R.D. Congo: “La guerra non è finita e i ribelli continuano a minacciarci”

Una religiosa descrive la situazione nella Diocesi di Bukavu

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ROMA, venerdì, 26 agosto 2011 (ZENIT.org).- “La guerra non è finita e i ribelli continuano a minacciarci”, ha confessato Madre Petronella Nkaza, Priora della Congregazione delle Figlie della Resurrezione, descrivendo all’associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) la situazione nella Diocesi di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo.

Alla fine di luglio, i ribelli hanno distrutto le finestre di alcuni dei loro conventi, e le religiose si sono viste costrette a cercare rifugio in altre comunità.

L’opera delle Figlie della Resurrezione è stata istituita nel 1966 dal fondatore di ACS, padre Werenfried van Straaten, e da Madre Hadewych Ryckebusch. Da allora non ha smesso di crescere, e oggi conta su 217 religiose e 32 novizie e postulanti in tre continenti. Ci sono comunità in Ruanda, nella Repubblica Democratica del Congo, in Camerun, Italia e Brasile.

Nella Diocesi di Bukavu ci sono 17 conventi con 185 religiose, di età compresa tra i 35 e i 55 anni. Sette di questi conventi, tuttavia, hanno dovuto essere chiusi, perché sono stati distrutti o si trovano in zone troppo pericolose.

Nonostante la difficile situazione, che non sembra in procinto di migliorare ed è caratterizzata da massacri e violenze, le candidate sono numerose, spiega Madre Petronella. “Le donne vedono che c’è bisogno di persone che si consacrino al Signore e al servizio dei più deboli”.

Grazie a questa crescita, il 18 settembre prossimo avrà luogo un evento importante per le religiose, perché in Ruanda verrà eretto un nuovo priorato autonomo con un noviziato, fondamentale non solo per la Congregazione, ma anche per tutta la Chiesa nella regione dei Grandi Laghi.

Le comunità di religiose si trovano in genere fuori dalle città, dove vivono i più bisognosi. “E’ pericoloso vivere lì”, ha ammesso Madre Petronella, “ma anche quando ci vediamo costrette a fuggire il nostro desiderio è tornare il prima possibile, perché i più poveri tra i poveri sono quelli che ci conferiscono la nostra identità”.

Per le suore, i servizi pastorali e sociali rivolti ai più bisognosi hanno la priorità. Per questa ragione, gestiscono centri sanitari e scuole, impartiscono la catechesi e assistono i sacerdoti anziani.

“Gli abitanti apprezzano ciò che facciamo”, ha spiegato Madre Petronella. “Per questo sentono la nostra mancanza quando dobbiamo fuggire. La gente ci vuole bene e confida in noi”.

Aiuto alla Chiesa che Soffre, che non riceve sovvenzioni ufficiali di alcun tipo, sostiene persone dell’ambito ecclesiale che ne aiutano altre. Ogni anno finanzia varie migliaia di progetti pastorali solo attraverso donazioni.

Per ACS la libertà religiosa è una priorità, e fin dalla sua fondazione, nel 1947, l’associazione si identifica con la difesa dei cristiani oppressi e perseguitati. Ogni due anni pubblica un Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo e uno sulla persecuzione dei cristiani su scala internazionale.

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ZENIT Staff

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