SANTIAGO DE COMPOSTELA, giovedì, 14 aprile 2011 (ZENIT.org).- La Cattedrale di Santiago de Compostela (Spagna), che ospita la tomba dell’Apostolo Giacomo, festeggia quest’anno il suo ottavo centenario.
Per l’occasione, l’Arcivescovo di Santiago, monsignor Julián Barrio, ha scritto ai suoi fedeli una lunga lettera in cui parla del significato di questo tempio, terza meta di pellegrinaggio del mondo cristiano dopo Gerusalemme e Roma.
La Cattedrale di Santiago venne consacrata il 4 aprile 1211 dal Vescovo Pedro Muñiz, dopo più di 100 anni di lavori. Sorge sul luogo in cui venne scoperta la tomba dell’Apostolo Giacomo agli inizi del IX secolo, e sostituiva il tempio precedente, troppo piccolo per accogliere le migliaia di pellegrini che giungevano ogni anno da tutta l’Europa.
“Ho potuto verificare che per chi contempla la nostra Cattedrale la domanda ricorrente è da dove sia uscita tanta bellezza – afferma nella sua lettera monsignor Barrio -. Qui l’umanità dà il meglio di sé perché le interessano suo Padre Dio e i suoi fratelli, gli uomini”.
“In essa troviamo la tomba dell’Apostolo Giacomo. Sulle sue pareti scorre la storia della fede ereditata dagli Apostoli. Se ci stupisce, a ragione, la bellezza artistica delle sue pietre, tutto ciò cede in grandezza di fronte alla ricchezza spirituale della parte interiore delle persone che si riconoscono come tempio di Dio”, aggiunge.
“In una delle sue catechesi, Papa Benedetto XVI ha sottolineato due elementi dell’arte romanica e gotica che dobbiamo considerare pastoralmente per comprendere il suo significato: tener conto dell’anima religiosa che ha ispirato queste opere e valorizzare il fatto che la forza dello stile romanico e lo splendore delle Cattedrali gotiche ci ricordano che la via della bellezza è una strada privilegiata e affascinante per avvicinarsi al mistero di Dio”.
Ricordando lo stupore dello scrittore francese Paul Claudel contemplando la Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il presule compostelano ha spiegato che la Cattedrale “controlla completamente e testimonia nella sua eloquenza silenziosa il potere del suo simbolismo, visto che è propriamente un simbolo e come tale ricordiamo ogni Cattedrale che domina una città”.
“E’ simbolo della vita religiosa, culturale e sociale, e ciò si verifica anche nella nostra Cattedrale: la sua città è nata guardando a lei”, indica monsignor Barrio. “Il suo profilo ci identifica, ci ispira e ci attira. Ammiriamo non solo la sua grandezza, la sua antichità captando l’eco della storia ed estasiandoci per la sua bellezza, ma anche il suo misterioso incanto e il suo simbolismo che è necessario interpretare”.
La chiesa cattedrale, nella maestà della sua struttura architettonica, “è segno del tempio spirituale che si edifica all’interno delle anime e brilla con lo splendore della grazia divina”.
“Possiamo considerare la nostra Cattedrale come una maestra quando spiega la fede attraverso il Pórtico de la Gloria, come un’ospite quando accoglie il pellegrino stanco per le fatiche e le incertezze della vita, come la guardiana che veglia sulla tomba di San Giacomo Apostolo”.
Per questo, aggiunge, “aver cura della sua struttura architettonica e del suo congiunto artistico per trasmetterli nelle migliori condizioni possibili a quanti verranno dopo di noi è un obiettivo permanente”.
Il Vescovo compostelano conclude la sua lettera auspicando, con le parole di Papa Benedetto XVI, “che il Signore ci aiuti a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente e affascinante, per sentire l’Amore di Dio e per amare Dio”.