsela da sola? Signora mi creda quello a cui lei va incontro se prosegue questa gravidanza non lo auguro nemmeno al mio peggior nemico, ne va di mezzo anche la sua salute”. Mi permisi di interrompere il suo discorso, ma mi fu subito replicato: “Lei caro signore non centra niente, chi deve decidere se continuare la gravidanza oppure no è sua moglie non lei!”, rivolgendosi a mia moglie riprese a dire: “Signora oggi è sabato, lunedì mattina vada in clinica e abortisca, non aspetti neanche un minuto in più!”.

Mentre andavamo via Angela ebbe un capogiro, la feci sedere e chiesi a una signora che stava nel consultorio un bicchiere d’acqua (per lei fu un duro colpo nonostante era propensa ad abortire). La domenica mattina andammo a messa, io avevo esaurito tutti i miei argomenti per convincere mia moglie a non abortire, ci recammo alla chiesa di S. Antonio (il nostro santo protettore fin dai tempi del nostro fidanzamento). Mi misi in fila per comunicarmi e col cuore in mano chiesi al Signore di liberarmi da quell’angoscia, e gli offrii la mia vita se sarebbe intervenuto in nostro aiuto. Quando giunsi quasi vicino all’altare voltai lo sguardo su un manifesto di Papa Giovanni Paolo II, che attirò la mia attenzione, con scritto “Non abbiate paura”. Subito dopo mi comunicai e tornai al mio posto con la convinzione che quella frase era rivolta a me, non dovevo temere perché sarebbe andato tutto bene. Dopo la messa io e mia moglie ci confessammo da un sacerdote chiedendogli consiglio. Padre Teofilo ci disse: “Avete sentito una campana ora sentitene un’altra, rivolgetevi a un altro ginecologo e fategli vedere tutti gli esami clinici, poi fatemi sapere”. Mia moglie vedendo la mia insistenza: “Va bene facciamo quest’ultimo tentativo”.

La mattina del lunedì prima di andare in clinica ci recammo da un ginecologo (trovato a caso un’ora prima sull’elenco telefonico), vide tutte le cartelle e disse: “E allora? Qual è il problema? Volete far nascere questo bambino oppure no? A quel punto raccontammo quello che ci aveva detto la ginecologa del consultorio, ma lui rispose: ”Non c’è nessun problema per il mioma, ho fatto partorire donne con un mioma grosse quanto un’arancia e in l’età più avanza della sua, inoltre ci tengo a dirle che non sono obbiettore di coscienza e quindi non avrei nessun interesse a mentirle. Lo ringraziammo per la cordiale disponibilità nel consultare la situazione di mia moglie, in cuor mio ringrazia Gesù perché vidi chiaramente l’intervento della sua mano Misericordiosa. Tornammo quella stessa mattina in chiesa da padre Teofilo e gli dicemmo tutto, lui seguì mia moglie nei mesi successivi incoraggiandola a portare avanti la gravidanza dicendole che Dio non l’avrebbe abbandonata.

Accadde proprio così, Angela non solo portò avanti la gravidanza senza problemi, ma si recò a casa di sua madre per aiutarla perché in quel periodo non stava bene. Successe esattamente il contrario di quello che la ginecologa le aveva pronosticato. In più Angela verso gli ultimi mesi della sua gravidanza voleva partorire con l’epidurale (perché temeva che dopo dieci anni avrebbe sofferto molto durante il parto), per vari motivi non le fu possibile portare avanti questo tipo di gravidanza indolore. E invece partorì molto più velocemente degli altri 2 figli e quasi senza dolore, nacque così Daniele che oggi ha 6 anni, un bambino molto vivace e così intelligente che spesso dice cose che ci fanno ridere, perché più grandi della sua età.

Benedico il Signore perché con la Sua Misericordia ci apre altre porte, quando ci troviamo bloccati davanti a una che non riusciamo ad aprire con le nostre sole forze. 

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ZENIT Staff

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