di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 18 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “La vera causa dell’attuale crisi economica non è derivante dall’avidità del sistema bancario, né dalla corruzione dei governi o da altre cause esterne, ma dipende quasi esclusivamente dal crollo demografico che ha colpito i Paesi avanzati fin dall’inizio degli anni settanta”. Lo ha detto Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto Opere Religiose (IOR), intervenendo a Roma sabato 16 ottobre ad un seminario su “Il libero mercato e la cultura del bene comune” organizzato dal Progetto Markets, Culture and Ethics della Pontificia Università della Santa Croce.
Secondo il presidente dello IOR, il crollo demografico determinato da politiche che hanno favorito aborti, divorzi, contraccezione, ha manifestato una cultura nichilista in cui l’umanità si è persa. Senza crescita demografica non c’è crescita economica, così le istituzioni finanziarie e politiche hanno operato dei trucchi sulla realtà per continuare a far crescere il Prodotto Interno Lordo (PIL) favorendo un processo di indebitamento che ha colpito soprattutto le famiglie.
Gotti Tedeschi ha raccontato di come la cultura nichilista abbia diffuso fin dal 1968 le teorie neomalthusiane, indicando nella crescita demografica il peggiore dei mali. Teorie e paure che hanno condizionato pesantemente le istituzioni internazionali e le politiche dei governi, con risultati che sono all’origine della crisi economica e che si sono rivelati devastanti per l’economia e per lo sviluppo dell’umanità.
“La crescita dell’umanità non ha mai minacciato lo sviluppo, al contrario lo ha favorito”, ha affermato Gotti Tedeschi, ricordando che anche le Nazioni Unite in un rapporto del 2002 hanno spiegato che la popolazione mondiale tra il 1900 ed il 2000 era cresciuta di quattro volte, ma che il PIL mondiale era cresciuto nello stesso periodo di 40 volte.
Il noto economista ha spiegato che con il verificarsi del crollo delle nascite, il PIL mondiale è cominciato a decrescere ed i costi fissi ad aumentare. La mancanza di giovani e la crescita percentuale di anziani e pensionati ha fatto crescere le spese sanitarie e quelle dei sistemi pensionistici. Per sopperire alla mancata crescita demografica, le economie avanzate hanno aumentato le tasse e incrementato i costi, praticando politiche di credito facile e a basso interesse e indebitando le famiglie in maniera vertiginosa.
Solo negli Stati Uniti, il Paese che rappresenta la più grande economia del mondo, il tasso di indebitamento delle famiglie, è passato dal 1998 al 2008, dal 68% del prodotto interno lordo al 96%.
“Si può constatare – ha precisato – che gli USA sono cresciuti di 28 punti percentuali di PIL in 10 anni, con una media del 2.8 per cento all’anno dovuto esclusivamente al consumismo a debito delle famiglie americane”.
La riduzione del risparmio e la crescita del debito delle famiglie è più o meno simile in tutti i Paesi avanzati che hanno adottato politiche di decrescita demografica.
In questo contesto il noto banchiere si è chiesto se si può vivere senza crescita demografica ed ha risposto: “Forse sì, ma si deve tirare la cinghia, prepararsi a pensioni da fame e stare molto attenti alla proposizione del testamento biologico e a coloro che parlano di vita non degna di essere vissuta”.
“Senza crescita demografica, – ha spiegato – si produce meno PIL e si investe meno in tecnologie e ricerca, crescono le tasse e si riducono gli investimenti. Crollano gli asset finanziari disponibili per il mercato. Si rinuncia all’aiuto ai Paesi Poveri. Ci sarà meno budget per problemi contingenti. Altri Paesi con una visione molto differente del valore delle persona umana cresceranno e domineranno il mondo, avremo una vera invasione di immigrati in tempi brevi”.
Per questi motivi l’unica via realistica di uscire dalla crisi è quella di tornare ad una sostenuta crescita demografica e ad un aumento reale del PIL.
“Per far questo però – ha sottolineato Gotti Tedeschi – bisogna sconfiggere il nichilismo e recuperare una cultura ottimista e cristiana”.
A questo proposito il presidente delle IOR ha proposto di leggere e studiare la Veritas in caritate ed ha invitato i sacerdoti a “cercare e testimoniare verità” e “tornare a insegnare Dottrina”.
In merito alla Caritas in veritate Gotti Tedeschi ha fatto notare che l’enciclica spiega nell’introduzione che è l’umanità che va cambiata, non gli strumenti.
Nel primo e secondo capitolo si fa appello per tornare al valore della vita e dello sviluppo integrale.
Nel terzo capitolo si spiega perchè bisogna dare un senso all’economia, un senso finalizzato al bene comune
Nel quarto capitolo si sottolinea perchè si deve riprendere responsabilità personale per fare etica.
Nel quinto capitolo, si rileva che la libertà di ogni individuo sta nella capacità di non credere agli idoli, ribadendo che “si possiede solo ciò di cui si può fare a meno”.
Nel sesto capitolo ci si appella alla responsabilità per fare un uso giusto dell’innovazione tecnologica. E nella conclusione si afferma che “si deve avere il navigatore per non sbagliare strada”.