di Antonio Gaspari
RIMINI, mercoledì, 24 agosto 2011 (ZENIT.org).- “La sua profonda coscienza che Dio l’aveva creato per un servizio preciso, uno scopo preciso, una missione, fanno di John Henry Newman
un beato universale”. Così Javier Prades Lopez, direttore del dipartimento di teologia
dogmatica e Preside della facoltà di San Damaso di Madrid, ha introdotto l’incontro “Cor ad Cor Loquitur. La Certezza di Newman, coscienza e realtà”, che si è svolto al Meeting di Rimini lunedì 22 agosto.
All’incontro ha partecipato anche padre Edoardo Cerrato, dal 1994 Procuratore generale della Confoederatio Oratorii Sancti Philippi Neri, il quale ha spiegato che “per Newman San Filippo Neri è un ‘vir prisci temporis’, uomo del tempo antico. Un uomo, un santo in cui torna a farsi presente con evidenza l’origine del cristianesimo”.
In merito al carisma oratoriano di san Filippo Neri, praticato dal beato Newman, ZENIT ha intervistato padre Edoardo Aldo Cerrato.
Perché un padre oratoriano è così interessato a due autori inglesi come Chesterton e Newman?
Padre Cerrato: Quello che mi colpisce in Chesterton è ‘l’intelligenza della realtà’ per dirla con una frase di Benedetto XVI. Perché oggi non è così scontato che la realtà esista, i fatti non sono guardati come fatti, prevale l’interpretazione sulla realtà. Anche Newman era attentissimo alla realtà. Chesterton definì Newman una ‘saetta incandescente’, una saetta che arriva dritta al punto delle questioni. Chesterton e Newman guardano a ciò che esiste, entrano con la ragione e l’intelligenza a comprendere le ragioni, ma non sovrappongono mai la loro interpretazione al fatto.
Perché questo suo interesse per Newman?
Padre Cerrato: Perché Newman è un oratoriano, cioè seguace del carisma di san Filippo Neri. Carisma che ha praticato per 43 anni. Dal 1847 alla morte Newman visse nell’Oratorio. Quando il Papa Leone XIII gli propose il cardinalato Newman rispose, “ringrazio Vostra Santità per questo onore, ma vi prego non toglietemi al mio Padre Filippo e da questa casa dove ho vissuto in pace per tanti anni”. Allora il Papa disse: “bene, bene continuate a lavorare, sono felice che voi rimaniate nella vostra casa”. Quella casa per dirla con i termini inglesi usati da Newman era ‘House’ ma anche ‘Home’. Era il dolce nido, il mondo degli affetti, dell’amicizia, della fraternità vissuta nella realtà e nella concretezza di una vita.
Quanto è attuale il carisma di Filippo Neri anche alla luce della beatificazione di Newman?
Padre Cerrato: Tra i moderni Newman è il miglior propagandista di san Filippo Neri. Filippo è un santo che ha affascinato Newman e devo dire che, e lo constato ogni giorno, continua ad affascinare tante persone. San Filippo arrivò a Roma e fu laico fino all’età di 36 anni. Tutta la sua esperienza forte di incontro con Cristo nella realtà concreta della Chiesa, avviene prima da laico e poi da sacerdote. Intorno a lui, per il fatto che è simpatico, affascinate, brillante, profondo ed in continua ricerca di Dio, si crea un gruppo di amici. Ha scritto un suo biografo: “San Filippo non aveva discepoli, aveva amici”. Tutti lo potevano incontrare e presto diventavano suoi amici. Il suo motto scritto sul letto di morte è “chi cerca altro che non sia Cristo, non sa quel che cerca” questo non significa che tutto il resto non abbia valore, al contrario che tutta la realtà è comprensibile attraverso l’esperienza cristiana.
Cosa pensa della fiction su san Filippo Neri “Preferisco il paradiso”, trasmessa in Tv da Rai uno?
Padre Cerrato: Si tratta di una fiction che ho visto in anteprima alla Lux Vide. In estrema sintesi, riflette lo spirito di Filippo Neri dentro alla vicenda di un uomo che non è lui. Cioè storicamente non c’è nulla o quasi nulla della vicenda di san Filippo Neri. Lo spirito c’è tutto, il rapporto con i bambini, alcune frasi pronunciate dai protagonisti, ma tutto il contesto, il rapporto con i Cardinali, con il Papa, con la Santa Sede, le storie di alcuni suoi seguaci, è tutta fiction. In particolare il rapporto con la Curia vaticana è falsato. Filippo ebbe difficoltà di ordine naturale per la tipologia del carisma, ma il suo atteggiamento è sempre stato di assoluta obbedienza, fedeltà e umiltà.
Che cosa significa essere Procuratore generale e come procede la vita della Confoederatio Oratorii Sancti Philippi Neri?
Padre Cerrato: Sono 17 anni che sono il Procuratore generale, a cui compete l’accompagnamento delle nuove comunità, ed ho avuto la gioia di vedere nascere 19 nuove case in tutte le parti del mondo. In un tempo in cui è più facile vedere che le case vengano chiuse, noi ne abbiamo aperte di nuove. Oltre a queste 19, ci sono 32 progetti di nuove fondazioni, in tutti i continenti e anche in Europa che è il miracolo dei miracoli. Questo significa che il messaggio di san Filippo è di grande attualità. Per dirlo in parole povere, i laici capiscono benissimo che Filippo non era un clericale, ed i preti stessi capiscono che la secolarità non è secolarismo. La secolarità è fondamentalmente un’attitudine, attraverso la quale un cristiano, sia laico che prete, vive nel mondo la sua fede cristiana non sopra il mondo, ma dentro alle circostanze, condividendo le ansie, le gioie, i problemi della storia, vivendo la realtà. Secondo san Filippo, questa è la via di santità che porta alla perfezione.
Per capire questo rapporto dentro alla realtà c’è un episodio significativo della vita di san Filippo. Una grande dama dell’aristocrazia romana chiese a san Filippo con un linguaggio ecclesiasticamente impostato: “Quando vostra reverenza ha lasciato il mondo?”. E Filippo rispose: “veramente a me pare di non averlo lasciato mai”. Filippo era un fiorentino molto arguto, non solo conservò il tipico temperamento toscano, ma ci teneva che si sapesse che fosse fiorentino, divenne romano rimanendo fiorentino. Per quanto riguarda la carica che ricopro, bisogna sapere che la nostra è una confederazione, e ognuna delle case ha una sua autonomia, non c’è un superiore generale. Potremmo dire che il Procuratore generale è l’equivalente dell’Abate generale di una congregazione di monaci.
Quali sono le virtù che Newman colse nella spiritualità di san Filippo?
Padre Cerrato: Newman comprende che tutto il mondo interiore di Filippo si esprime all’esterno con il termine di gentilezza, cioè massimo rispetto della persona. Per questo motivo nell’educare il singolo e per l’incontro con le persone, san Filippo scelse il confessionale e non il pulpito. Filippo è stato il confessore di Roma. Cambiò il volto dell’Urbe attraverso il confessionale. Tutto il giorno e parte della notte lo passava al confessionale. Un grande storico dell’arte ha scritto che Roma in quell’epoca non aveva bisogno di battezzatori ma di medici delle anime, e Filippo fu un medico delle anime.
Che cosa può dirci su questa storia secondo cui san Filippo aveva un cuore grande?
Padre Cerrato: Si tratta di una vicenda di carattere mistico. Quando Filippo morì, il Pontefice autorizzò l’autopsia, da cui risultò che il santo aveva un cuore enormemente dilatato. In vita non si sapeva di questa dilatazione, ma si conoscevano manifestazioni di carattere particolare. Testimoni raccontano che in alcuni momenti di estasi il battito del cuore di Filippo si sentiva all’esterno. Inoltre alcuni parlano di un rigonfiamento sul petto di Filippo all’altezza del cuore. Sulla base di queste testimonianze il Pontefice autorizzò l’autopsia che venne fatta dai medici pontifici con a capo Andrea Cisalpino che era la massima autorità medica del tempo.
Cisalpino è colui che ha scoperto la duplice circolazione del sangue, se fosse vivo oggi gli darebbero il Nobel. Il cuore d
i Filippo fu trovato due volte e mezzo la dimensione di un cuore normale. Si tratta di una dilatazione che non permette la vita. Eppure Filippo visse dall’età di 29 anni fino a 80 anni in questa situazione. Si tratta quindi di un fenomeno mistico, inspiegabile dal
punto di vista fisico. Si scoprì inoltre che Filippo aveva tre costole staccate dallo sterno per fare spazio al cuore dilatato. Di questo fenomeno parlò anche il Servo di Dio Pio XII, quando ricevette i padri oratoriani, quattro giorni prima di morire. Pio XII conosceva bene la storia di san Filippo, aveva frequentato fin da piccolo la chiesa di Santa Maria in Navicella. Alla Chiesa nuova c’è ancora il confessionale dove si inginocchiava. A proposito di questa inspiegabile grandezza di cuore di san Filippo, Pio XII parla di fenomeno nuovo che si inserisce nei grandi fenomeni mistici nella storia della Chiesa. Una spiritualità con al centro il cuore colpì moltissimo Newman, che pur riprendendola da san Francesco di Sales, nel suo stemma ha scritto “Cor ad Cor loquitor”, “il cuore parla al cuore”.