Antonio Socci racconta la Guerra contro Gesù

Al Meeting di Rimini il giornalista e scrittore presenta il suo ultimo libro

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di Luca Marcolivio

RIMINI, domenica, 28 agosto 2011 (ZENIT.org).- Un saggio dalla lunga gestazione che la scorsa primavera ha visto finalmente la luce e che venerdì scorso è stato presentato all’ultima edizione del Meeting di Rimini.

In “Guerra contro Gesù” (Rizzoli, 2011), Antonio Socci mette in luce tutte le più recenti conferme della storicità e divinità di Cristo e tutti i tentativi di rimozione delle stesse da parte dei nemici del cristianesimo e della Chiesa.

Presso il Caffè letterario Eni del Meeting, l’intervento di Socci è stato presentato dal giornalista Camillo Fornasieri e anticipato dal commento di Massimo Borghesi, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Perugia e docente in alcune università pontificie.

Come spiegato da Borghesi, in “Guerra contro Gesù” Socci prosegue il discorso iniziato con il precedente “Indagine su Gesù” (Rizzoli, 2008). Un lavoro importante che “nemmeno nelle facoltà teologiche viene più svolto, anzi, spesso sono proprio i teologi ad affilare le armi di tanti intellettuali ‘laici’ come Odifreddi, Flores d’Arcais o Augias”.

Da parte sua, Antonio Socci ha esordito citando una mostra visitata proprio al Meeting che porta sostegno alle sue tesi: l’esposizione “Con gli occhi degli apostoli”, che ha riprodotto luoghi come la casa di Pietro o la spiaggia di Tiberiade su cui avvenne l’Incontro.

“Sono tracce che parlano al cuore e parlano di Dio che ci è venuto a cercare ed è con noi”, ha commentato.

Lo scrittore toscano ha poi citato una serie di prove documentali archeologiche a sostegno della storicità di Cristo. Ad esempio, “nell’anno 35, quindi pochissimi anni dopo la Resurrezione, Tiberio propone al Senato di riconoscere Gesù, figlio del falegname di Nazareth, come Dio”.

Altro elemento storico significativo è rappresentato dall’epistolario in cui “Seneca rimane sconvolto dall’incontro con Paolo perché ha sognato tutta la vita un sistema per cui l’uomo sia uomo e in Paolo lo vede come vita”.

“Il Vangelo di Luca viene scritto poco dopo il 50 d.C. – ha proseguito Socci –, quando la maggior parte dei testimoni, persecutori compresi, era ancora in vita. Nessuno ha avuto il coraggio di smentire quanto riportato da Luca o dagli altri evangelisti, anzi, molti di quei fatti sono confermati anche dagli autori anticristiani”.

Lo scetticismo della letteratura laicista, in teoria, dovrebbe indagare fino in fondo, e secondo la propria logica confutare l’Avvenimento cristiano, invece l’operazione da costoro compiuta è quella della rimozione dei fatti.

Non è sbagliato chiedersi se il cristianesimo sia vero, tuttavia “ciò che rimprovero ai razionalisti non è che siano scettici, ma che lo siano troppo poco, cioè che non usino fino in fondo lo strumento della ragione”, ha aggiunto Socci.

Citando l’Enciclica Humani Generis di Pio XII, lo scrittore ha ricordato che “anche con la sola luce della ragione si può provare con certezza l’origine divina della religione cristiana”.

In un’ulteriore citazione, da Karl Adam, Socci ha sottolineato che “né i Giudei, né gli ellenisti avrebbero mai potuto coi propri mezzi arrivare a quella figura del Cristo. […] nessun cervello umano avrebbe mai potuto pensare una tal vita, nessuna ingegnosità avrebbe mai potuto comporla”.

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ZENIT Staff

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