Celebrato a Roma il 250° anniversario del fondatore dei Marianisti

Card. Amato: fu “l’intrepido missionario di un mondo nuovo”

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ROMA, lunedì, 11 aprile 2011 (ZENIT.org).- La Basilica romana di Santa Maria Maggiore ha accolto venerdì la celebrazione del 250° anniversario della nascita e del battesimo del fondatore dei Marianisti, il beato Guglielmo Giuseppe Chaminade.

Il fondatore nacque infatti l’8 aprile 1761 a Périgueux, nella Francia meridionale. Fu “predestinato dal Signore”, ricordano i Marianisti in un comunicato, “ad attraversare gli anni perigliosi della Rivoluzione francese e quelli critici di una Francia scristianizzata, e a intuire sotto l’ispirazione di Maria la funzione del laicato nell’opera evangelizzatrice della Chiesa”. Morì nel 1850.

Collocato nel contesto dell’“Anno Chaminade”, che mira a promuovere una rinnovata conoscenza della persona del fondatore, questo primo appuntamento ha cadenzato una serie di sollecitazioni lanciate a suo tempo da Chaminade e capaci di interpellare anche gli uomini e le donne di oggi.

Le ha richiamate il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, che ha presieduto l’Eucaristia, concelebrata da tanti sacerdoti marianisti e amici.

Nella sua omelia, il porporato ha definito Chaminade – beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 – “l’intrepido missionario di un mondo nuovo, un mondo rischiarato dalla verità del Vangelo, incendiato dalla carità di Cristo, ossigenato dalla grazia e reso migliore dalla santità dei figli della Chiesa”.

Sequela mariana

Il Cardinale ha citato il brano evangelico delle nozze di Cana per sottolineare che le parole con cui la Vergine Maria invitò i servitori del banchetto a seguire le indicazioni di Gesù – “Fate quello che vi dirà” – hanno costituito “il filo dorato che ha guidato l’intera esistenza, avventurosa, coraggiosa, sorprendente del Beato Chaminade”.

“La sua professione dei voti privati di povertà, castità e obbedienza, fin dall’età di 14 anni, fu un atto di abbandono filiale alla divina provvidenza”, ha indicato.

Ad ogni modo, “fu soprattutto la devozione alla Beata Vergine che segnò l’intera sua esistenza, salvandolo dai mille pericoli sempre in agguato. Da giovane sacerdote, infatti, esercitò clandestinamente il ministero sacerdotale superando in modo miracoloso insidie e pericoli di ogni genere”.

Il Cardinale Amato ha quindi rivolto una domanda ai presenti: “Nella situazione odierna, che cosa implica l’invito di Maria ‘fate quello che vi dirà’?”.

“Credo che la risposta più adeguata ce la possa dare il nostro Beato”, ha osservato: “accogliendo le parole di Gesù ‘lasciate che i piccoli vengano a me’ e ‘andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a tutte le creature’, il Beato Chaminade oggi ci ripropone il programma di una rinnovata e più efficace missione educatrice dei giovani e di una più coraggiosa espansione missionaria nel mondo”.

“La Chiesa e la società hanno più che mai bisogno oggi del vostro impegno educativo e missionario per la formazione di una gioventù che in tutte le parti del mondo sia esempio di virtù umane e cristiane, costruttori sapienti e santi di una fraterna convivenza umana”, ha detto ai membri della Famiglia Marianista.

Esempio luminoso

“Non è questo un programma irrealizzabile”, ha rilevato, segnalando il “frutto prezioso e santo” dell’educazione marianista rappresentato dal Venerabile Faustino Pérez-Manglano Magro, le cui virtù eroiche sono state dichiarate da Benedetto XVI il 14 gennaio scorso.

Faustino, nato a Valencia (Spagna) nel 1946, si sentì a 14 anni chiamato alla vita religiosa tra i Marianisti, ma dopo poco più di un mese si ammalò gravemente e fu costretto a lasciare il collegio. Dopo un periodo di cure che sembrarono efficaci, chiese di entrare in noviziato, ma in seguito il male lo assalì di nuovo.

Costretto definitivamente a letto, “furono fatti i passi necessari per ammetterlo al noviziato marianista e permettergli di fare la professione religiosa in articulo mortis. Si concordò per i voti privati da emettere il 4 marzo 1963. Ma spirò alla vigilia”.

Faustino, ha dichiarato il Cardinale Amato, “è un diamante purissimo di santità”. “Era un’anima abitata dalla grazia. Egli stesso dice di voler praticare l’ascetica del ‘sì’: ‘Dire sì a tutto ciò che è buono’”.

“Anelava a essere missionario in Sud America. Voleva essere educatore e missionario”. “Si spense santamente stringendo tra le mani una medaglia della Madonna: ‘Mi sta molto aiutando!’”.

Autorizzare la pubblicazione del decreto dell’eroicità delle virtù cristiane di Faustino è per il porporato “il più bel regalo che il Papa abbia fatto alla Famiglia Marianista pochi giorni prima dell’inizio dell’anno celebrativo, l’Anno Chaminade”.

“Nel Venerabile Faustino, aspirante educatore e missionario, la Famiglia Marianista può vedere un frutto concreto del vostro carisma educativo e la realizzazione positiva del messaggio cristiano, vissuto eroicamente anche dai piccoli”.

“Lasciamoci guidare da questi piccoli, anch’essi maestri nella scienza dell’amore, nella scienza dei santi – ha concluso il Cardinale -. Riaccendiamo in tutti noi la passione per la nostra santità”.

La Famiglia Marianista – Comunità Laiche Marianiste, Istituto secolare dell’Alliance mariale, religiose Figlie di Maria Immacolata e religiosi Marianisti della Società di Maria – è oggi diffusa in 35 Paesi di tutto il mondo.

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ZENIT Staff

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