Arte sacra e spiritualità

Essa costituisce una sublime mediazione tra l’invisibile e il visibile

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L’arte sacra è, per chi la effettua e per chi la sa fruire, un luogo di esperienza spirituale. Se riflettiamo su molte tradizioni, quali la figura di san Luca come ritrattista di Maria, la figura di Nicodemo quale primo scultore cristiano, autore del ligneo Crocifisso miracoloso di Beirut, dal quale si originò la tipologia dei crocifissi detti del “Volto Santo”, come quello di Lucca, l’immagine del volto di Cristo impressa sul lenzuolo detto della Veronica, e poi ancora il Mandylion, si tratta in tutti questi casi di esperienze di incontro. L’arte sacra vuole trovare la propria fondazione nella visione del Volto Amato, in una personale esperienza vissuta.

L’arte sacra, l’arte al servizio della Chiesa, compie, infatti, una sublime mediazione tra l’invisibile e il visibile, tra il divino messaggio e il linguaggio artistico. La spiritualità cristiana non può mai prescindere dalla concretezza della visione del volto di Cristo: il vedere e il rappresentare sono, dunque, strumenti di «crescita spirituale».

La spiritualità cristiana, soprattutto nel XV secolo e in particolare in area domenicana, si nutre della pratica delle rappresentazioni interiori, ossia della sovrapposizione dei luoghi della propria vita con i luoghi della vita di Cristo, come è esemplificato nel convento domenicano di San Marco, a Firenze, dove ogni cella possiede un’immagine affrescata per la meditazione personale dei frati, e come è attestato da una vastissima letteratura devozionale. Qualche esempio, di varia provenienza geografica e spirituale: il Catholicon (1286) di Giovanni da Genova, il Zardino de Oration scritto nel 1454 stampato a Venezia nel 1494, i sermoni di fra Michele da Carcano (1427-1484), le sacre rappresentazioni di Castellano Castellani (1461-1519), gli scritti di San Bernardino da Siena (1380-1444), fino, ovviamente, agli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556).

Un significativo dipinto di Memling, conservato nella Galleria Sabauda a Torino, offre il tema della Passione rappresentato scena per scena in un’unica tela. I committenti inginocchiati ai lati di una Gerusalemme “ficta”, contemplano i sacri misteri, come di fronte a un “tableau vivant” nel quale essi stessi, testimoni, sono inseriti. Si tratta di una importante testimonianza di come l’arte sia immagine e sostegno di una esperienza contemplativa.

Per l’importanza dell’immagine, con acume mistico il cardinale Gabriele Paleotti temeva la tentazione diabolica, e nel 1582 nel Discorso intorno alle immagini sacre e profane, scrive: «Ma la malizia del demonio, nemico di ogni virtù, è così perversa e inveterata che, dal momento che non riesce ad eliminare l’uso lodevole e santo delle immagini, fa in modo che si operino abusi su di esse e se ne vanifichi quindi il valore. […]Una città si perde più per un trattato che con un assedio, e per questo il demonio, abbandonato l’assedio con cui voleva eliminare le immagini, sta preparando un trattato: farcele corrompere e riempire di abusi».Numerosi mistici ricevono in visione anche l’incarico di dare immagine a quanto hanno visto, pensiamo all’iconografia del Sacro Cuore o a quella di Gesù Divina Misericordia, debitori di rivelazioni che cercano in modo inesauribile di diventare immagini artistiche.

Vorrei soffermarmi un po’ sulla straordinaria esperienza mistica di santa Margherita Maria Alacoque, vissuta tra il 1647 e il 1690 in Francia, appartenente all’ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Nella storia della sua vita, scritta per obbedienza al beato Claudio La Colombiére, suo padre spirituale per un certo periodo di tempo, troviamo tantissimi elementi per una riflessione sulla spiritualità della pittura.

Innanzitutto, la santa narra un semplice episodio in cui è un ritratto di san Francesco di Sales a renderle presente il santo stesso: «Una volta, guardando un quadro del santissimo Francesco di Sales, mi parve che mi volgesse uno sguardo paternamente amoroso, chiamandomi figlia, e così cominciai a considerarlo mio padre» (n. 27).

Inoltre, riferisce una straordinaria analogia tra l’anima e la tela del pittore: «Quando pregai la maestra delle novizie di insegnarmi l’orazione […] mi disse per la prima volta: ‘Va’ a metterti di fronte al Signore come una tela in attesa del pittore’. Avrei voluto che mi spiegasse cosa intendeva dire, perché non capivo, anche se non osavo dirglielo, ma mi fu detto: ‘Vieni, te lo insegnerò io’. E non appena fui in preghiera, il mio sovrano Maestro mi mostrò che la mia anima era una tela in attesa, sulla quale Lui voleva dipingere tutti i tratti della sua vita dolorosa, spesa interamente nell’amore e nella privazione, nella separazione, nel silenzio e nel sacrificio, nella sua consumazione. Vi avrebbe dipinto tutto questo, dopo averla pulita di tutte le macchie che vi restavano, sia dell’attrazione per le cose terrene sia dell’amore per me stessa e per gli uomini, cui il mio carattere tendeva ancora molto» (n. 36).

Il Signore la ammaestra poi mostrandole dei quadri; per esempio le fa vedere il quadro delle sue miserie (n. 62); oppure le chiede di scegliere tra «il quadro della vita più felice che si possa immaginare per un anima religiosa, tutta immersa nella pace, nelle consolazioni interiori ed esteriori, di una perfetta santità, unita al plauso e alla stima degli uomini e con altre cose grate alla natura» e «un altro quadro di una vita completamente povera e abietta, sempre crocifissa da ogni sorta di umiliazioni, disprezzo e contrasti, sempre sofferente nel corpo e nello spirito» (n. 66) ed infine «presentandomi il quadro della crocifissione, disse: ‘Ecco quello che ho scelto per te e quello che più mi è gradito, sia per il compimento dei miei disegni, sia per renderti conforme a me. L’altra è una vita di godimento e non di merito; è la vita eterna’. Accettai dunque questo quadro di morte e crocifissione, baciando la mano di colui che me lo presentava. Sebbene la mia natura fremesse, lo abbracciai con tutto l’affetto di cui il mio cuore era capace, stringendomelo al petto, e lo sentii così fortemente impresso in me, che mi pareva di essere un composto di tutto quanto vi avevo visto raffigurato» (n. 66).

La santa è depositaria di una straordinaria esperienza relativa al Cuore di Gesù, fondata nel testo giovanneo del costato trafitto. Gesù le si mostra con il cuore infiammato (53), come un sole sfolgorante, come una fornace ardente (55) e la santa per far sbocciare la devozione al sacro Cuore occasiona la prima immagine di devozione al Sacro Cuore: «Non trovavo ancora alcun mezzo per far sbocciare la devozione al sacro Cuore, che per me era come l’aria che respiravo; ed ecco la prima occasione che la sua bontà mi forni. Santa Margherita cadeva di venerdì e io pregai le novizie, di cui mi occupavo in quel periodo, che tutti i piccoli omaggi che avevano in mente di farmi in occasione della mia festa, li facessero al sacro Cuore di Nostro Signore Gesù Cristo. Lo fecero assai volentieri, preparando un piccolo altare, sul quale posero una piccola immagine di carta disegnata a penna cui tributammo tutti gli omaggi che quel Cuore divino ci suggerì» (n. 94).

Infine, il grande santo del XX secolo, padre Pio disse: «Per la scienza si parte dalla terra, per la fede bisogna partire dal cielo e per l’arte bisogna volare fra terra e cielo» (mese mariano 1976). Con linguaggio semplice e profondissimo, padre Pio asserisce esattamente che l’arte si dà come medio tra ratio e Fides, ovvero come un volo fra cielo e terra. Questo volo può suscitare slanci verso il Paradiso, e solo per questo esiste.

* Rodolfo Papa è storico dell’arte, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, Roma; presidente della Accademia Ur
bana delle Arti. Pittore, membro ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Autore di cicli pittorici di arte sacra in diverse basiliche e cattedrali. Si interessa di questioni iconologiche relative all’arte rinascimentale e barocca, su cui ha scritto monografie e saggi; specialista di Leonardo e Caravaggio, collabora con numerose riviste; tiene dal 2000 una rubrica settimanale di storia dell’arte cristiana alla Radio Vaticana.

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Rodolfo Papa

Rodolfo Papa è presidente dell'Accademia Urbana delle Arti / Sito internet: www.rodolfopapa.it ; Blog:http://rodolfopapa.blogspot.com ; e.mail: rodolfo_papa@infinito.it .

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