Signor Ambasciatore,
1. Mentre presenta le Lettere Credenziali che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Colombia presso la Santa Sede, con grande piacere le porgo il mio cordiale benvenuto e, reiterando il vivo affetto che nutro per gli amati figli della sua Patria, le auguro un fecondo servizio nello svolgimento della missione che il suo Governo le ha affidato. La ringrazio anche per le parole che mi ha rivolto e per i sentimenti che mi ha espresso da parte del signor Presidente della Repubblica, il dottor Juan Manuel Santos Calderón, che ha assunto di recente l’alta responsabilità di guidare questa amata Nazione lungo i sentieri del progresso nella giustizia, nel rispetto assoluto per i diritti fondamentali della persona e in cammino costante verso mete sempre più nobili e alte, sia umane sia spirituali. La prego di trasmettergli i miei voti migliori di pace e di benessere, e anche la sicurezza della mia preghiera per il fecondo esercizio di un lavoro così importante.
2. La sua presenza, Eccellenza, e le sue gentili parole mi ricordano l’affetto e la devozione di un popolo noto per le sue pure virtù umane e cristiane e per le sue profonde radici cattoliche, che, anche in situazioni difficili di diversa natura, ha saputo conservare la sua fede in Dio e la sua ferma volontà di coltivare e di praticare i valori del Vangelo, fonte inesauribile di energia e d’ispirazione per impegnarsi nelle più nobili cause.
3. Signor Ambasciatore, lei inizia il suo delicato mandato presso la Santa Sede in un momento particolarmente importante per la Colombia. In effetti, quest’anno ha luogo la commemorazione del Bicentenario dell’inizio del processo che portò all’Indipendenza e alla costituzione della Repubblica. Sono certo che questo significativo anniversario sarà un’occasione unica per accogliere le lezioni che la storia offre, per intensificare le iniziative e le misure in grado di consolidare la sicurezza, la pace, la concordia e lo sviluppo integrale di tutti i suoi concittadini e per guardare con serenità e speranza al futuro che si avvicina. In questo cammino è di fondamentale importanza la partecipazione di tutti, di modo che gli aneliti più profondi e i progetti del popolo colombiano diventino sempre più una realtà felice e promettente.
4. Non solo durante questi ultimi due secoli, ma dagli albori dell’arrivo degli spagnoli in America, la Chiesa cattolica è stata presente in ogni tappa del divenire storico del suo Paese, svolgendo sempre un ruolo fondamentale e decisivo. In effetti, il generoso lavoro di tanti vescovi, presbiteri, religiosi e laici ha lasciato orme indelebili nei più diversi ambiti della storia della sua Patria, come la cultura, l’arte, la salute, la convivenza sociale e la costruzione della pace. Si tratta di un patrimonio spirituale che è germogliato, nel corso degli anni e in tutti gli angoli della Colombia, in innumerevoli e feconde realizzazioni umane, spirituali e materiali. Questi sforzi, non esenti da sacrifici e avversità, non possono essere ignorati. Vale la pena salvaguardali come una preziosa eredità e rafforzarli con una proposta benefica per l’intera Nazione. A tale proposito, fedele al mandato ricevuto dal Signore, la Chiesa, nel quadro del Bicentenario, continuerà a offrire il meglio di sé al popolo colombiano, mostrandosi solidale con le sue aspirazioni di superamento e aiutando tutti a partire dalla missione che le è propria. In tal senso, nel messaggio che ho rivolto, il 30 giugno 2008, alla Conferenza episcopale della Colombia, in occasione del Centenario della sua fondazione, ho avuto l’opportunità di esortare i vescovi affinché, con lungimiranza e accogliendo la testimonianza eloquente dello zelo apostolico dei pastori che li hanno preceduti, continuassero «a rispondere con sollecita dedizione, fede ferma e rinnovato ardore alle sfide che si presentano alla Chiesa nella loro patria», servendo «con entusiasmo tutti, soprattutto i meno fortunati, portando loro un messaggio di pace, di giustizia e di riconciliazione». In questo appassionante compito, la Chiesa in Colombia non esige alcun privilegio. Aspira solo a poter servire i fedeli e tutti coloro che le aprono le porte del proprio cuore, con la mano tesa, e sempre disposta a rafforzare tutto ciò che promuove l’educazione delle nuove generazioni, la cura dei malati e degli anziani, il rispetto per i popoli indigeni e le loro legittime tradizioni, lo sradicamento della povertà, del narcotraffico e della corruzione, l’attenzione per i detenuti, gli sfollati, gli emigranti e i lavoratori, come pure l’assistenza alle famiglie bisognose. Si tratta, in definitiva, di continuare a offrire una leale collaborazione per la crescita integrale delle comunità nelle quali i pastori, i religiosi e i fedeli esercitano il loro servizio, mossi solo dalle esigenze che nascono dalla loro ordinazione sacerdotale, dalla loro consacrazione religiosa o dalla loro vocazione cristiana.
5. In questo quadro di reciproca collaborazione e di cordiali relazioni fra la Santa Sede e la Repubblica di Colombia, delle quali quest’anno si celebra il 165° Anniversario, desidero ribadire l’interesse da parte della Chiesa a tutelare e a promuovere l’inviolabile dignità della persona umana, per la qual cosa è fondamentale che l’ordinamento giuridico rispetti la legge naturale in aree tanto essenziali come la tutela della vita umana, dal suo concepimento fino al suo termine naturale, il diritto a nascere e a vivere in una famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e il diritto dei genitori a far ricevere ai propri figli un’educazione conforme ai loro criteri morali e alle loro credenze. Sono tutti pilastri insostituibili nell’edificazione di una società veramente degna dell’uomo e dei valori che le sono consustanziali.
6. In questo solenne incontro con Lei, Eccellenza, desidero esprimere altresì la mia vicinanza spirituale ed assicurare le mie preghiere a quanti in Colombia sono stati ingiustamente e crudelmente privati della libertà. Prego anche per i loro familiari e, in generale, per le vittime della violenza in tutte le sue forme, supplicando Dio affinché si ponga fine una volta per tutte a tanta sofferenza e tutti i colombiani possano vivere riconciliati e in pace in questa terra benedetta, così ricca di risorse naturali, di belle valli e alte montagne, con fiumi copiosi e pittoreschi paesaggi, che è necessario preservare come magnifico dono del Creatore.
7. Signor Ambasciatore, nel concludere il mio discorso, le ribadisco i miei voti migliori per la missione che oggi comincia, nella quale troverà sempre l’accoglienza e il sostegno dei miei collaboratori. Mentre invoco la materna intercessione di Nostra Signora di Chinquinquirá per lei, Eccellenza, e per i membri di questa Missione diplomatica, per il Governo e per l’amato popolo colombiano, chiedo all’Onnipotente che la sua Patria sia in prima linea nel servizio al bene comune e alla fratellanza fra tutti gli uomini e Gli chiedo anche di incoraggiare i colombiani a percorrere senza esitare le vie dell’intesa reciproca e della solidarietà.
[© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L’Osservatore Romano”]