Il Papa riceve i partecipanti al simposio internazionale su Erik Peterson

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 25 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha ricevuto questo lunedì mattina in udienza i partecipanti al simposio internazionale “Erik Peterson, la presenza teologica di un outsider”, promosso dall’Istituto Patristico Augustinianum insieme al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e al Collegio Teutonico nel cinquantenario della morte del teologo tedesco.

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Alla sessione inaugurale del simposio, che si concluderà questo martedì, sono intervenuti, tra gli altri, il Cardinale Raffaele Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e il Cardinale Karl Lehmann, Vescovo di Magonza.

Nel suo discorso, come ricorda “L’Osservatore Romano”, il Papa ha citato la frase della Lettera agli Ebrei “Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura” (Eb 13,14), sottolineando che potrebbe essere il motto ideale per definire la vita di Erik Peterson.

Il teologo, nato ad Amburgo (Germania) il 7 giugno 1890 e morto nella stessa città il 26 ottobre 1960, rappresenta una delle figure più importanti del XX secolo.

Il Pontefice ne ha ripercorso la biografia osservando che la difficile situazione politica che si viveva in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale si rifletteva anche nel dibattito teologico.

In questo contesto, Peterson decise di studiare soprattutto la storia delle religioni, convincendosi che non c’è storia staccata da Dio, e che in questa storia la Chiesa ha un posto speciale e trova il suo significato.

Benedetto XVI ha quindi sottolineato il carattere vincolante della Sacra Scrittura, la cui testimonianza rimane viva nella Chiesa ed è il fondamento per le convinzioni religiose permanentemente valide della Chiesa stessa.

Queste convinzioni, a loro volta, si manifestano continuamente nella liturgia, come spazio della Chiesa per la lode di Dio in una relazione indissolubile con la Gerusalemme celeste.

E’ in questa tensione verso il futuro che si inserisce il richiamo alla Lettera agli Ebrei – “Non abbiamo quaggiù una città stabile”.

Per il Papa, Erik Peterson non ha mai trovato in vita un posto in cui poter ottenere riconoscimento e stabile dimora, e questa situazione ha fatto sì che molti dei suoi pensieri e dei suoi scritti siano rimasti frammentari.

Per questa ragione, ha constatato, è particolarmente importante l’impegno di chi si dedica all’edizione della sua opera e a tradurla in varie lingue, anche in cinese.

Nel suo saluto al Papa, riportato da “L’Osservatore Romano”, il Cardinale Lehmann ha affermato che “sebbene Erik Peterson in vita sia stato altamente riconosciuto per la sua opera, relativamente limitata, in molte discipline, in particolare la Teologia, dopo la sua morte ha rischiato, per certi versi, di cadere nell’oblio”.

Dal 1994, ha ricordato, sono stati ad ogni modo ristampati in tedesco, in 12 volumi, gli scritti pubblicati in vita, soprattutto una ricca raccolta di “riflessioni sui dogmi, sulla storia della Chiesa, sulla patristica e sulla storia della liturgia”.

“Speriamo che questo simposio sia una buona opportunità per scoprire in modo più esaustivo, recepire in maniera creativa e ampliare ulteriormente il ricco patrimonio e l’eredità di Erik Peterson, non da ultimo anche in altre lingue”, ha auspicato il Cardinale.

“Siamo convinti del fatto che ciò costituisca un servizio fecondo per la Chiesa di oggi e di domani”.

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ZENIT Staff

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