ROMA, domenica, 31 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Attendevamo questo giorno da anni: il giorno in cui noi, musulmani e cristiani in Italia, potessimo incontrarci per costruire insieme il presente e il futuro del Paese. L’Italia ha bisogno di una luce di speranza. Vogliamo contribuire ad alimentarla”. Così Shahrzad Houshmand, teologa musulmana dell’Iran, ha aperto questa domenica la giornata dal titolo “Percorsi comuni per la Fraternità – Musulmani e cristiani in Italia”.
Circa 600 i partecipanti delle due religioni venuti da tutta la penisola; numerosi i presidenti e i rappresentanti delle principali comunità islamiche d’Italia: Kamel Layachi, (Comunità islamiche del Veneto), Izzidin Elzir (Comunità islamica di Firenze), Khadija Dal Monte (Vice presidente UCOII – Comunità islamica di Reggio Emilia), Issam Moujahid (Presidente Consiglio Relazioni Islamiche Italiane), oltre agli Imam di Perugia, Massa Carrara, Trieste, Verona, Teramo, Venezia, Parma, Ravenna, Abruzzo.
Nella mattinata il programma ha ripercorso le tappe di vent’anni di conoscenza, scambio e accoglienza reciproca con l’alternarsi di riflessioni spirituali tratte sia dal Corano che dalla Bibbia, brani musicali della tradizione Sufi.
Al centro l’intervento video registrato di Chiara Lubich alla convention interreligiosa di Washington nel 2000 con un invito: “Continuare tutti insieme questa pacifica marcia verso l’unità, che serva a fare del terzo millennio non un’interminabile sequenza di guerre, come è accaduto in passato, ma a comporre in unità le genti”.
L’Imam di Firenze Izzidin Elzir ha ricordato come la giornata sia il frutto di 20 anni di conoscenza e dialogo: “Dobbiamo sentirci parte integrante del tessuto culturale, civile, economico dell’Italia e questo ci dà anche una maggior responsabilità”.
Diversi i messaggi pervenuti da autorità civili e religiose, fra cui il saluto di Maria Voce, presidente dei Focolari, con l’auspicio che la testimonianza di questa giornata serva al bene del Paese. Un incoraggiamento a proseguire è giunto anche da mons. Mansueto Bianchi, delegato della Conferenza Episcopale Italiana per il dialogo interreligioso, che ha invitato a “contrastare un’idea falsa dell’esperienza religiosa che si sta facendo strada nella cultura dell’occidente, secondo cui fomenterebbe divisioni e intolleranze”.
Nel pomeriggio ha aperto i lavori un coro folto e gioioso di bambini musulmani e cristiani. E’ seguita poi la tavola rotonda sul senso, gli ostacoli e le prospettive concrete del dialogo interreligioso oggi.
L’Imam Kamel Layachi ha affermato che “quest’incontro mette una pietra sul cammino del dialogo. Un punto di arrivo ma anche di partenza per concretizzare ancora di più la fratellanza e scoprire insieme nuovi campi in cui investire oggi per l’Italia: il sociale, l’ambiente, la famiglia, l’università, la formazione”.
Gli ostacoli e le sfide che generano divisioni religiose e sociali sono state riassunte dal teologo islamico Adnane Mokrani con la parola “esclusivismo”: l’orgoglio religioso che tende a considerare la propria religione migliore di quella degli altri e che ha portato nella storia a pericolose derive.
Roberto Catalano del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari ha sottolineato come nel superamento della paura del “diverso” ci sia la chiave per l’avvio di un dialogo capace di nutrirsi della ricchezza insita nella diversità.
E, concludendo, l’Imam Layachi: “La paura richiama la responsabilità di tutte le persone di buona volontà, della società civile, delle associazioni, per portare soluzioni contro le sacche di illegalità e di degrado”.
“Dovremmo sentirci – ha continuato – a qualsiasi cultura o religione apparteniamo, cittadini e custodi del bene comune”. “Il mio richiamo alla comunità musulmana in Italia è questo: essere cittadini più attivi e responsabili, uscire dai nostri ghetti, metterci in rete con gli altri”.
Molte le voci di diverse città del Veneto, dell’Abruzzo e della Toscana a conferma che la strada dell’interazione è fatta di progetti culturali comuni, sostegno tra famiglie, scuole d’italiano, apertura di sportelli per gli immigrati ad opera delle amministrazioni comunali e tanti altri.