ROMA, martedì, 19 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Sta per uscire il libro intervista dell’Arcivescovo Agostino Marchetto “Chiesa e migranti: mia battaglia per una sola famiglia umana” (Editrice La Scuola) . Per quasi dieci anni nel dicastero della Santa Sede per la pastorale dei migranti – le sue dimissioni sono state accolte il 28 agosto scorso da Papa Benedetto XVI – monsignor Marchetto presenta in queste pagine la sua visione del fenomeno migratorio nella fedeltà al vangelo e ai diritti dell’uomo.
Sollecitato dalle domande di Marco Roncalli affronta via via molti temi che toccano la nostra vita e quella di milioni di immigrati. Fra regolari, irregolari, rifugiati, richiedenti asilo, rom, vittime del traffico e del contrabbando di esseri umani, il colloquio con l’intervistatore passa in rassegna questioni cruciali che dettano l’agenda politica per l’Europa e creano il consenso elettorale: le frontiere, la sicurezza, il lavoro, la casa, la salute, i ricongiungimenti familiari, la scuola, la cittadinanza, il dialogo interreligioso e le relazioni con l’islam, i respingimenti.
L’occasione per ripercorrere l’intensa esperienza di chi ha seguito da vicino il dipanarsi di questa fitta trama di argomenti, per tracciare un bilancio generale, offrire dati sicuri, indicare chiavi di lettura e prospettive, ma anche per condividere interrogativi diffusi sul senso di un’accoglienza vanificata dall’incapacità di dare pane e dignità, ma anche sulle responsabilità di chi rifiuta il soccorso in casi di emergenza.
Fra indicazioni del magistero e convenzioni internazionali, catechismo e leggi italiane dai tempi della Martelli al “pacchetto Sicurezza”, fra le differenti forme di intervento della Chiesa e le risposte della politica di casa nostra e non solo, la conversazione ricorda dichiarazioni, sconfessioni e polemiche non ancora sopite, ma si ferma poi su soluzioni pratiche e questioni giuridiche, aspirazioni legittime e problemi nuovi.
Queste pagine, ancora, ricordano questioni recenti e ne prefigurano altre su quello che dovrebbe essere un tema bipartisan, da affrontare con lungimiranza e memoria storica, l’unico modo per aiutare, anche gli italiani, a vivere questa transizione ancora incompiuta e a considerare gli immigrati come l’espressione più umana della globalizzazione non solo in una prospettiva di sostegno del mercato del lavoro.
A lettura finita quasi un grido d’allarme nella consapevolezza di tante forme di integrazione mancata e un dispiacere particolare per l’Arcivescovo dei migranti: che se da una parte invoca il “segreto pontificio”, dall’altra ammette il suo rammarico particolare per la “mancata pubblicazione, finora, di un documento, in gestazione da ben otto anni, sui migranti forzati, a cominciare dai rifugiati…”, mentre i Centri di prima accoglienza, continuano a costituire per lui una vera “spina nel cuore”.