Il Cardinale Zen sulla Chiesa in Cina

I progressi compiuti e i problemi ancora da risolvere

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di Michaela Koller

FRISINGA (Germania), mercoledì, 20 ottobre 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica in Cina vive una situazione di luci e ombre: miglioramenti su certi aspetti e contrasti con il Governo su altri.

Il Cardinale Joseph Zen Ze-kiun è forse una delle voci più autorevoli della Chiesa locale. Il porporato, che ora ha 78 anni, è stato nominato Vescovo coadiutore di Hong Kong nel 1996, per poi prendere le redini della diocesi nel 2002, fino allo scorso anno quando è andato in pensione.

Monsignor Zen è stato in Germania il mese scorso, per l’ottavo colloquio tra l’Europa e la Cina cattolica, che ha riunito rappresentanti delle organizzazioni cattoliche e di iniziative europee. Ad organizzare l’evento di quest’anno il China-Zentrum di Sankt Augustine, situato nei pressi dell’ex capitale tedesca Bonn.

ZENIT ha parlato con il Cardinale, durante il convegno, in merito alla situazione attuale e al futuro della Chiesa in Cina.

A suo avviso, qual è la precondizione per un vero sviluppo umano in Cina e nelle regioni ad amministrazione speciale come Hong Kong? E qual è il ruolo dei cristiani nel raggiungimento di questo sviluppo?

Cardinale Zen: Se lo sviluppo deve essere vero, deve essere integrale e onnicomprensivo, come ha spiegato molto bene l’arcivescovo Reinhard Marx di Monaco durante il Colloquio. E la Chiesa cattolica può aiutare sul versante spirituale. Purtroppo sono troppe le persone che pensano allo sviluppo solo nel senso di un progresso economico e tecnologico. Questo non è sufficiente. Io credo che, al livello spirituale, siano in molti, e non solo cattolici, a poter contribuire. Penso per esempio al Confucianesimo che è un patrimonio molto prezioso del popolo cinese. Ma certamente noi cattolici, o cristiani in generale, che abbiamo Gesù Cristo come reale modello di umana perfezione.

Riscuote molto successo il Cristianesimo nella Cina continentale di oggi?

Cardinale Zen: La situazione è un po’ più tranquilla per le famiglie cattoliche che vogliono battezzare i loro figli. Prima era vietato. Era necessario aver raggiunto i 18 anni. Ma ora è possibile battezzare i figli, ed è una buona cosa.

Riguardo al successo che riscuote tra la gente, certamente esiste. Ma non saprei quanto. Non ho informazioni dettagliate. Ma soprattutto tra gli studenti universitari e gli intellettuali. Questi entrano in contatto con la dottrina cristiana attraverso la cultura occidentale. E sono molto interessati. So che esistono anche scambi accademici tra Occidente e Cina. Un aspetto questo molto promettente.

Il regime cerca di controllare questi sviluppi?

Cardinale Zen: Beh, è molto singolare che al livello accademico esista una libertà molto maggiore. Ai preti non è concesso di predicare, mentre sono consentiti gli scambi accademici.

Ma un giorno il regime perderà il controllo su questi intellettuali, no?

Cardinale Zen: Lo ha già perso, a dire il vero.

Forse è questa la speranza per il futuro?

Cardinale Zen Ze-kiun: Sì, credo di sì. Quando gli studenti cinesi vengono a Hong Kong nell’ambito degli scambi, per esempio, invitano me e io posso andare da loro senza alcuna obiezione perché siamo sul piano accademico.

Di recente lei ha messo nuovamente in guardia contro il paternalismo dell’Associazione cattolica patriottica. Per quale motivo?

Cardinale Zen: L’Associazione patriottica, soprattutto al livello nazionale, è molto potente. I Vescovi non hanno alcuna voce in capitolo e nessun potere. Questo ovviamente è dovuto al fatto che il Governo usa l’Associazione patriottica per controllare la Chiesa.

Liu Bainian, vice presidente dell’Associazione, rappresenta il Governo e mantiene la Chiesa e i Vescovi sotto il suo controllo. Dopo così tanti anni sono stati dati loro enormi vantaggi per assicurarsi che non cambino idee. Sul piano locale la situazione è ben diversa, perché in alcune parti i poteri del Vescovo superano quelli dell’Associazione.

Ma è evidente che la situazione non è finalizzata al bene del Paese, perché tutti sanno che la Chiesa in realtà non è libera. Il Governo cinese non è rispettato e si vede che la libertà non esiste. Purtroppo l’Associazione ha molti amici nel Governo ed è difficile che questo riesca ad eliminarla. D’altra parte noi abbiamo estremo bisogno di una decisione, perché se si mantiene l’Associazione, nessuno dentro o fuori dalla Cina crederà che esista una vera libertà religiosa.

La situazione è migliorata riguardo all’ordinazione dei Vescovi e alla cooperazione tra la Cina e il Vaticano?

Cardinale Zen: I progressi avvenuti in quest’ultimo periodo si limitano al fatto che non vi sono state ordinazioni illegittime negli ultimi mesi. Ma è veramente un bene? Io ne dubito perché cosa significa che un Vescovo sia accettato da entrambe le parti, dal Governo cinese e dalla Santa Sede? Esistono molte possibilità. Una possibilità – che è quella che noi vorremmo – è che il Santo Padre scelga i Vescovi e che il Governo cinese dia il suo assenso. Questo sarebbe l’ideale. Ma è questo il caso? No. Vediamo che spesso è il Governo a scegliere il Vescovo. Magari non è la cosa migliore, ma la Santa Sede dice: “in quest’altra diocesi vogliamo questo Vescovo, e se voi lo accettate, noi accetteremo quell’altro”. Quindi è un baratto, in cui talvolta si ottengono più vantaggi, talaltra di meno. Altre volte si fanno concessioni, cosa molto pericolosa. Certamente non è vero che il Governo cinese accetti di buon grado tutti i candidati della Santa Sede.

Quanto bisognerà aspettare ancora perché la Santa Sede e Pechino stabiliscano dei rapporti diplomatici?

Cardinale Zen: Effettivamente tutti i commentatori ritengono questo esito poco probabile, poiché allo stato attuale Pechino e Taiwan sono in migliori rapporti. Quindi, in un certo senso, Pechino consente a Taipei di intrattenere relazioni diplomatiche con diversi piccoli Paesi, tra cui la Santa Sede. Se Pechino accettasse di stabilire delle relazioni diplomatiche con il Vaticano, questo sarebbe costretto ad abbandonare Taiwan e quindi, indirettamente, Pechino offenderebbe Taiwan. Per questo nessuno fa pressione per affrettare l’apertura dei rapporti diplomatici. Ma questa non è una questione centrale. Anche in mancanza di relazioni diplomatiche, il miglioramento e la normalizzazione della situazione è già una buona cosa.

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ZENIT Staff

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