WASHINGTON, D.C., mercoledì, 13 aprile 2011 (ZENIT.org).- Mentre le forze militari degli Stati Uniti si preparano a lasciare l’Afghanistan, i Vescovi chiedono una transizione responsabile che promuova la coscienza comunitaria e la partecipazione dei cittadini.
Il Vescovo Howard Hubbard di Albany (New York), presidente del Comitato per la Giustizia e la Pace Internazionali della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), ha rivolto questo appello in una lettera inviata mercoledì scorso al National Security Advisor Thomas Donilon.
A nome dei Vescovi, il presule ha sottolineato che “una transizione responsabile dovrebbe permettere il ritiro delle forze militari statunitensi alla prima opportunità compatibile con gli obiettivi di negare porti sicuri alle organizzazioni terroristiche, minimizzare ulteriori perdite di vite umane, assistere i rifugiati e gli sfollati interni e aiutare gli afghani nella via del recupero da decenni di guerra”.
“Il successo e la sostenibilità del ritiro militare si baseranno su una transizione di successo a una leadership afghana, gran parte della quale deve essere esercitata a livello locale vista la natura decentralizzata della società afghana”, ha dichiarato il Vescovo.
“Incoraggiamo a sottolineare l’importanza della partecipazione dei cittadini, delle capacità della società civile, della responsabilità e della buona amministrazione”, ha aggiunto.
“Promuovere la capacità locale aiuta a stabilire una base per la sicurezza futura, la stabilità politica e la prosperità economica”.
Sviluppo continuato
Il Vescovo Hubbard ha riconosciuto che “se il ritiro militare ridurrà significativamente i costi statunitensi in Afghanistan e Pakistan, un impegno consistente per uno sviluppo continuato è fondamentale per un successo a lungo termine”.
Per questo, “una transizione responsabile richiede che il finanziamento per lo sviluppo e la ricostruzione attualmente allocato tramite il Dipartimento della Difesa sia trasferito al Dipartimento di Stato/Agenzia per lo Sviluppo Internazionale”.
“Tale finanziamento dovrebbe essere mirato in base alle necessità, con un’opzione particolare per i poveri e gli emarginati”, ha rilevato.
Il Vescovo ha aggiunto che i presuli statunitensi restano “profondamente preoccupati per la libertà religiosa in Pakistan e chiedono che questa sia una priorità nella politica degli Stati Uniti”.
“Il fallimento nel difendere la libertà religiosa di tutti, soprattutto delle minoranze, e nel costruire una società pluralistica tollerante incoraggia i gruppi terroristici fondamentalisti”, ha sottolineato.
“L’assassinio del Ministro pakistano per le Minoranze Shahbaz Bhatti, l’unico cristiano del gabinetto, è un sinistro promemoria di questa minaccia”.
Il presule ha poi espresso la speranza che “la nomina recente di Paul Bhatti come consigliere speciale per le minoranze religiose significhi che l’eredità di suo fratello nel difendere i diritti delle minoranze verrà portata avanti”.
“Con tante cose in gioco in questa transizione, assicuriamo le nostre continue preghiere”, ha concluso.
Il testo completo della dichiarazione è disponibile su www.usccb.org/sdwp/international/index.shtml