di Renzo Allegri
ROMA, giovedì, 25 agosto 2011 (ZENIT.org).-Il 26 agosto ricorre il compleanno della beata madre Teresa di Calcutta. Quest’anno non ci sono ragioni speciali per festeggiarlo, come lo scorso anno che si celebrava il centenario della nascita. Ma è una ricorrenza da non dimenticare mai, perché quella piccola donna, insieme a Giovanni Paolo II e a padre Pio ha segnato profondamente la storia religiosa del nostro tempo. Ci ha lasciato insegnamenti preziosissimi, di una forza e di una attualità sconcertante, ha tracciato sentieri che guardano al futuro. E’ un esempio e una guida solidi come la roccia.
La mia professione di giornalista mi ha offerto molte occasioni di interessarmi di madre Teresa quando era in questo mondo. Ho avuto la fortuna di conoscerla bene, di portarla in giro in macchina, di ascoltare i suoi racconti, di vederla pregare, di sentire i suoi consigli. Ho parlato di lei con tante persone: giornalisti, artisti, professionisti, politici, industriali, poveri e ricchi, credenti e atei, e tutti avevano per lei un profondo rispetto, una grande e sentita ammirazione. Avvertivano istintivamente che era una persona vera, limpida, trasparente e buona.
Nel 1992, pubblicai un libro dal titolo “Teresa dei poveri”. Al posto della solita prefazione, volli mettere dei brevi ricordi scritti da personaggi famosi. Pensavo di trovare difficoltà ad avere dei contributi “scritti” da persone in genere impegnatissime, per le quali il tempo è tiranno. Invece, tutti quelli da me interpellati si sono dichiarati felici di aderire alla mia richiesta.
Voglio ricordare Madre Teresa, in questo anniversario dalla sua nascita, proponendo, a chi ama ed ammira questa donna, le riflessioni di due grandi artisti italiani che, in quell’occasione, tra tanti altri, mi hanno mandato il loro pensiero: lo scrittore Giovanni Testori e il pittore Aligi Sassu. Testori era già ammalato quando gli chiesi di scrivermi qualche cosa su madre Teresa, ma volle egualmente impegnarsi. Mi mandò una paginetta breve, come avevo chiesto, ma appassionata, scolpita, come era nel suo stile. Un piccolo inedito testoriano, che non deve andare perduto.
Magra, minuta, solcata dalle rughe della fatica e della partecipazione a tutti i bisogni dell’uomo, proprio come un terreno pronto per la semina, Madre Teresa è l’immagine prima e ultima che appare nella nostra mente e nel nostro cuore quando pensiamo a ciò che è, oggi, ripetere l’esperienza di Cristo. Nel suo operare non esiste pausa alcuna, così come non esiste alcuna divergenza fra fede e intelligenza, fra fede e azione; in lei, il credere s’è formulato, e ha continuamente dimostrato se stesso, all’interno della quotidianità più dimessa e feriale; giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Così, se è vero che la vergogna del nostro tempo e, in esso, d’ognuno di noi, è l’aver permesso che la sofferenza e la fame devastassero talmente la terra, è altrettanto vero che madre Teresa ha pagato anche per noi il prezzo di tale peccato e, insieme, ci ha insegnato come si possano ricucire i lembi d’una ferita così totale e disastrosa. Donna della terra e, insieme, come dice Jacopone, “donna del Paradiso”.
Anche lo scritto di Aligi Sassu è un prezioso inedito. Abituato a esprimere i suoi pensieri e le sue emozioni con i pennelli e i colori, Sassu amava, di tanto in tanto, ricorrere anche alla penna e alle parole. Ma solo per se stesso. Carattere chiuso, riservato, scriveva brani succinti, concentrati, dei flash. Che erano come lampi e illuminavano, per un istante, la notte di temporale della sua anima.
La paginetta che mi diede per Madre Teresa, parte dal ricordo delle dolorose esperienze da lui vissute negli anni Trenta del secolo scorso, quando, per i suoi giovanili entusiasmi sociali, finì in galera. Esperienze drammatiche, non prive di torture fisiche, che segnarono per sempre la sua vita, trasformando la sua sensibilità espansiva in pessimismo e amara sfiducia nei suoi simili.
Solo l’incontro con Madre Teresa, come lui confessa in questo breve scritto, riuscì a sanare quelle ferite e a riaccendere nel suo animo la speranza e a dagli la forza di riprendere “a camminare verso la luce”. Ecco lo scritto di Aligi Sassu:
Che la luce della verità, della bontà e dell’amore per il prossimo sia consustanziata all’animo umano, sia innata nell’uomo, ho sempre avuto dei dubbi. Con l’esperienza e l’aumentare degli anni, le illusioni della giovinezza si cancellano. Ma in realtà, da quando i miei occhi hanno incontrato l’immagine di una donna, le mie orecchie hanno sentito un nome, il nome di una piccola, umile, donna fragile, ogni dubbio è scomparso. E’ come se una rivelazione, una luce, una comunicazione, una realtà che non appare trascendente ma lo è, un muro innaturale, una forza intangibile che si oppone al male, mi cancellassero dall’anima tutte le atrocità che la natura impone alla carne, alla storia dell’umanità, a me stesso. E’ un niente, quel niente che è Madre Teresa. Ma quella fragile creatura è l’immagine stessa del Cristo sceso sulla terra, è l’acciaio temprato della bontà che si fa forza creativa dell’anima, delle anime, di amore, un amore fatto di tutto e di niente, la carità solida e forte come l’universo. Allora alzo la testa e cammino verso la luce.