di Nieves San Martín
QUITO, martedì, 30 agosto 2011 (ZENIT.org).- Un disegno di legge che regolerebbe la pratica religiosa in Ecuador vieterebbe alle Chiese, se venisse approvato, ogni espressione pubblica di fede. Il progetto, diffuso su Internet, ha seminato il panico tra i cattolici e gli evangelici del Paese.
Il disegno di Legge Organica sulla Professione Religiosa e l’Etica Laica, il cui autore è Pablo Villagómez Reinel, attuale sottosegretario dell’America del Nord e dell’Europa alla Cancelleria [Ministero degli Esteri], propone una serie di riforme e cambiamenti riguardo alla professione di una confessione religiosa.
Il documento, in 99 articoli, scritto tra febbraio e giugno secondo il suo autore a titolo personale, è nato dal suo interesse per la religione e lo Stato laico. Ci sono sospetti fondati che il disegno di legge sia promosso dal Governo, e renderlo pubblico è come provare a testare la reazione della popolazione. “E’ un’iniziativa al cento per cento personale”, ha indicato l’autore.
Anche se il progetto non è ufficiale né è previsto il suo passaggio all’Assemblea Nazionale, si è diffuso in Internet e ha allarmato alcuni sacerdoti che, nelle loro omelie, hanno esortato i fedeli a stare in guardia di fronte a concezioni “totalitarie che possono attentare contro i diritti fondamentali della libertà di pensiero, espressione e religione”.
L’autore ha detto di aver inviato il suo progetto ad amici e sacedoti perché lo commentassero. Propone, tra le altre cose, che le entità religiose non si ingeriscano nella sfera pubblica e che lo Stao sia neutrale di fronte alle convinzioni religiose.
La Chiesa, per Villagómez, ha agito in autonomia e sovranità parallelamente allo Stato, e “con questo progetto si cerca di metterle un freno e ripristinare pienamente uno Stato democratico di diritti, non di privilegi”.
A suo avviso, le convinzioni possono essere manipolate con fini politici da un sacerdote o dai pastori, e “ciò che si vuole è evitare che gli enti religiosi possano avere un fine politico, perché sono in posizione vantaggiosa per fare politica”.
Monsignor José Mario Ruiz, ex presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoregna,
ha affermato nel suo articolo settimanale su un quotidiano del Paese che il laicismo di questo progetto “è fanatico, pretende di imporre una religione senza Dio”.
Un altro punto sottolineato è che non si utilizzino gli spazi pubblici per fini religiosi.
Per Villagómez, si tratta di spazi di tutti e non si possono usare per l’esercizio di una pratica religiosa determinata, perché vuol dire privilegiare una religione e creare le condizioni per un indebolimento dei diritti.
Il progetto afferma inoltre che non debbano esistere scuole cattoliche e proibisce che i sacerdoti indossino l’abito talare e portino i simboli propri della loro missione fuori dalle zone di culto, per evitare l’“ostentazione della religione che professano”. Allo stesso modo, vieta la loro partecipazione al commercio, ai mezzi di comunicazione, al settore bancario, all’industria e all’istruzione.
Secondo il pastore evangelico Hernán Arias, il disegno di legge “decontestualizza il laicismo ecuadoregno, che è arricchito dalla diversità religiosa”.
Organizzazioni sociali e religiose sostengono che l’unico obiettivo che si vuole raggiungere è la limitazione delle libertà religiose.
Gustavo Luzardo, anch’egli pastore evangelico, segnala che la legge promuove l’apostasia (negazione della fede cristiana o abbandono delle convinzioni religiose).
Il parroco Geovanny Mera ha ricordato che la Chiesa e lo Stato hanno sempre funzionato autonomamente in democrazia, ma quando si vuole colpire il diritto di esprimere la fede proibendo qualsiasi atto religioso o limitando la promozione della Parola di Dio si è di fronte a un attentato alle libertà dell’uomo.
Se questa legge venisse approvata, ha commentato, la Chiesa o qualsiasi movimento religioso sarebbero perseguitati dallo Stato, come è avvenuto in altre epoche in vari Paesi.
L’avvocato Félix Montiel ha definito il disegno di legge antireligioso e incostituzionale, e ha osservato che se si volesse applicare bisognerebbe prima riformare la Costituzione o indire una consultazione popolare.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]