Pasqua: il fatto della vita e della Vita eterna

Domenica di Pasqua, 24 aprile 2011

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry


di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 22 aprile 2011 (ZENIT.org).- Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: ‘E’ risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete’. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno” (Mt 28,1-10).

Dopo che il cadavere di Gesù era rimasto per un’intera giornata nel sepolcro (e anche una parte del venerdì e della domenica, così da raggiungere, secondo il calcolo ebraico, i “tre giorni” poi ribaditi nel Credo)” (cfr nota a Mt 28,1-10, della Bibbia “Via Verità e Vita”), due donne avanzano in un mattino di primavera verso il luogo della sepoltura: Maria di Magdala, che conosciamo bene, e “l’altra Maria”, con tutta probabilità una parente di Gesù. Esse intendono compiere un’unzione balsamica sul corpo del Signore.

Possiamo intuire lo stato d’animo di queste due donne, ancora sconvolte ed affrante per la fine crudele del Maestro amato, sottratto per sempre anche al loro affetto. Risuscitando Lazzaro, Gesù aveva dimostrato di possedere il segreto della vita che non muore, ma non aveva voluto avvantaggiarsene per se stesso. Gesù aveva dichiarato “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,51), ma adesso questo Pane di vita cominciava a deteriorarsi nella morte. Gesù aveva suscitato un’attesa inaudita, la speranza che: “la vita stessa, la vita vera, può essere vissuta anche nel tempo, e che poi non viene più contestata dalla morte fisica,..non può più essere distrutta da niente e da nessuno” (J. R. Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, seconda parte, p. 98), ma ora il silenzio della morte è più convincente di questa speranza.

Oppresse da simili pensieri, il volto rigato dal pianto, le due innamorate si recano a visitare la tomba del Maestro, con infinita nostalgia. Non è improbabile che il turbinìo dei ricordi e dei pensieri le portasse anche a interrogarsi: “Poiché anche Gesù è morto, che cosa succede veramente quando moriamo? Che cos’è la vita eterna di cui ci parlava?”.

E’ la duplice domanda “pasquale” di sempre, la domanda di tutti, che sale da “questo nostro corpo votato alla morte” (Rm 7,24).

Che cosa sia la vita eterna è mistero che i giovani sono forse più facilitati ad intuire dei vecchi, poiché appartiene più a loro l’esperienza meravigliosa dell’amore che sboccia ed innamora: “Solo quando siamo innamorati vogliamo che questa condizione non abbia mai fine. “Dio è amore” dice la Prima Lettera di Giovanni (1 Gv 4,16); “L’amore – dice la Prima Lettera ai Corinzi – non avrà mai fine” (1 Cor 13,8). Dio è eterno, poiché è l’amore; e l’amore è eterno perché è divino. Quando noi siamo nell’amore entriamo nel presente senza fine di Dio(Youth Catechism, n. 156).

L’Amore e la Vita eterna sono la medesima Realtà, ed essa è Dio perché “Dio è amore”. Santa Teresa di Lisieux, perdutamente innamorata di Gesù, in punto di morte ha visto la finestra del cielo ed ha salutato così le sue sorelle: “Non muoio, passo alla Vita!”. La “piccola Teresa” (che chiudeva con queste parole il racconto della storia della sua anima), era una giovane ventiquattrenne che da mesi assisteva al rapido disfacimento del proprio corpo, divorato dalla tubercolosi, e potrebbe essere uscita dalla sua incantevole penna la risposta che il catechismo dei giovani dà alla domanda: “Che cosa succede quando moriamo?”. Eccola: “Il come avverrà la risurrezione del nostro corpo è un mistero, ma ci può aiutare un’immagine: dando un colpo d’occhio ad un bulbo di tulipano non potremmo mai indovinare in che splendido fiore esso si trasformerà nel buio della terra; allo stesso modo non sappiamo nulla dell’aspetto futuro del nostro nuovo corpo. Eppure Paolo è sicuro: “è seminato nella miseria, risorge nella gloria” (1Cor 15,43)” (Youth Catechism, n. 154).

Che un bulbo di tulipano si trasformi in uno splendido fiore, è un fatto che dimostra la verità della vita. Che la tomba ove era deposto il cadavere di Gesù sia stata trovata vuota da Maria di Magdala e l’altra Maria, è un fatto che dimostra la verità della Vita risorta, che è Cristo. Che le due donne abbiano incontrato il Signore risorto mentre correvano a dare l’annuncio ai discepoli, e da Lui abbiano ricevuto istruzioni per loro, è un fatto che dimostra che Gesù era ed è vivo e operante in mezzo a noi, e che si fa incontrare concretamente. Un fatto che da duemila anni continua ad avere prove che lo dimostrano. Queste prove sono i santi, autentici e credibili testimoni del Risorto e della potenza trasformante della sua Vita divina. Ora, in duemila anni da che Cristo è risorto, mai un santo è stato veduto da tutti, conosciuto, incontrato, amato come il servo di Dio Giovanni Paolo II, il quale ha detto: “La vita è una meraviglia che il pensiero, la scienza e l’arte non si stancano di decifrare. Per quanto si tenti di capirla, essa conserva sempre qualcosa di misterioso. La fede tuttavia permette di fissarne, pur ad infinita distanza, la Fonte trascendente, cogliendola nel mistero dell’Amore trinitario”.

La vita umana non è solo un fatto biologico, ma è un fatto trascendente ed eterno, il cui autore è il Signore, che era morto, ma ora vive per sempre in mezzo a noi.

———

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione