Francia: primo sì del Senato alla revisione della legge sulla bioetica

I senatori aprono alla ricerca sulle staminali embrionali

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di Paul De Maeyer

ROMA, martedì, 12 aprile 2011 (ZENIT.org).- In Francia, il Senato ha approvato venerdì 8 aprile in prima lettura il progetto di revisione della legge sulla bioetica del 2004 [1]. La Camera alta aveva iniziato il suo esame della proposta martedì 5 aprile. Mentre il testo emendato ritorna adesso all’Assemblée Nationale (la Camera bassa), l’approvazione finale della nuova normativa dovrebbe avvenire entro l’estate.

Il testo adottato dai senatori ha subìto alcuni cambiamenti rispetto a quello approvato in prima lettura il 15 febbraio scorso dai deputati. Alcune delle modifiche apportate dal “Palais du Luxembourg” non piacciono al governo del primo ministro François Fillon, il quale ha già annunciato che cercherà di rimediare nell’Assemblea.

Un primo cambiamento di grande impatto etico è la decisione dei senatori di abbandonare il sistema della proibizione con “deroghe” per quanto riguarda la ricerca sugli embrioni e sulle cellule staminali prelevate da embrioni umani. Contro il parere dell’esecutivo Fillon, il Senato ha autorizzato con 187 voti contro 142 una ricerca definita “inquadrata”, nel senso che potrà essere condotta comunque solo se gli altri tipi di staminali non offriranno lo stesso potenziale curativo o terapeutico.

Anche se si tratta solo di una scelta provvisoria, per La Croix la votazione rappresenta comunque una svolta. È la prima volta – così spiega l’11 aprile il quotidiano cattolico – che i parlamentari fanno marcia indietro su uno dei principi chiave delle leggi del 1999 e del 2004, cioè il principio del divieto della ricerca sugli embrioni o sulle cellule embrionali, con possibilità di deroghe accordate dall’Agenzia di Biomedicina (ABM in acronimo francese).

“Vietare questa ricerca, sarebbe sottomettere la ricerca ad argomenti ideologici, cosa che la Francia non ha mai fatto”, ha ribadito secondo La Croix il relatore del disegno di legge al Senato, Alain Milon (Unione per un Movimento Popolare/UMP). Secondo Milon, si tratta di un testo “soddisfacente”. “Siamo riusciti a coniugare la ragione e la saggezza”, ha detto. “È un testo progressista, profondamente umano e repubblicano”, ha dichiarato a sua volta un altro sostenitore della ricerca con gli embrioni, il senatore socialista Jean-Pierre Godefroy. Contro la proposta ha votato Marie-Thérèse Hermange (UMP). “Ho un’altra etica della vita”, così ha spiegato la senatrice (Agence France-Press, 7 aprile).

Il “sì” dei senatori è stato preceduto da forti pressioni da parte dei sostenitori della ricerca con le cellule embrionali. In perfetto tempismo con l’inizio dei dibattiti al Senato, il professor Marc Peschanski, direttore di ricerca dell’Istituto Nazionale della Sanità e della Ricerca Medica (INSERM) e dell’I-stem, ha pubblicato il 31 marzo scorso sulla nota rivista Cell Stem Cell i risultati “positivi” che grazie alle cellule embrionali avrebbe ottenuto nella sua ricerca sulla malattia di Steinert (una forma di distrofia muscolare). Per i movimenti pro vita, la pubblicazione è una “manipolazione mediatica”. “Pretendere di curare l’umanità strumentalizzando la vita, è inaccettabile”, ha detto Tugdual Derville, delegato generale dell’Alleanza per i Diritti della Vita (ADV) (Gènéthique, 1 aprile). Come ricordano le fonti, nel 2006 l’Agenzia di Biomedicina ha censito in Francia circa 176.000 embrioni crioconservati, un quinto dei quali non faceva più parte di alcun progetto parentale e poteva dunque essere “donato” alla ricerca.

E il 6 aprile lo stesso Peschanski ha pubblicato assieme alla ricercatrice Cécile Martinat un articolo su Le Monde, nel quale ha attaccato pesantemente la posizione della Chiesa cattolica in merito al dossier, accusandola di “oscurantismo” e di “aggressione antiscientifica”. All’attacco hanno replicato sul sito di Le Monde (8 aprile) monsignor Jérôme Beau, vescovo ausiliare di Parigi e direttore del Collège des Bernardins, e padre Brice de Malherbe, codirettore del dipartimento di Etica biomedica, con un articolo intitolato “La Chiesa ha il suo posto nei dibattiti sull’etica biomedica”. Altrettanto netta è una breve nota pubblicata lo stesso giorno dal portavoce della Conferenza Episcopale di Francia, monsignor Bernard Podvin, sul sito della CEF. “Dibattere sì, denigrare no !!!”, era l’eloquente titolo.

Un secondo cambiamento realizzato dai senatori contro il parere del governo riguarda la cosiddetta “assistenza medica alla procreazione” (AMP in acronimo francese). È stato approvato infatti un emendamento del Partito Socialista (PS) e del partito ecologista Europe Écologie Les Verts (EELV), che apre la pratica a “tutte le coppie”, cioè quelle lesbiche incluse. “Molte coppie di donne si recano in Belgio, nei Paesi Bassi, allo scopo di fare ricorso a tecniche di inseminazione inaccessibili in Francia”, così ha spiegato la senatrice ecologista Alima Boumédiene-Thiery, facendo riferimento al fenomeno dei “bébés Thalys” (Thalys è la rete di treni ad alta velocità che unisce Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania). Per la Boumédiene-Thiery, si tratta di una “infertilità sociale”. Il ministro della Sanità, Xavier Bertrand, si è pronunciato contro l’iniziativa. “È la constatazione di un’infertilità medica che resta la condizione di accesso all’AMP”, così ha ribadito. Secondo il ministro, l’emendamento “modifica la frontiera tra ciò che concerne l’ambito medico e ciò che concerne l’ambito sociale ” (AFP, 7 aprile).

Conseguenze negative sul piano etico le avrà anche un’altra decisione dei senatori. Sono state infatti cancellate alcune parole aggiunte dai deputati all’art. 9 del progetto di revisione, quello relativo al cosiddetto “dépistage prénatal” (cioè la ricerca sistematica di difetti genetici nell’embrione o nel feto) proposto “ad ogni donna incinta nel corso di una consultazione medica”. Come osserva Pierre-Olivier Arduin sul sito Décryptage (8 aprile), l’aggiunta della frase “quando le condizioni mediche lo necessitano” costituiva una “piccola boccata d’ossigeno”, che spezzava la spirale eugenista  del “tout-dépistage”. Secondo un rapporto del Consiglio di Stato del maggio 2009, ben il 96% degli embrioni o feti con trisomia 21 (o la sindrome di Down) viene attualmente abortito in Francia. Cancellando l’addendum, i senatori hanno ceduto alle pressioni e reinstaurato il presunto “diritto all’aborto di un bambino handicappato”. Si sono persino fatti beffa – così osserva Arduin – del Codice civile francese, che nell’art. 16-4 vieta infatti “ogni pratica eugenetica tendente all’organizzazione della selezione delle persone”.

In linea con l’Assemblea, il Senato ha reiterato il “no” alla cosiddetta “maternità surrogata” o “sostitutiva”, ed ha deciso – dopo un cambiamento iniziale – di mantenere l’attuale anonimato per i donatori di gameti (seme ed ovociti). Ma a differenza dei deputati, i senatori non hanno voluto aprire la porta alla donazione di cellule riproduttive da parte di uomini e donne che non hanno figli. Il Senato ha detto “no” anche al trasferimento “post-mortem” di embrioni (i deputati avevano introdotto nel febbraio scorso la possibilità per le vedove che lo richiedevano).

Finiti i dibattiti al Senato, il testo ritorna adesso all’Assemblea per una seconda lettura, dove il governo Fillon avrà la possibilità di apportare dei cambiamenti e di “elaborare con coraggio una ecologia umana per la donna, l’uomo e il bambino”, come aveva auspicato primo del voto al Senato monsignor Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes, Dol e Saint-Malo, in un articolo pubblicato il 7 aprile su Le Monde. Come sottolineato allora dal presule, responsabile in seno alla CEF per la bioetica, “la conoscenza scientifica allarga il nostro sguardo sulla dignità umana”, ma “allo stesso tempo amplifica l’appello al rispetto”.

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1) Il testo è consultabile all’indirizzo web: http://www.senat.fr/petite-lo
i-ameli/2010-2011/389.html

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ZENIT Staff

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