No dal Vaticano alla condanna a morte di Tarek Aziz

La Santa Sede è disposta a mediare attraverso le proprie vie diplomatiche

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ROMA, martedì, 26 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Un appello alla sospensione della condanna a morte di Tarek Aziz, ex vice Primo ministro iracheno sotto il regime di Saddam Hussein, è giunto questo martedì anche dalla Santa Sede attraverso una dichirazione del suo portavoce, padre Federico Lombardi. 

“La posizione della Chiesa cattolica sulla pena di morte è nota”, ha detto il sacerdote gesuita.

Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, richiamando il Catechismo, afferma al n. 405 che “seppure l’insegnamento tradizionale della Chiesa non escluda – supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole – la pena di morte ‘quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di essere umani’, i metodi non cruenti di repressione e di punizione sono preferibili in quanto ‘meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e più conformi alla dignità della persona umana’”.

“Ci si augura quindi davvero – ha aggiunto padre Lombardi – che la sentenza contro Tarek Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate”.

“Per quanto riguarda poi un possibile intervento umanitario, la Santa Sede è solita adoperarsi non in forma pubblica, ma per le vie diplomatiche a sua disposizione”, ha fatto sapere ancora.

La Corte suprema irachena ha condannato all’impiccagione Tareq Aziz per aver ordinato la morte di 10.000 ribelli sciiti nel 1991.

Unico cristiano cattolico, di fede caldea, al seguito del dittatore iracheno, Tarek Aziz è stato Ministro degli esteri dal 1983 al 1991 e vice Primo ministro dal 1979 al 2003. Inoltre, è stato l’interlocutore privilegiato tra la Santa Sede e Saddam Hussein, ricevendo sostegno anche dal Patriarca caldeo di Baghdad, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly.

Dall’arresto da parte delle forze della coalizione statunitense, nell’aprile 2003, Aziz ha fatto più volte appello al Vaticano. In una occasione ha fatto pervenire una lettera manoscritta a Papa Benedetto XVI attraverso il suo legale italiano chiedendo alla Santa Sede di fungere da garante affinché potesse lasciare la prigione e vivere in Italia in attesa di giudizio.

Il suo appello all’assistenza per ottenere una rappresentanza legale gratuita nel 2004 ha avuto successo grazie agli sforzi di padre Jean-Marie Benjamin, un sacerdote cattolico francese che in passato ha ricoperto l’incarico di direttore della Fondazione Beato Angelico – che promuove il dialogo cristiano-musulmano – e di funzionario dell’Onu.

Sempre padre Jean-Marie Benjamin è riusciuto a ottenere per Tarek Aziz un’udienza con Giovanni Paolo II il 14 febbraio 2003, a poco più di un mese dall’invasione anglo-americana dell’Iraq. Allora, ha ricordato il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese, in una nota apparsa sul sito www.sanfrancescopatronoditalia.it, Tareq Aziz si recò ad Assisi e accolto dalla comunità francescana del Sacro Convento si inginocchiò davanti la tomba di San Francesco.

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ZENIT Staff

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