La bella Pasqua di una suora missionaria

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ROMA, venerdì, 29 aprile 2011 (ZENIT.org).- Una cara suora missionaria, suor Paola Vizzotto, missionaria dell’Immacolata in Camerun, da alcuni anni è in Italia e  passa le domeniche e le altre feste fra le donne del carcere romano di Regina Coeli. Ecco il racconto della sua Pasqua (padre Piero Gheddo).

* * *

Sono appena tornata dalla mia parrocchia, la cappella della prigione, dove abbiamo celebrato l’Eucarestia pasquale. Sinceramente non ho seguito con attenzione l’atto liturgico, la cappella era così piena di cattoliche, ortodosse, musulmane e più o meno ben pensati, che ho preferito restare sulla porta per tenere calmi i bimbi del Nido, dare un occhio agli inevitabili malesseri per la mancanza d’aria, calmare le emozioni, gestire con ordine la fila di chi voleva accostarsi al sacramento del perdono: agente senza mostrine per evitare l’intervento degli agenti in divisa!!!

Mentre rientravo in metro, una domanda mi ha assillato: “Se la Pasqua ha toccato così tanto le nostre donne… ma per me cosa è la Pasqua?”. Ora con calma ho cercato di darmi una traccia di risposta, senza ricorrere ai concetti che formano il nostro bagaglio di fede, alle dotte frasi più o meno teologiche, alle belle immagini e agli auguri che ho ricevuto. Ma per me, cosa mi concretizza la vittoria di Cristo sulla sua morte, sulle nostre morti quotidiane? Come posso dire che Cristo è risorto, davanti a quei blindo chiusi, a quelle celle, ai drammi che ogni donna reclusa, e dietro a loro, le famiglie e la società, mi rappresenta? 

Pasqua è il piccolo C che domenica scorsa è stato accolto nella famiglia di Cristo con il battesimo, avendo come “comunità” presente, solo volontarie, puericultrici e agenti, per permettere al giovane papà di entrare nella cappella e portare al fonte battesimale il suo bimbo, felice e sorridente tra i genitori, una volta tanto non divisi dal freddo bancone della sala colloqui.   

Pasqua sono G, A e M che Giovedì Santo hanno ricevuto per la prima volta la Comunione, con una attenzione e una passione tali che mi hanno costretto ad un sano esame di coscienza sui miei frettolosi ringraziamenti! Pasqua è K che, Venerdì Santo, mi augura ogni bene nel nome di Allah il Misericordioso e fa un profondo segno di rispetto al momento dell’adorazione della Croce, perché, comunque, c’è una persona che è morta crocifissa per altri!  

Pasqua è S, che oggi cerca tutte le scuse per giustificare il suo blocco verso la Confessione, pur desiderandola con tutto il cuore, e poi, al ritorno, piangere sorridendo e dirmi all’orecchio: “Grazie! Ho svuotato il sacco, mi sento leggera… leggera!”. Pasqua è L che, ricevendo il sacchetto di ovetti di cioccolato, distribuito a tutte, si accorge che io non l’ho ricevuto e vuole donarmi il suo…    

Pasqua è S che, allo scambio della pace, cerca lo sguardo di P con cui ha un grave contenzioso giuridico e per questo non possono incontrarsi, ma vuole donarle un segno di riconciliazione anche se sta pagando il carcere non per colpa.    

Pasqua è… potrei continuare, ma forse posso riassumere: Pasqua è Cristo che vince il male, il più profondo, il più nascosto ed insidioso, e ne fa luce di pace, di unità e di gioia. Il silenzio delle nostri morti si fa Parola, per farci Vita vera in Lui.   

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ZENIT Staff

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