RIO DE JANEIRO, domenica, 21 agosto 2011 (ZENIT.org).- La comunicazione è fondamentale nella Chiesa, tanto da essere imprescindibile per l’evangelizzazione.
Monsignor Orani João Tempesta, Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile), lo ha affermato in un articolo nel quale ha sottolineato come la comunicazione non si limiti ai mezzi mediatici come la radio, la televisione, la stampa o Internet, ma comprenda “qualsiasi forma di relazionamento umano”.
“Parlare di comunicazione come spazio socio-culturale per realizzare l’evangelizzazione nel mondo contemporaneo significa affrontare soprattutto un contesto di società che si trasforma a una velocità allucinante, caratterizzato dai progressi tecnologici, principalmente dall’era digitale, che provoca cambiamenti sociali e di costume, dove il mondo delle comunicazioni si presenta come un’area culturale di grande importanza che la Chiesa deve riflettere”.
“La Chiesa, nella sua missione evangelizzatrice, deve comunicare Gesù Cristo, Signore della Vita, nostro Salvatore”, indica il presule. “Per comunicare questa Buona Novella si presuppone che la persona che lo fa sia evangelizzata e non conosca solo le tecniche della comunicazione”.
“Siamo chiamati ad agire e ad essere ‘strumenti di salvezza’ nella storia vissuta della nostra quotidianità. Questa società mediatica è il ‘luogo teologico’ per ciascuno di noi cristiani!”.
L’Arcivescovo sottolinea quindi che “non esiste evangelizzazione senza comunicazione”, e che “evangelizzare implica necessariamente il fatto di comunicare”.
“Perfino la testimonianza di vita come azione evangelizzatrice è un presupposto e anche una forma di comunicazione”, indica. “L’atto di testimoniare è comunicare con la propria vita il messaggio del Vangelo”.
Per monsignor Tempesta, “la pastorale della comunicazione svolgerà il suo compito nelle nostre Diocesi, parrocchie e comunità quando assumerà la formazione e l’impegno di rendere consapevoli tutti i ministri ordinati e gli agenti pastorali della necessità di comunicare e di comunicare bene”.
“Comunica solo chi ha qualcosa da dire”, sottolinea. “E noi abbiamo il messaggio, il contenuto, la notizia e l’informazione più importante: la persona di Gesù Cristo”.
Si tratta, quindi, di “stabilire un dialogo tra Vangelo e comunicazione”.
In questo contesto, bisogna non solo tener conto dell’esistenza di nuovi apparecchi tecnologici, ma anche “comprendere la rivoluzione del linguaggio che stiamo vivendo in questo inizio di Terzo Millennio”.
“Cambiano i paradigmi, soprattutto i metodi per esplicitare la fede. Da ciò deriva l’importanza e l’invito a che la teologia conosca, rifletta e ‘illumini’ questo ‘luogo teologico’ rivoluzionario, che provoca sempre più il mutamento di riferimenti, linguaggi e metodi pastorali nell’evangelizzazione attuale”.
Questa missione, constata l’Arcivescovo di Rio de Janeiro, “esige da ciascuno di noi l’eccellenza nella comunicazione. Comunicare è dovere del cristiano, un impegno che assumiamo con la Chiesa di Cristo per annunciare l’amore di Dio a tutte le persone”.
“La pastorale della comunicazione di tutta la Chiesa vuole aprirsi a questo cambiamento, lasciarsi guidare dall’azione dello Spirito Santo, che comunica in ciascuno di noi la presenza viva di Cristo Risorto”.
“Vogliamo cercare l’eccellenza in tutte le forme e in tutti i mezzi di comunicazione, per evangelizzare con rinnovato ardore missionario. Questa è la nostra missione”, conclude monsignor Tempesta.
“Che tutti noi possiamo continuare a comunicare con rinnovato ardore la Parola della Vita!”.