Giovanni Paolo II era “il passeggero ideale”

Intervista al colonnello Antonio Berardo, pilota di elicottero di Wojtyla

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

di Serena Sartini
 

ROMA, lunedì, 18 aprile 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II era “il passeggero ideale”. “In volo non ha mai manifestato particolari preoccupazioni o paure”. A parlare è il colonnello Antonio Berardo, pilota di elicottero di Papa Wojtyla. Per vent’anni ha portato in cielo il Pontefice, facendolo viaggiare lungo tutta l’Italia.

“Ricordo che una volta andammo all’aeroporto di Orio al Serio – racconta il comandante – c’era un temporale fortissimo. Il Papa si sedette tranquillamente e serenamente, noi abbiamo fatto le nostre operazioni ed è andato tutto bene. Anche quando c’erano delle turbolenze, con l’elicottero può succedere frequentemente, non abbiamo mai visto il Papa teso o preoccupato. Era proprio il passeggero ideale, tranquillo”.

Cosa faceva Giovanni Paolo II in volo?

Berardo: Durante il viaggio, il Papa normalmente leggeva, poi guardava attentamente e incuriosito fuori dal finestrino, soprattutto quando volavamo in zone di montagna e ammirava i paesaggi innevati.

Il Papa amava fare qualche escursione “fuori programma”?

Berardo: Sì, è vero. Durante i collegamenti, soprattutto quelli del mercoledì dal Vaticano a Castel Gandolfo, amava effettuare dei fuori programma. Oramai tra noi dell’equipaggio e il Papa c’era una intesa perfetta. Non c’era bisogno nemmeno lo chiedesse: bastava un gesto con la mano per intendere: “Facciamoci un giretto’’. Noi chiedevamo al segretario Dziwisz dove volesse andare e quanto potevamo allontanarci. Il Papa amava moltissimo andare sulla neve e d’estate facevamo sempre dei percorsi in montagna, si arrivava anche sul Gran Sasso. Una volta però lo portammo anche al mare, sulle Isole Pontine. Dopo varie nostre richieste, quella volta ci disse: “Va bene, oggi andiamo a Ponza”. Osservò tutte le insenature e il paesaggio. Sembrava molto divertito.

Come era viaggiare con il Papa? In fondo era il suo pilota…

Berardo: La prima volta che ebbi modo di portare in volo il Papa mi sentivo particolarmente emozionato. Sapevo di portare un personaggio di una importanza enorme. E quindi ero teso. Poi, con il passare del tempo, diventò piano piano una cosa tranquilla e di routine. Divenne una cosa automatica, quasi di famiglia. La tensione e l’emozione passarono presto.

Quale era il rapporto del Papa con l’equipaggio?

Berardo: Giovanni Paolo II ogni tanto diceva qualche frase verso l’equipaggio. Ma quello che ci piaceva di più di lui era la sua gestualità, il saluto militare che ci faceva quando ci vedeva, il sorriso, la pacca sulla spalla, l’abbraccio. Una volta in particolare mi abbracciò perché salvai all’ultimo minuto una situazione. Era un Papa molto disinvolto. In un paio di occasioni è venuto in cabina, ha guardato l’apparecchiatura, ha osservato, si è messo le cuffie e poi è tornato al suo posto.

Come è il posto del Papa nel suo elicottero?

Berardo: La poltrona dove si siede il Papa è ambitissima. È una poltrona comoda che si trova davanti a un grosso finestrone che permette di vedere il paesaggio, quasi un balcone sul mondo. Poi c’è un piccolo tavolino davanti, spesso corredato di fiori. Insomma, in molti chiedono di farsi la foto sulla poltrona del Papa.

Ci può raccontare qualche aneddoto, qualche curiosità?

Berardo: Era oramai così comune a noi dell’equipaggio portare il Papa che a volte si dimenticava quasi con chi avevamo a che fare. Un mercoledì, ricordo che ci sarebbe stata l’eclissi solare. C’eravamo organizzati per far osservare l’eclissi al Papa. Ci siamo fermati sulla piazzola dell’eliporto di Castel Gandolfo. Noi non eravamo tanto attrezzati, mentre la prefettura aveva portato per il Papa il vetro da saldatore. Giovanni Paolo II era accanto a noi, ricordo ci passò il vetrino. A un certo punto, uno dell’equipaggio lo tenne così tanto che rispose al Papa come fosse un suo “amico”: “un attimo che guardo ancora un po’”.

Una particolarità di Giovanni Paolo II era che il tempo con lui si apriva sempre anche quando era previsto cattivo, o anche quando si andava incontro ad acquazzoni. Per le 10mila ore di volo, ad esempio, avevamo organizzato un piccolo rinfresco a Castel Gandolfo con il Papa. Però pioveva terribilmente, c’era un acquazzone allucinante. Non sapevamo come fare. Ma appena siamo arrivati all’eliporto, ha smesso di piovere. Un miracolo. Il Papa portava davvero “bel tempo”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione