di Emil Ameen
IL CAIRO, giovedì, 14 aprile 2011 (ZENIT.org).- Ci sono anche dei musulmani tra coloro che esultano per la prossima beatificazione di Giovanni Paolo II, come è il caso di Ali al-Samman, Presidente del Comitato per il dialogo interreligioso del Consiglio supremo per gli affari islamici egiziano.
Ali al-Samman, che è anche rappresentante dell’Università di Al-Azhar, la più prestigiosa istituzione accademica dell’islam sunnita, ha svolto un ruolo decisivo nella conclusione della nota convenzione che ha dato vita, nel 1998, al Comitato congiunto che riunisce l’Università di Al-Azhar, con sede al Cairo, e il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Di recente sono stati avviati dei colloqui con i non credenti grazie all’iniziativa del “Cortile dei Gentili”. Lei è un uomo di dialogo. Cosa pensa dell’invito fatto dal Vaticano?
Ali al-Samman: L’elemento essenziale è quello di impostare un dialogo con le persone a partire dal fatto che sono degli esseri umani e l’essere umano viene prima delle religioni. E il dialogo del Vaticano con i non credenti risale al Concilio ecumenico Vaticano II. Senz’altro accolgo con favore questo tipo di dialogo, a cui ho partecipato ai tempi di Papa Giovanni Paolo II. Credo che sia un passo importante per la costruzione di un’umanità dotata di sentimenti e responsabilità comuni.
Alcune persone, nei media arabi, hanno interpretato le parole del Cardinale Kurt Koch sulla promozione del dialogo tra ebrei e cristiani come non in linea con il dialogo tra musulmani e cristiani. Lei è d’accordo?
Ali Assamman: Certamente no. Non mi disturba affatto la convergenza ebraico-cristiana, che fa parte del sistema che io difendo, essendo tutti figli di Abramo e nessuno può separare i figli di Abramo. Sappiamo anche che questo dialogo esiste da molto tempo. Non è nuovo. Vorrei sottolineare la crescita dei movimenti di estrema destra in Europa che mostrano ostilità verso gli ebrei e con i quali non mi trovo d’accordo. Ritengo che la libertà di fede e di religione sia una questione essenziale per la nostra vita quotidiana.
L’Arcivescovo caldeo di Mosul (Iraq), monsignor Louis Sako, ha detto che gli Stati islamici non vivranno in una democrazia effettiva finché i cristiani non saranno considerati dei veri cittadini. Si trova d’accordo con lui?
Ali al-Samman: La democrazia è del tutto unita alla cittadinanza. Questo è certo ed è al centro delle conversazioni della cittadinanza in Egitto, su cui si stanno svolgendo in questo momento sessioni di dialogo nazionale. Stiamo compiendo un grande sforzo per fare della cittadinanza il fondamento dei principi e questo è ciò che la gente razionale del mondo islamico sta chiedendo.
Ma la realtà sembra contraddire quanto dice?
Ali al-Samman: Una parte della realtà potrebbe essere diversa. C’è chi esagera, ma in senso opposto, e c’è chi vi si oppone e rifiuta le loro affermazioni. Personalmente, ho partecipato a molti programmi televisivi ed ho scritto articoli giornalistici per denunciare questi atteggiamenti che separano e non uniscono. Come me ci sono molte persone che stanno lottando per far prevalere questo concetto di cittadinanza.
È possibile che l’Egitto diventi un altro Iraq e che il futuro dei copti diventi simile alla situazione dei cristiani iracheni?
Ali al-Samman: La storia d’Egitto e la lingua del suo saggio popolo affermano che quel Paese non diventerà un altro Iraq. È una scommessa. L’Iraq usa una lingua diversa da quella egiziana. Nonostante le ultime dichiarazioni degli estremisti, non credo che l’Egitto possa diventare un altro Iraq.
In questo senso bisogna sottolineare che esiste una vera autorità che governa in Egitto, rappresentata dal Consiglio supremo e dalle forze armate. Questi ultimi non mancano di denunciare e di mettere in guardia contro qualsiasi violazione della sicurezza o della legittimità che incida sui cittadini, soprattutto sui copti. Questo è stato chiarito nelle dichiarazioni del Consiglio circa le voci circolate negli ultimi giorni per terrorizzare le donne e le ragazze copte in Egitto. È stato dichiarato chiaramente che le violazioni della legittimità e della legge non saranno tollerate.
Avendo lei contribuito notevolmente all’organizzazione della visita di Giovanni Paolo II in Egitto, con il quale successivamente si è incontrato diverse volte… Cosa prova in vista della sua prossima beatificazione?
Ali al-Samman: Come credente, la mia reazione è quella di voler pregare per lui. Secondo me gli viene concesso ciò che gli è dovuto, per il suo lavoro, per il lavoro che ho visto, al quale ho partecipato e di cui sono testimone. Questo mi dimostra quanto lui abbia aperto il suo cuore, la sua mente e le sue braccia al mondo intero. Questo è ciò che io ho sperimentato personalmente ad Assisi, quando sono andato a fare un discorso in nome dell’imam Muhammad Sayyid Tantawy. Senza dubbio, in quel giorno, sarò l’essere più felice del Creato.